Coronavirus, maggior attenzione ai malati oncologici
8 Aprile 2020SIUrO: “In molti centri non siamo più in grado di operare i pazienti perché interi reparti di urologia o oncologia sono impegnati a contrastare l’emergenza Coronavirus”.
“Gli uomini e le donne colpiti da un tumore urologico, come tutti i malati oncologici, sono esposti ad un rischio maggiore d’infezione da Coronavirus. Èquindi necessaria una valutazione molto precisa e attenta per individuare i rischi e benefici che si corrono nel non sottoporsi ad esami e terapie piuttosto che nel recarsi nelle strutture sanitarie”. È quanto dichiara la Società italiana di uro-oncologia (SIUrO) che invita quindi tutti i pazienti italiani colpiti da tumore della prostata, vescica, rene o testicolo a seguire scrupolosamente le indicazioni dei medici curanti. “In queste settimane molto complesse per l’intero Paese serve un approccio ancora più personalizzato per ogni singolo paziente da parte degli uro-oncologi – afferma Alberto Lapini, presidente SIUrO – bisogna tenere conto sia dell’esigenze del singolo malato che delle attuali condizioni, di oggettiva difficoltà, che sta vivendo il nostro Sistema sanitario nazionale. Comprendiamo le paure dei pazienti e dei loro familiari ma non andare in ospedale, per un esame o un trattamento, può essere molto pericoloso. Questo vale soprattutto per quelle persone colpite da un carcinoma ad uno stadio avanzato o metastatico”. “Alcuni esami o interventi chirurgici possono tuttavia essere posticipati per un breve periodo di tempo senza prevedibili significative conseguenze negative – aggiunge il, vice presidente della SIUrO – per esempio le valutazioni trimestrali del Psa per la sorveglianza attiva di un tumore alla prostata, le instillazioni endovescicali di chemio o immunoterapici in fase avanzata di mantenimento, le cistoscopie di follow-up a lungo termine, le resezioni endoscopiche di piccole neoformazioni vescicali superficiali e a basso potenziale di malignità, possono essere giustificatamente posticipate per un breve periodo di tempo. Ma questa decisione deve sempre essere stabilita, caso per caso, dal singolo specialista o dal team multidisciplinare che sta seguendo il paziente”. “In molti centri non siamo più in grado di operare i pazienti perché interi reparti di urologia o oncologia sono impegnati a contrastare l’emergenza Coronavirus – chiarisce la SIUrO – questo sta avvenendo soprattutto nelle Regioni del nord, prima fra tutte la Lombardia, dove la pandemia è maggiormente estesa. Tuttavia sono state identificate delle specifiche strutture sanitarie Covid-19 free dove i pazienti uro-oncologici possono essere messi in lista d’attesa. In molti casi sono gli stessi medici o chirurghi che si spostano da un centro all’altro della Regione per operare o somministrare le terapie anti-cancro”.