Cisl-Fp Campania alla Regione: è arrivato il momento di un nuovo modello di sanità
29 Giugno 2023Focus della categoria su diseguaglianze ed inefficienze del settore. L’assemblea dice no ad autonomia differenziata e chiede fondi MES.
“E’ arrivato il momento di cambiare il modello del sistema sanitario. Non va, a partire dalla Campania, dove l’accumulo delle inefficienze ci ha portati ad essere ultimi in tutto, nonostante risorse professionali straordinarie e di eccellente qualità.” Lorenzo Medici, leader della Cisl Funzione Pubblica della Campania, ha aperto così l’assemblea dei delegati della sua categoria dedicata alle diseguaglianze ed ai ritardi del settore, alla presenza, tra gli altri, del segretario generale nazionale Maurizio Petriccioli, del presidente di Svimez Adriano Giannola, del direttore del distretto sanitario 4 dell’Asl di Avellino Armando Pirone e del giornalista Marco Esposito. “Siamo fanalino di coda – ha detto Medici – dappertutto, nelle carenze di personale, nei posti letto (2,6 ogni mille abitanti su una media di 3,1), nella speranza di vita (78,8 per i maschi, 83,3 per le femmine contro gli 81,9 e gli 86,3 nazionali), e primi (cioè ancora una volta ultimi) per la migrazione sanitaria, con 500 milioni spesi per la cura dei nostri concittadini altrove.”
Bisogna subito – a detta del sindacato – creare un nuovo sistema, puntando ad un piano straordinario di assunzioni a copertura dei grandi vuoti di organico esistenti, per i quali si rischia un blocco delle attività sanitarie in moltissimi nosocomi e presìdi sul territorio; un incremento dei posti letto, rendendo in primis utilizzabili tutti quelli che, segnatamente nelle aziende universitarie e in diversi ospedali, non sono attualmente funzionanti; un immediato confronto di merito con la Giunta e con il Consiglio regionale, nell’ambito delle rispettive competenze, sulla medicina territoriale, per fare il punto sui progetti su Case ed Ospedali di Comunità previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; una verifica delle azioni messe in campo e di quelle ulteriori da definire sulle lunghissime liste d’attesa, per frenare la migrazione sanitaria verso il Nord; la definizione del piano di sicurezza per gli operatori sanitari e per il contrasto alla violenza di cui sono in primo luogo vittime gli addetti dei Pronto Soccorso; la reinternalizzazione dei servizi, con una decisa inversione di tendenza necessaria ed improcrastinabile per riportare la sanità pubblica al centro del sistema e al ruolo che le compete, superando l’attuale residualità.
“Ribadiamo con forza – ha sottolineato Petriccioli nelle conclusioni – il nostro no ad una autonomia differenziata basata sui costi storici dei servizi perché si finirebbe per allargare le differenze già esistenti. Rivendichiamo invece la possibilità di un utilizzo del MES sanitario, indispensabile per poter finanziare una campagna di stabilizzazione e occupazione di nuovo personale indispensabile per rilanciare la sanità territoriale”.