CittadinanzAttiva, sanità: manca una cinghia di trasmissione tra Regione e territorio

CittadinanzAttiva, sanità: manca una cinghia di trasmissione tra Regione e territorio

14 Giugno 2023 Off Di Lorenzo Latella

Lorenzo Latella

Viviamo un momento molto delicato per la sanità in Campania e a livello nazionale.

Alle storiche criticità dovute ad un finanziamento non adeguato (per la sanità si investe circa il 6% del PIL ma rappresenta l’80% dei bilanci regionali) oltre che ad una eccessiva regionalizzazione che ha dato vita a profonde diseguaglianze, si sono sommate nuove spinte disgreganti che stanno producendo una deriva privatistica che rischia di far implodere l’intero sistema.

Quello a cui siamo assistendo è un percorso verso la privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale e alcuni segnali sono chiarissimi. Il Governo che chiede alle regioni di valutare l’introduzione di assicurazioni sanitarie, la nascita del primo pronto soccorso privato nel nord Italia (qui in Campania abbiamo l’esperienza del pronto soccorso di Pineta Grande), una narrazione da parte dei media, ma anche degli addetti ai lavori che demonizza e il Servizio Sanitario Nazionale a favore, invece, di un’offerta privata sulle liste d’attesa, sono tutti elementi che contribuiscono a questa deriva privatistica. Se si pongono, ad esempio, al centro del dibattito le lungaggini dovute alle liste di attesa e si indica nel ricorso al privato la soluzione, è chiaro che si prepara il terreno per uno smantellamento del SSN.

In Campania, in particolare, si registra una profonda frattura tra quello che è il lavoro organizzativo dell’assessorato che, pur con delle criticità ancora profonde, riesce a dare una direzione organizzativa e il livello territoriale che fatica ancora molto a recepire tali modelli.

Il lavoro di organizzazione dei servizi a livello regionale non ha un corrispettivo di applicazione a livello delle aziende sanitarie o delle aziende ospedaliere e questo crea la frattura che è anche una frattura di percezione. Se da un punto di vista regionale di ritiene di lavorare al meglio per la riorganizzazione dei servizi, da parte dei cittadini non c’è un’eguale percezione di riorganizzazione e di ottimizzazione degli stessi. Quella della Regione Campania è una realtà sanitaria di attesa, è una realtà di servizi non erogati, è una realtà di estrema difficoltà burocratica.

A questo si sommano le disuguaglianze di accesso tra territori, non è la stessa cosa essere un cittadino residente a Napoli o essere residente, ad esempio, a San Bartolomeo in Galdo. La residenza, oggi, è un fattore di disuguaglianza, al quale si aggiungono fattori legati alla capacità di singoli medici, distretti, strutture ospedaliere, in profondo affanno e spaesamento.

Io credo che la grande sfida per la sanità campana oggi debba passare sicuramente dalla risoluzione di quelle che sono le criticità storiche del nostro servizio sanitario regionale, penso alla carenza di  personale, ad un non adeguato finanziamento da parte del governo centrale verso la realtà Campana (FSN), penso ad una serie di criticità nell’organizzazione dei servizi,  ma anche, e soprattutto, la sfida è nella capacità di trasformare in realtà quello che viene immaginato e deciso a livello centrale. Si tratta di rendere reale un servizio che è solo sulla carta e che non ha la capacità di dare risposte concrete ai cittadini.

Pensiamo anche solo ai PDTA e a quanto sforzo si stia facendo per definire questi percorsi garanzia di presa in carico dei pazienti. Abbiamo PDTA sulle malattie croniche, sulle malattie rare, oltre 30 sulle patologie oncologiche, ma quanto è realmente applicato? Sono documenti ben fatti, che stabiliscono chi deve fare cosa e quando la deve fare ma restano documenti sostanzialmente sconosciuti sui territori e non in grado di coinvolgere la medicina generale, i distretti, spesso anche strutture ospedaliere.

Manca una cinghia di trasmissione reale tra il livello regionale e i livelli territoriali.

In tutto questo credo fermamente che l’apporto delle associazioni, dei sindacati, delle società scientifiche e dei tanti stakeholder che contribuiscono alla definizione dei servizi sanitari sia fondamentale. Però anche in questo caso c’è bisogno di una regia regionale e di un’organizzazione unica che riesca a mettere a sistema tutte queste realtà, che devono lavorare insieme verso una visione comune. È una sfida enorme però penso che oggi la regione Campania possa farlo.

L’altra grande criticità che abbiamo è la gestione politica. Noi non abbiamo un Assessore e questo crea una sostanziale incapacità di programmazione o quantomeno di dialogo istituzionale tra associazioni e regione, tra società scientifiche e regione, tra sindacati e regione. Per poter dare il nostro contributo al riordino della sanità avremmo bisogno, invece, di una figura politica, di un assessore con il quale programmare e definire determinati percorsi, al quale poter presentare i punti di vista alternativi dei quali siamo portatori e che rappresentano uno strumento di lettura efficacissimo della realtà.

 

*Segretario Regionale CittadinanzAttiva Campania