Consumo farmaci, cresce la spesa a carico dei cittadini
2 Agosto 2022Poco più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con gli over 64 anni che hanno assorbito il 70% della spesa e delle dosi.
Poco più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con gli over 64 anni che hanno assorbito il 70% della spesa e delle dosi. Quanto ai farmaci di classe C a carico del cittadino sono stati raggiunti 6,1 miliardi di euro circa, con un incremento del 7% rispetto al 2020, con benzodiazepine, contraccettivi e farmaci utilizzati nella disfunzione erettile come categorie a maggiore spesa. In crescita rispetto al 2020 i consumi di tachipirina e ibuprofene. Sono questi alcuni dei dati che emergono dal 20esimo Rapporto Nazionale 2021 “L’uso dei Farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, presentato oggi.
Cresce spesa farmaci a carico cittadini. A pesare anche aumento prezzi
Nel 2021, secondo il Rapporto, la spesa per farmaci (classe c con ricetta e automedicazione) che sono a carico dei cittadini ha raggiunto i 6,1 miliardi di euro circa, con un incremento del 7% rispetto al 2020. Di questi il 57% (3,5 miliardi) è relativo a farmaci con ricetta e il 43% a farmaci di automedicazione, comprensivi di quelli erogati negli esercizi commerciali. L’aumento del 4,8% rispetto all’anno precedente dei farmaci di classe C con ricetta è stato determinato principalmente da un aumento delle quantità (+3,9%), da un incremento dei prezzi (3,8%) e, con minore incidenza, da uno spostamento verso specialità più costose. Le benzodiazepine sono la categoria a maggior acquisto, con il 17,8% della spesa e circa il 25,5% delle DDD della classe C con ricetta. In particolare, i derivati benzodiazepinici (ansiolitici, con una spesa di 400,9 milioni di euro e 27,3 DDD/1000 ab. die si collocano al primo posto tra le categorie a maggior spesa. Gli indicatori mostrano comunque contrazione dei consumi del 2,8% rispetto al 2020, con valori di spesa rimasti invariati, per via dell’aumento dei prezzi. Consumi (e spesa) in aumento rispetto al 2020 di oltre il 10% per i farmaci usati nella disfunzione erettile.
Vaccini antinfluenzali: acquisti in farmacia crescono del 100% rispetto al 2020
Tra gli effetti della pandemia, a ogni modo, vi è una maggiore adesione alla campagna di vaccinazione antinfluenzale nella stagione 2021-2022: a conferma, l’acquisto in farmacia a carico del cittadino di tali vaccini ha raggiunto una spesa i 74,9 milioni di euro, con un aumento superiore al 100% rispetto al 2020, collocando questa categoria all’ottavo posto. Il paracetamolo, “essendo tra i farmaci inseriti nei protocolli per il trattamento domiciliare dei pazienti con Covid in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, è al primo posto per principio attivo nella classe c con ricetta, con una spesa di 309,4 milioni di euro, pari all’8,9% del totale, e un aumento dei consumi del 4,3% rispetto al 2020”.
A essere evidenziato “è il marcato aumento dell’acquisto di specialità contenenti tossina botulinica di clostridium botulinum tipo A, la cui spesa raggiunge i 58,3 milioni di euro nel 2021 (+36,5%), al decimo posto”.
Tra i primi 20 principi attivi di automedicazione a maggiore spesa nel 2021, al secondo posto si trova ibuprofene (147,3 milioni di euro, rispetto al 2020 +10,7%,), molecola a maggior utilizzo di questa categoria, seguito da paracetamolo, mentre al primo diclofenac (in crescita del 27,6% rispetto all’anno prima, anche se in contrazioni per consumi -7,6%).
Popolazione pediatrica, il 35,1% ha ricevuto almeno una prescrizione
In generale, la spesa farmaceutica complessiva nel 2021 è di 32,2 miliardi di euro (+3,5% rispetto al 2020), di cui il 69,2% è rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale, con la spesa privata che cresce più di quella pubblica. La spesa per ciascun assistito è di 543,8 euro (di cui 376,3 euro a carico del SSN). La maggior parte dei consumi è assorbita dal territorio (87%), dove si trattano in prevalenza patologie croniche, a fronte di una spesa minore (41%). Inoltre, come è stato evidenziato anche da Iss, durante la presentazione “gli oncologici sono la prima categoria di spesa, raddoppiando in 8 anni da 2,1 a 4 miliardi di euro, seguiti dagli antipertensivi, dagli immunosoppressori, dagli antidiabetici e dai farmaci per asma e BPCO, con una certa stabilità sia in termini di spesa che di consumi rispetto agli anni precedenti”.
