Coronavirus, radiologie ad alto rischio
18 Aprile 2020Tutti gli operatori di imaging e in particolare gli ecocardiografisti, in stretto contatto con i pazienti, sono esposti a un rischio elevato di contagio.
Un documento appena pubblicato sull’European Heart Journal gli esperti dell’European Association of CardioVascular Imaging (Eacvi) e della Society of Cardiovascular Computed Tomography (Scct) fornisce una serie di raccomandazioni per affrontare la pandemia da Covid-19, fornendo indicazioni specifiche su quando e come eseguire le procedure diagnostiche di imaging cardiologico in modo da salvaguardare la sicurezza del paziente e degli operatori sanitari.
«La pandemia da Covid sta mettendo a dura prova anche i reparti di cardiologia e di imaging cardiaco, a causa della carenza di personale esperto per malattia o riassegnazione ad aree prioritarie come le unità di terapia intensiva» scrivono gli autori, tra i quali Gianluca Pontone, coordinatore dell’area imaging cardiovascolare dell’Istituto cardiologico Monzino, sottolineando che, data la trasmissibilità del coronavirus per via aerea, tutti gli operatori di imaging e in particolare gli ecocardiografisti, in stretto contatto con i pazienti, sono esposti a un rischio elevato di contagio. Ma non solo: anche le apparecchiature a contatto con i pazienti possono trasmettere il contagio, e per ridurre il rischio di infezione l’esecuzione dei test di imaging cardiaco va attentamente valutata e limitata agli esami reputati essenziali.
«Per ridurre il più possibile le probabilità di diffondere il contagio è molto importante che i test di imaging cardiaco vengano effettuati secondo rigidi criteri di appropriatezza» precisano gli esperti, aggiungendo che anche nei pazienti asintomatici per Covid ma con cardiopatie note, le indicazioni e le procedure devono essere attentamente valutate in termini di rischio-beneficio e di un possibile rischio di contagio. Indicazioni che valgono non solo per l’ecocardiografia, ma anche per la TC e la risonanza magnetica. Tutti esami che possono diffondere il contagio al personale e ai pazienti non solo durante il trasporto, ma anche per contaminazione diretta durante il test. «In altri termini – concludono gli autori – tutti i test che possono essere rinviati in modo sicuro per il paziente dovrebbero essere differiti».