Covid-19, chi deve certificare la guarigione? Ecco i diversi casi possibili
24 Gennaio 2022Tra i contagiati dal coronavirus ci sono per fortuna molti asintomatici e paucisintomatici che, una volta negativizzati, vorrebbero tornare a lavorare. Ma non è così semplice ottenere il certificato di conclusione dell’isolamento, propedeutico al “green pass” semestrale (valido con tampone negativo eseguito a distanza di 10 giorni dal tampone positivo se si è vaccinati da oltre 4 mesi o guariti da oltre 6 mesi, o di 7 giorni se si è vaccinati da meno di 4 mesi o con terza dose o guariti da meno di 6 mesi). Quando ci sono intoppi, o in caso di dubbi, ci si rivolge al medico di famiglia, chiedendo di attestare la guarigione. Lo stesso numero verde nazionale 1500 continua a indicarlo come figura preposta, ma il Mmg intanto deve affrontare gli altri pazienti in attesa di cure, visite, esami dagli ambulatori ospedalieri intasati dall’emergenza.
In Lombardia, esplicativa per le altre aziende, una circolare di Ats Brianza ha da poco ribadito come non sia compito dei medici ma delle Asl certificare la guarigione. «È una procedura che compete al dipartimento di Igiene», spiega Paola Pedrini, segretario Fimmg regionale. «Le deroghe fatte in altre Regioni sono di dubbia valenza». Ogni regione ha affrontato il tema con un proprio criterio. Le stesse Frequently asked question del sito dcg.gov.it non risolvono i dubbi e rimettono l’onere di certificare la guarigione a chi certifica la fine dell’isolamento, che può essere o il Dipartimento di igiene Asl (il “Sisp”), sia il “medico curante”. In pratica, se il SISP Asl è oberato, subentra il medico di famiglia. In almeno tre casi però il medico può essere chiamato in campo dall’assistito con tampone di controllo negativo, che chiede di certificare la guarigione per poter scaricare il green pass.
Con Erasmo Bitetti, presidente Simg di Matera e portavoce Fimmg in Basilicata -regione che affida esplicitamente al medico il rilascio del certificato di guarigione- ricostruiamo i tre casi «Fino a prima del 6 gennaio la positività acclarata dal tampone si sbloccava solo con l’inserimento a mano del referto di negativizzazione da parte del Dipartimento di Prevenzione Asl o del medico di famiglia. Dal 6 gennaio è avvenuta l’automatizzazione: quando il sistema TS acquisisce l’esito negativo di un test (antigenico o molecolare) a dovuta distanza da un precedente test positivo (antigenico o molecolare), esso genera Il certificato attestante la fine della contagiosità del paziente e l’uscita dal periodo di isolamento. Funziona così: il certificato contiene il codice NUCG (numero univoco della certificazione di guarigione) con cui si genera il Green pass dalla sezione Tessera Sanitaria del sito www.dgc.gov.it che viene spedito al paziente con SMS. Ma attenzione: l’SMS “governativo” non arriva se la certificazione per un qualche disguido non approda in piattaforma regionale e nazionale o se sulle piattaforme non si trovano i dati di contatto del paziente. E non arriva nemmeno se il risultato positivo del primo tampone precede il 6 gennaio 2022». E’ frequente in questi giorni soprattutto l’ultimo caso. Allora, il medico di famiglia in quanto abilitato all’accesso al sistema TS loggandosi alla piattaforma nazionale può inserire tanto data ed ora del primo tampone positivo quanto i dati di contatto (mail e cellulare) del paziente. Una procedura estenuante, che però non è necessariamente un male, come spiega Antonio Santangelo, segretario Fimmg lucano: «La procedura di rilascio del certificato di guarigione non può mai essere automatica, in caso contrario i farmacisti e i laboratori di analisi emanerebbero un atto che è e deve essere solo medico. I Mmg non sono “obbligati” a rilasciare il Certificato di guarigione ma ad esempio nella nostra regione abbiamo offerto la nostra disponibilità finché persiste l’obiettiva impossibilità degli uffici di igiene Asl di liberare le persone in isolamento al termine del periodo prescritto. Se i dati di tampone positivo e negativo sono entrambi presenti sulla piattaforma regionale il tempo per generare il CdG con all’interno il NUCG per il green pass è di pochi secondi di orologio, compreso il click per trasmettere lo stesso via mail». C’è però un quarto caso particolare: il paziente che, non volendo attendere la coda in farmacia o la prescrizione per il drive through ha accertato la propria positività con un test fai-da-te senza la controprova di un tampone ufficiale. Non avendo il dato di inizio isolamento, il sistema non riconosce neppure la fine. «In questo caso -spiega Erasmo Bitetti– il medico deve accedere al sistema TS (che fortunatamente riceve tutti i dati dalle regioni e dai singoli operatori sanitari), entrare nella sezione Tamponi e certificati, inserire un pincode (peraltro nascosto nel portale e reperibile accedendo a Profilo utente – Stampa credenziali) , accedere al Menu Inserimento tamponi e certificati, scegliere certificati e riempire i campi obbligatori: codice fiscale del paziente più cellulare e mail (facoltativa), data del primo tampone positivo e ora (se non disponibile si indica 00:00 o la procedura si blocca), data inizio validità (si può indicare quella del rilascio). Confermata la procedura, arriva il codice NUCG con il pdf da stampare/salvare sul PC e poi da inoltrare per mail al paziente. Stavolta servono una decina di minuti…».
Il segretario nazionale del Sindacato Medici Italiani Pina Onotri, nel replicare a dichiarazioni sui media in cui si accusano i medici di famiglia di non rispondere alle chiamate dei pazienti a casa, non appare d’identico avviso di Santangelo. Spiega: «Gli aspetti amministrativi e gestionali del Covid-19 andrebbero garantiti con il sistema informatizzato della tessera sanitaria e dai SISP, purtroppo ancora drammaticamente carenti a due anni dalla pandemia. Non è possibile pretendere che i Mmg assumano funzioni vicarianti per tutte le falle di programmazione. La Segreteria Nazionale Smi ha deciso che in mancanza di correttivi alla situazione sarà costretta a dichiarare lo stato di agitazione». In Emilia Romagna, sembra intervenire sui colli di bottiglia creati dalla difficoltà di Sisp e Mmg a sbloccare le pratiche dei pazienti negativizzati, la recentissima norma che “sdogana” l’auto-test per l’apertura e la chiusura dell’isolamento e della malattia per i vaccinati con booster o con seconda dose da meno di 4 mesi. Per il segretario Fimmg lucano Santangelo tuttavia il Mmg, «pur volendo continuare ad essere il Medico della Persona e non il Medico del Sistema, non può ignorare la problematica dei tanti pazienti non contattati dai Dipartimenti di Prevenzione e costretti ad una sorte di arresto domiciliare, e dunque offre il suo piccolo contributo per farli tornare alla propria vita sociale e lavorativa».
Fonte: DoctorNews33