Nel rapporto viene poi evidenziato che nel 2021 poco più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una crescita della spesa pro capite e dei consumi con l’aumentare dell’età. Quanto alla popolazione pediatrica, il 35,1% ha ricevuto nel 2021 almeno una prescrizione di farmaci (il 53,8% dei bambini nella fascia di età prescolare). In generale, i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 69,8% della spesa e l’86,0% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, a esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 21,0% della spesa e il 29,6% dei consumi.
Diretta vs distribuzione per conto: ecco l’incidenza e i costi per Regione
Un capitolo del rapporto è poi dedicato ai dati relativi ai canali distributivi: nel 2021 la spesa pro capite per i farmaci dispensati in DD e DPC di fascia A, H, C è stata pari a 147,2 euro (8,7 miliardi), in aumento del 4,6% rispetto all’anno precedente. A livello nazionale la spesa della DD ha un’incidenza del 74,7% pari a un valore pro capite di 110 euro, mentre quello della DPC del 25,3%, pari a un valore pro capite di 37,2 euro, pur con un’ampia varietà regionale. Le Regioni del sud e del centro registrano un valore maggiore (rispettivamente 158,7 euro e 154,3), rispetto al nord (136,2 euro). La distribuzione diretta presenta la maggior incidenza in Emilia Romagna (87,3%) e Sardegna (81,3%) e la minore in Calabria (49,2%). Per quanto riguarda la DPC il Molise è la regione a registrare la maggiore spesa pro capite (60 euro) mentre l’Emilia Romagna la più bassa (20,4 euro). I farmaci di classe A rappresentano a livello nazionale la quasi totalità dei medicinali erogati in DPC, con una spesa pro capite media di 37,2 euro. Analizzando la variabilità regionale per quantità e costo medio DDD dei farmaci erogati in DPC ER e Trento consumano rispetto alla media nazionale maggiori quantità ma con un minor costo per giornata di terapia. Al contrario sono soprattutto Lombardia, Sardegna, Lazio, Basilicata e Puglia a consumare minori quantità ma maggiormente costose. Nel 2021 meno di un terzo delle confezioni dispensate attraverso la DPC ha un costo inferiore ai 10 euro (28,6%), mentre poco più di un terzo ha un costo compreso tra i 30 e i 49 euro (34,5%). Percentuali molto basse invece riguardano farmaci con costi maggiori. Per quanto riguarda il costo del servizio, a livello nazionale il valore medio è stato pari a 6,6 euro, mentre le regioni del centro e del sud presentano valori più elevati (7,64 e 7,07), rispetto al nord (5,45).
Confronto Accordi DPC: remunerazione variabile con regioni che premiano la ruralità
Interessante, infine, il focus sull’analisi degli Accordi relativi alla Dpc, che ha evidenziato la presenza di diverse modalità organizzative nelle Regioni, sebbene sia possibile individuare modelli comuni. Ampia variabilità in particolare è stata osservata nelle tariffe per la remunerazione, che variano da un minimo di 3,20 euro dell’Emilia Romagna, a un massimo di 15 euro del Lazio (per farmaci con prezzo al pubblico maggiore di 600 euro), dove sono previste tariffe diverse per specifiche fasce di prezzo. La maggior parte degli Accordi include nella tariffa gli oneri per la distribuzione intermedia, con l’eccezione della Sicilia dove la quota è separata. Dall’analisi emerge poi come un ampio numero di Regioni abbia previsto una tariffa ad hoc per le farmacie rurali sussidiate e/o con un determinato fatturato Ssn. Alcuni accordi hanno anche indicato un tetto massimo di farmaci erogabili in Dpc, prevedendo una rimodulazione delle tariffe in caso di superamento, come per esempio l’Umbria. Nell’ambito di alcune Regioni è stata regolamentata l’erogazione di ulteriori servizi da parte delle farmacie. Tale elemento potrebbe essere rilevante nella definizione degli accordi delle tariffe.