Convegno Sima a Sorrento: focus su adolescenti e web
5 Novembre 2019L’acronimo per le azioni necessarie è Cerca, vale a dire consapevolezza, evitare il bullo, reagire, cancellare, aiuto. L’isolamento favorisce gli atti di sopraffazione.
In una delle sezioni del simposio che si è tenuto nei giorni scorsi in Penisola, l’attenzione è stata puntata sulle problematiche relative alla fase dell’adolescenza.“Il difensore della cybervittima” è un organismo costituito da Sima (Società italiana di medicina dell’adolescenza), Civicrazia (rete di oltre quattromila associazioni impegnate assieme affinché il potere pubblico sia davvero al servizio del cittadino) e Associazione nazionale dei difensori civici italiani.
“Il difensore della cybervittima – ha spiegato l’avvocato Giuseppe Fortunato, difensore civico nella Regione Campania – vuol essere un amico che viene in soccorso dei soggetti sottoposti a cyberbullismo, benché ci sia già una legge nazionale di contrasto (la legge 29 maggio 2017, numero 71) e molte altre iniziative a livello regionale. Considerando che quella della vittima del cyberbullismo è una situazione da pronto soccorso, abbiamo pensato a uno strumento operativo, che suggerisce come comportarsi alle vittime. L’acronimo per le azioni necessarie è Cerca: consapevolezza, evitare il bullo, reagire, cancellare, aiuto. Il primo passo è aiutare la vittima a prendere consapevolezza di quello che sta vivendo e spingerlo a chiedere un aiuto specializzato. Poi va spiegato alla vittima di evitare il bullo, eliminando le occasioni di contrasto.
Dunque si passa alla reazione: la vittima deve sapere che è vietato diffondere in rete le notizie che la riguardano, vere o false che siano. Spesso gli adolescenti fragili, pensando che le offese contro di loro abbiano fondamento, si chiudono in se stessi vergognandosi. Invece i ragazzi devono sapere che la loro reazione è lecita, e tutelata dalla legge. Così si arriva al punto di cancellare: la vittima ha diritto di esigere la cancellazione di notizie o immagini che lo turbano dal titolare del trattamento o dal gestore. Se entro 24 ore non si ottempera, si può segnalare la cosa al garante della privacy (che provvede entro 48 ore). L’ultimo passo è la richiesta di aiuto: per avere l’intervento del difensore basta inviare una mail a difensoredellacybervittima@gmail.com. Alla psichiatra e psicologa clinica Rosalba Trabalzini, Consigliere nazionale Sima e direttore di Guidagenitori.it, lo sviluppo del tema su “Funzione degli influencer su emozioni e comportamenti degli adolescenti”, moderata dal dottor Antonio Campa, già direttore della Uoc Pediatria d’urgenza dell’Ospedale Santobono e presidente Simeup (Società italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica) Campania. Ha spiegato la Trabalzini: “Noi non sappiamo esattamente come si può modificare la struttura del cervello di un adolescente in seguito alla massiva esposizione al web.
Quello che sappiamo è che le strutture profonde cerebrali: amigdala e ippocampo, aree deputate alla memoria e al ragionamento di concerto con l’area prefrontale, inglobano e rimodulano tutte le informazioni che arrivano dall’esterno. Tanto più gli influencer sono presenti nella vita degli adolescenti, soprattutto nella fascia di età 11–14 anni, età in cui avviene lo sviluppo del pensiero astratto con consolidamento del pensiero logico-deduttivo, tanto più incidono sulla loro personalità e capacità di adattamento sociale. Non è infondata la preoccupazione che la tecnologia avanzata sia in grado di provocare cambiamenti strutturali di alcune aree cerebrali in coloro che utilizzano il web quotidianamente e per molte ore.
È necessario mettere in campo azioni preventive per evitare che ciò avvenga. Per questo è stato lanciato il sondaggio: “Survey per conoscere il grado di disponibilità dei genitori ad esporre la privacy dei propri figli on-line”. La ricerca si è proposta di conoscere l’atteggiamento dei genitori verso l’esposizione massiccia dei minori al web e quanto siano disposti a mettere in gioco il loro benessere psico-fisico. Solo quattro domande con tre possibili risposte ad ognuna, in totale anonimato. Il sondaggio è stato visto da oltre 220mila persone attraverso il sito www.guidagenitori.it e il sito www.idoctors.it, ma solo 119 persone lo hanno compilato, ovvero lo 0,0536363% del totale. Questi numeri e le risposte ottenute devono farci riflettere: 1/3 dei genitori utilizzerebbe i propri figli pre-adolescenti per trarne profitto attraverso il web, incuranti dei possibili danni psichici verso i propri figli; solo il 16,7% dei genitori dichiara di sapersi imporre sui propri figli sull’utilizzo dell’web e per il 75,5% dipende…dalle richieste; Il 18,6% dei genitori dichiara che non darà il consenso ai propri figli minori dei 13 anni l’accesso al web e il 68,6% valuterà di volta in volta; il 52% dichiara di non essere a conoscenza delle problematiche che possono insorgere dall’utilizzo del web e che limiteranno il tempo, il 48% pensa che non ci saranno problemi ma forse solo vantaggi.
Concludo con una esortazione: i pre-adolescenti e gli adolescenti devono essere protetti, perchè sono nel periodo più delicato del loro sviluppo neuro-cognitivo, per evitare le aumentate diagnosi di depressione e disturbo borderline di personalità che oggigiorno interessano soggetti sempre più giovani”. Si è concluso infine con la relazione in videoconferenza – moderata dal dottor Luca De Franciscis, endocrinologo – “Cyber education: contesti, modelli, problemi”, a cura del professor Mario Caligiuri, associato alla cattedra di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria, professore affidatario alla Facoltà di scienze della comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma e presidente della Fondazione “Italia domani”.
“Siamo di fronte a un’emergenza educativa”, è il grido di allarme lanciato dall’illustre pedagogo, che ha sottolineato il cambiamento di prospettive per via della rivoluzione di internet, che offre una varietà di contenuti vasta e diversificata, a cui il minore facilmente accede, spesso senza la presenza o il controllo di un familiare. I valori adottati dai più giovani sono fortemente mutuati dai contenuti mediatici, il che crea la responsabilità agli adulti di verificare quali valori e modelli di vita, attraverso i media, siano trasmessi ai ragazzi. L’educazione attraverso il web con il diffondersi dei social sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti.
Anche se l’espansione dei nuovi media ha prodotto molte opportunità di crescita per i minori, accrescendo l’offerta culturale, didattica, informativa e sociale, ha anche moltiplicato i rischi, acuendo le problematiche legate alla sicurezza dei minori esposti ai media. Di fronte a questa emergenza educativa, secondo l’esperto, occorre che ciascuno, istituzioni, genitori, insegnanti, operatori media e dell’informazione, associazioni dei consumatori, facciano la loro parte nel contribuire a controllare il fenomeno.