Coronavirus ed allattamento
19 Aprile 2020I consigli dell’esperto su come evitare il contagio tra mamma e figlio durante il periodo di suzione al seno, anche se l’infezione sembra colpire meno frequentemente i bambini.
Vivere in una realtà dove protagonista e ospite indesiderato è il Coronavirus non è una impresa facile. La situazione diviene ancora più complessa quando si ci trova ad affrontare il periodo della gravidanza, dell’allattamento e della cura del neonato, inevitabili sono ansie e preoccupazioni dei genitori.Sicuramente sono tantissime le sensazioni che si provano prima e dopo l’arrivo di un bambino, emozioni bellissime che però rischiano di essere contaminate dalle paure che l’emergenza coronavirus può suscitare.
Dottor Alfaro, c’è rischio per la madre COVID positiva di contagiare il feto e il neonato?
Ad oggi, non ci sono prove certe a supporto di una trasmissione verticale, da madre a feto, del virus Sars-CoV 2, né durante la gravidanza, né col parto naturale, né con l’allattamento al seno. Del virus non è stata trovata traccia nel liquido amniotico, nel cordone ombelicale, nel colostro o nel latte materno maturo. Anche la placenta di gravide affette da CovidD-19, e sottoposte a taglio cesareo d’urgenza, non ha evidenziato alterazioni istopatologiche o presenza di Rna del Sars-CoV-2. Del resto non era stata descritta un’infezione verticale neppure durante l’epidemia asiatica di SARS degli anni 2002-2003. Si ritiene che i casi di infezione descritti nei neonati siano originati dallo stretto contatto tra madre infetta e neonato nell’ambiente dopo il parto. Tuttavia, la trasmissione materno-fetale in utero non può essere esclusa completamente, per cui bisogna sempre sorvegliare con attenzione madre e bambino. Infatti, uno studio su 33 neonati nati da madri positive al COVID-19, nell’ospedale cinese di Wuhan, ha evidenziato che 3 su 33 (9%) hanno presentato sintomi da infezione Sars-CoV-2 a esordio precoce, facendo ipotizzare una possibile trasmissione materno-fetale verticale.
Si può allattare al seno?
Il latte materno, in base alle attuali evidenze scientifiche, non viene ritenuto veicolo di trasmissione del virus da donne affette da Covid-19 al neonato. Pertanto, secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), considerati i benefici dell’allattamento al seno, la madre Covid può allattare, ogni qualvolta possibile, se è cioè in condizioni di farlo perché con sintomi scarsi o lievi o perché è in via di guarigione. Per ridurre il rischio di trasmissione al neonato, si raccomanda l’adozione di rigorose misure per prevenire l’eventuale contatto con le sue secrezioni respiratorie, quali igiene frequente delle mani e uso della mascherina. In caso di gravi condizioni cliniche materne (polmonite importante, compromissione dello stato generale), madre e bambino dovranno essere invece transitoriamente separati, raccomandando, se possibile, consiglia il Ministero, l’uso di latte materno spremuto con tiralatte manuale o elettrico, dopo aver valutato la compatibilità con farmaci eventualmente somministrati alla donna, o di latte umano donato.
Quindi, anche se la madre è infetta, a meno che non sia in gravi condizioni, può tenere vicino a sé il bambino?
In contrasto con le indicazioni della Commissione Cinese, che chiedevano di isolare la madre infetta e il suo bambino per 14 giorni, l’Oms e le accademie europee sono contrarie a separare madre e neonato, in linea di massima, per i potenziali effetti dannosi che la separazione potrebbe avere sull’allattamento e sul “bonding”, cioè l’attaccamento madre-bambino. Il Ministero della salute, recependo questo orientamento, incoraggia, ogni qualvolta sia possibile, la gestione congiunta di madre e neonato, a partire dal “rooming in” (permanenza del bambino nella stessa stanza della madre fin da subito dopo il parto), ai fini di facilitare l’interazione e l’avvio dell’allattamento materno. Ovviamente, andranno seguite rigorosamente le regole di usare mascherina e guanti, praticare igiene delle mani in occasione dell’allattamento e di ogni atto di accudimento del bambino, pulire accuratamente le superfici, evitare le visite. Nessuna mascherina, invece, per il bambino. Solo qualora la madre abbia un quadro clinico compromesso, madre e bambino devono essere temporaneamente separati.
E ci sono dei controlli particolari da fare al neonato?
I nati da madre Covid-19 positiva vanno sottoposti a tampone rino-faringeo alla nascita e a 7 giorni di vita, e anche se negativi periodicamente controllati clinicamente fino a 28 giorni di vita. Il neonato deve essere accompagnato nello studio del pediatra da una sola persona che sia in condizioni di buona salute e con l’adozione delle misure igieniche adeguate (mascherina chirurgica, pulizia delle mani con gel idroalcolico). Il pediatra deve utilizzare misure igieniche adeguate e dispositivi di protezione individuale.
Ma se un neonato si contagia corre gravi rischi?
I casi riportati di neonati Covid-19 descrivono sintomi non gravi e decorso clinico favorevole, in genere qualche giorno di febbre, marezzatura, congiuntivite, temporaneo arresto della crescita, qualche alterazione ematologica, talora difficoltà di alimentazione e sonnolenza con lieve disidratazione, raramente polipnea e/o episodi di apnea, dispnea e polmonite. Cionondimeno, è importante monitorare con attenzione la sindrome nel neonato. Infatti, lo studio sui bambini cinesi pubblicato su Pediatrics ha trovato che la più alta incidenza di malattia grave o critica da COVID-19, quasi l’11%, si è avuta nei bambini di età inferiore a un anno.
E qual è il ruolo del padre?
Data l’alta contagiosità del virus, sono imposte perentorie misure preventive, come il frequente lavaggio delle mani e la mascherina, ai padri asintomatici che desiderano accedere all’unità di ostetricia, e lo stesso dopo la dimissione del neonato, mentre i partner positivi al Covid-19 devono rispettare l’indicazione all’isolamento in quarantena e sono esclusi da qualunque contatto fino al termine del periodo previsto con doppio esito negativo del tampone nasofaringeo; la persona in quarantena deve occupare una stanza diversa con possibilmente un bagno dedicato.
In conclusione, con quale spirito una coppia può vivere l’arrivo di un nuovo nato in tempi di pandemia da nuovo Coronavirus?
Con la gioia, l’entusiasmo e l’energia di sempre, e, come sempre, con cautela e attenzione. Che poi è la missione dell’essere genitori.