Covid-19, i danni non si fermano ai polmoni
6 Aprile 2022Stanno aumentando le prove che, per molti pazienti, i danni provocati dal Covid-19 possano coinvolgere oltre ai polmoni, molti altri organi e distretti corporei. In particolare, due nuove ricerche mostrano come l’infiammazione collegata all’infezione da Sars-CoV-2 possa portare a neuropatie periferiche e malattie autoimmuni.
Ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis hanno scoperto che alcune persone che hanno contratto il virus durante i primi mesi della pandemia hanno sperimentato neuropatia periferica, con particolare riferimento a dolore, formicolio e intorpidimento alle mani e ai piedi, durante e dopo l’infezione. I risultati sono stati riportati il 24 marzo sulla rivistaPain.
Dei 1.556 partecipanti allo studio, 542 erano positivi ai test Covid-19 mentre 1.014 negativi. Il 29% dei pazienti positivi al coronavirus ha riportato sintomi di neuropatia periferica, rispetto al 13% del gruppo di controllo ricoverato in ospedale per altri motivi. Inoltre, la maggior parte dei pazienti con sintomi neuropatici era giovane e senza condizioni croniche precedenti al Covid-19. Per i ricercatori, questa scoperta rafforza la possibilità che il virus possa essere coinvolto nel causare sintomi di neuropatia periferica. Tuttavia, gli autori sottolineano come questi risultati sono stati ottenuti da un solo centro clinico e da sintomi autoriferiti tramite un sondaggio piuttosto che da esami medici controllati.
A seguito dell’infezione da Sars-CoV-2, è significativamente aumentato anche lo sviluppo di alcune malattie autoimmuni cutanee e vascolari. Questo risultato, proveniente da un ampio studio multicentrico, è stato presentato durante l’ultimo meeting annuale dell’American Academy of Dermatology (AAD).
I ricercatori hanno attinto dalla piattaforma TriNetX Dataworks, un sistema online basato su cloud che contiene informazioni aggregate di circa 75 milioni di pazienti in 48 organizzazioni sanitarie. Hanno così confrontato quasi 2 milioni di persone positive al coronavirus tra aprile e ottobre 2020 con un gruppo altrettanto numeroso di persone ricoverate per altre patologie e negative al Sars-CoV-2.
Nelle persone con Covid-19 sono aumentati i rischi di sviluppare dermatomiosite, sclerodermia, lupus eritematoso sistemico e sarcoidosi. Nel gruppo infetto l’unica malattia cutanea che ha visto diminuire l’incidenza rispetto al controllo è stata l’alopecia areata.
Anche le malattie vascolari della pelle sono aumentate. Nel gruppo con Covid-19 c’è stata una maggiore incidenza di acrocianosi, fenomeno di Raynaud,vasculitecutanea dei piccoli vasi,granulomatosi con poliangioite earterite temporale.
Per Zachary Holcomb, autore dello studio presentato all’AAD «La teoria dietro a questi fenomeni, è che la natura infiammatoria grave del COVID-19 porti a molti danni agli organi interni e all’esposizione ad autoantigeni».