Coronavirus, sono oltre 3500 gli infermieri colpiti
6 Marzo 2021Il Sindacato Nursing Up De Palma: «3500 infermieri si sono ammalati negli ultimi 30 giorni. I dati sui contagi dell’Istituto Superiore della Sanità, da noi monitorati giorno per giorno, ci raccontano di una media che si è abbassata, dai 350 professionisti (dicembre-gennaio) ai 115 che si infettano ancora oggi ogni 24 ore».
I dati allarmanti degli ospedali milanesi e campani, tra prima e seconda ondata, raccontano di aumenti di contagi, tra gli infermieri, anche oltre il 200%
«La diminuzione dei contagi giornalieri è merito senza dubbio delle restrizioni e dei sacrifici a cui da mesi ci stiamo sottoponendo tutti, personale sanitario e cittadini, continua il Presidente del Sindacato Nazionale Infermieri. Ma guai ad abbassare la guardia proprio adesso. Una terza ondata che dovesse trovarci impreparati, legata anche alle nuove varianti, potrebbe essere catastrofica.
Basta guardare le cifre tra prima e seconda, che delineano il quadro desolante di ospedali come il Niguarda e il Fatebenefratelli Sacco (Lombardia), oppure come il Cardarelli (Campania) con aumenti anche oltre il 200% per quanto riguarda i contagi dei nostri colleghi.
Non possiamo permetterci nuovamente di arrivare a cifre catastrofiche come queste, i numeri del personale sanitario che si infetta ogni giorno devono continuare a calare. E ciò dovrà avvenire proprio grazie ad una campagna di vaccinazione di massa che deve finalmente partire in modo concreto e che se fatta come si deve ci potrà condurre fuori dall’incubo da qui a otto mesi»
«3500 infermieri si sono ammalati di Covid negli ultimi 30 giorni, su un totale di 4296 operatori sanitari. Sono i dati aggiornati dell’Istituto Superiore della Sanità, che il nostro sindacato monitora ogni giorno, incrociati con quelli dell’Inail, che indicano che oltre l’80% del personale che si contagia è rappresentato da infermieri, da sempre, dal primo giorno della pandemia, i più esposti al rischio.
Queste cifre da un lato parzialmente ci confortano, ci fanno comprendere come i sacrifici a cui le restrizioni ci hanno sottoposto hanno avuto certamente l’effetto di ridurre le infezioni del personale sanitario che ogni giorno combatte sul campo.
Ma non basta. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia proprio adesso, con una campagna di vaccinazione di massa “ferma” ancora palo, ancorata alle ipotesi e alle sperimentazioni, “persa” tra i meandri di piani operativi che vedono coinvolti i medici di base con appena 5 milioni di somministrazioni ipotizzate, oppure legata a pseudo-eserciti di volontari reclutati dalla protezione civile.
Manca ancora una volta, lo ripetiamo da mesi, un progetto concreto che coinvolga le forze che abbiamo già in casa, le migliori possibili, ovvero gli infermieri dipendenti, il perno su cui costruire le fondamenta di questa battaglia da vincere a tutti i costi, perché le sfide delicate di emergenze sanitarie come questa si affrontano prima di tutto con una sanità di qualità con interventi mirati e tempestivi, costruita su professionisti adeguatamente retribuiti».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, denuncia la necessità, alla luce di quanto è accaduto tra prima e seconda ondata, di non depauperare proprio adesso le energie profuse, ma di continuare nello sforzo di contrapporre al virus un piano sinergico adeguato alla portata di una emergenza che non sembra volerci concedere tregue.
«AL Fatebenefratelli-Sacco di Milano, il Niguarda sempre di Milano e il Cardarelli di Napoli: nella seconda ondata abbiamo toccato aumenti che vanno dal 216% al 130%. Numeri vertiginosi, di cui non possiamo non tenere conto, che raccontano il dramma vissuto dagli infermieri italiani da settembre a oggi. Tutto questo deve farci capire che dobbiamo essere pronti a nuove difficili battaglie da affrontare. E i rischi delle varianti, che incombono come una spada di Damocle sulle nostre teste, possono essere allontanati solo con un piano di vaccinazione collettiva che veda finalmente la luce in modo concreto, affiancato da screening e misure di sicurezza che negli ospedali tutelino costantemente chi ogni giorno rischia la vita “tra le braccia” del nemico», conclude De Palma.