Coronavirus, si lavora per allestire nuove rianimazioni
11 Marzo 2020La rapidità di realizzazione di queste nuove postazioni è oggi legata soprattutto dalla capacità di fare rete degli ingegneri clinici. Intanto cominciano a scarseggiare le attrezzature.
Nell’attuale situazione di emergenza da Covid-19 gli ingegneri clinici italiani confermano il proprio fortissimo impegno in prima linea e il proprio sforzo continuo per allestire nuove postazioni di terapia intensiva, mentre l’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) richiama l’attenzione sulle problematiche di approvvigionamento tecnologico, che potrebbero aggiungersi alle altre criticità di questo periodo.
“Come professionisti stiamo contribuendo senza limiti di tempo e di impegno all’enorme sforzo che sta svolgendo il nostro Paese per fronteggiare la situazione creatasi con la diffusione del coronavirus”, ricorda Lorenzo Leogrande, presidente Aiic, “La criticità attuale porta gli ingegneri clinici di tutta Italia, ad offrire in questi giorni il massimo contributo per assicurare la possibilità di allestire nuove postazioni di terapia intensiva, rispondendo alle direzioni sanitarie, alle unità di crisi, agli specialisti clinici impegnati in prima linea”.
Nel concreto come stanno operando gli ingegneri clinici per rispondere alle richieste di tecnologie utili a salvare vite e a gestire i pazienti critici?
“Riceviamo quotidianamente i resoconti dei colleghi che operano sul campo in situazioni molto diversificate – chiarisce Leogrande – l’evoluzione della patologia, sia per tipologia di malato che per numerosità, ha costretto i colleghi in prima linea a mostrare la massima capacità di reazione a situazioni che evolvono e si modificano quotidianamente. La conoscenza diretta del parco macchine, la sua corretta gestione e manutenzione, la disponibilità di sistemi di back up ha consentito il riutilizzo di tutta una serie di strumentazioni volutamente residenti nei depositi, in particolare per quanto riguarda le apparecchiature delle sale operatorie, delle terapie intensive e delle aree critiche in generale. La stretta collaborazione tra ingegnerie cliniche ed anestesisti ha consentito inoltre l’adattamento in combinazione delle tecnologie presenti in sostituzione di sistemi più complessi coerentemente con il livello di severità delle condizioni dei pazienti”.
Negli ospedali costretti a maggiori prove di assistenza e urgenza viene chiesta con continuità la creazione di nuovi posti in area critica: la rapidità di realizzazione di queste nuove postazioni è oggi legata soprattutto dalla capacità di fare rete degli ingegneri clinici, dalla possibilità di condividere informazioni e dalla interazione quotidiana che questi professionisti hanno con tutti i fornitori e le aziende produttrici di tecnologie health care.
Questo fenomeno si è mostrato in modo più evidente nelle regioni più colpite dall’emergenza (Lombardia e Emilia Romagna) dove è presente un servizio di ingegneria clinica all’interno di ciascun ospedale – quasi sempre con più di un collega in staff – confermando, se mai ve ne fosse stata la necessità, l’opportunità di dotare ogni struttura sanitaria di un servizio ben strutturato che gestisca il parco tecnologico.
“Tutto questo è possibile – prosegue il presidente Aiic – anche perché gli ingegneri sono in grado di gestire tecnologie che possono essere recuperate internamente ad ogni ospedale spostandole da reparti in cui queste stesse apparecchiature ad oggi non sono utilizzate. In alternativa occorre poi procedere all’acquisto di materiali nuovi, soprattutto per attività di ventilazione e monitoraggio. E qui in effetti arriva la criticità maggiore, che vogliamo sottolineare come campanello d’allarme: iniziamo a registrare un progressivo assottigliamento dalle scorte delle aziende produttrici, scorte che in certi casi stanno terminando. Il rischio quindi è che di fronte a richieste che arrivano dalle strutture sanitarie ci possiamo trovare nella mancanza di un approvvigionamento tempestivo, visto che anche i fornitori stessi in certi casi hanno terminato le loro scorte e sono costretti a richiedere materiali ad alto contenuto tecnologico all’estero”.
In questa emergenza ormai globale, l’Aiic assicura di continuare costantemente a monitorare la situazione in stretto contatto con le unità di crisi, cercando di governare tempestivamente le maggiori criticità.
L’Associazione contestualmente ha comunicato a tutti i suoi associati, alle istituzioni nazionali e regionali, ai relatori, che il 20° Convegno nazionale dell’Ingegneria clinica e biomedica – previsto per fine maggio a Milano con il titolo: <Regolamento europeo: le sfide per la governance dei dispositivi medici> al momento è stato spostato all’autunno 2020, in date che saranno comunicate al più presto.