Covid-19, rischio contagi con riapertura delle scuole
29 Aprile 2020Con l’apertura del nuovo anno scolastico, nella cosiddetta fase 3, senza interventi specifici potrebbero essere i bambini i veri “untori” da coronavirus.
Il virus a scuola. Già ora si stima un range tra il 42 e il 47% nella popolazione pediatrica di bambini asintomatici o con pochi e leggeri sintomi (paucisintomatici) da Covid-19. In questo contesto, la Società italiana medici pediatri (Simpe), chiede che vengano riorganizzati gli spazi comuni come le classi nelle scuole, ma anche che vengono forniti ai pediatri di famiglia sul territorio gli strumenti e i presidi fondamentali nella ricerca della presenza del Covid-19 all’interno dell’infanzia e dell’adolescenza. Tra questi: l’analisi sierologica da confermare con il tampone, e la vaccinazione di massa con l’antinfluenzale, che consentirà di individuare subito i casi di Covid-19 evitando di confonderne i sintomi con quelli dell’influenza.
“Con l’apertura delle scuole a settembre, ci sarà una vera e propria rivoluzione nei contagi da Covid-19 – spiega Giuseppe Mele, presidente Simpe – è del tutto evidente che in queste condizioni la riapertura delle scuole favorirà la diffusione del contagio tra i bambini che a loro volta lo riporteranno a casa con il rischio reale di un nuovo picco epidemico. Inoltre, si deve aggiungere che in autunno inizia la diffusione delle normali patologie infettive stagionali, compresa l’influenza, che renderanno ulteriormente confusa e difficile la valutazione della situazione epidemiologica. Per questo chiediamo l’obbligatorietà della vaccinazione antinfluenzale per i bambini da 6 mesi a 14 anni. Lo chiediamo ora, per settembre ottobre, quando normalmente viene emanata la circolare ministeriale che indica le fasce che dovranno essere interessate dalla vaccinazione. Avere la popolazione pediatrica vaccinata nella sua totalità significherà contribuire a comprendere, nel momento in cui si ripresenterà, chi avrà il virus del Covid-19. Questo significa agire sulla “patologia di comunità”. Un approccio completamente differente da quello utilizzato finora».
“Pensiamo anche – conclude il dottor Mele – di dover organizzare la pediatria di famiglia in forme associative diverse rispetto al passato per un approccio di comunità e non più rivolto al singolo. La popolazione pediatrica deve godere degli stessi diritti degli adulti e le stesse opportunità di assistenza, attraverso le Unità di continuità assistenziale dedicate alla pediatria (Uscap). Siamo pronti ad un confronto con i tavoli Ministeriale e con le Regioni, e disponibili a fornire il nostro supporto”.