Covid, diminuisce la migrazione sanitaria verso il Nord

Covid, diminuisce la migrazione sanitaria verso il Nord

26 Marzo 2021 0 Di La Redazione

Rispetto all’anno precedente in Campania, non solo la riduzione del numero di impianti TAVI è stata molto contenuta, ma alcuni ospedali hanno registrato addirittura un aumento degli interventi.

 

Arturo Giordano

Tra i numerosi effetti del Covid-19 c’è la drastica diminuzione dei viaggi della speranza verso le regioni del Nord in fatto di cure sanitarie. Secondo il Ministero della Salute, fino all’inizio dello scorso anno la Lombardia era tra le mete più ricercate dai pazienti campani con un costo per la Regione di 319 milioni di euro/anno. Tra le malattie soggette a migrazione sanitaria passiva infatti ci sono quelle dell’apparato cardiovascolare come la stenosi aortica degenerativa, una grave patologia di una valvola cardiaca per la cui terapia oggi si ricorre sempre più alla TAVI (la sostituzione della valvola aortica attraverso un catetere) al posto del più invasivo e classico intervento di cardiochirurgia a cuore aperto.

Da sondaggi effettuati nelle strutture ospedaliere sul territorio Nazionale sull’attività svolta in questo particolare anno trascorso, emerge che, rispetto all’anno precedente in Campania, non solo la riduzione del numero di impianti TAVI è stata molto contenuta, ma alcuni ospedali hanno registrato addirittura un aumento degli interventi. È il caso del Presidio Ospedaliero di Pinetagrande a Castelvolturno che ha registrato un incremento del 20% proprio degli impianti TAVI. Il dottor Arturo Giordano, direttore del reparto di Interventistica Cardiovascolare del Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castelvolturno spiega in questo modo il fenomeno: “Molti pazienti abituati ad andare a curarsi al Nord in questo periodo, se da un lato non hanno potuto spostarsi, d’altro canto hanno deciso di non “aspettare tempi migliori” per curarsi. Decisione saggia perché la stenosi aortica degenerativa se trascurata può portare anche al decesso: tra gli over 75 infatti la prevalenza della malattia è superiore al 3% e solo in Campania ne soffrono circa 4000 persone con mortalità annuale molto alta se non trattati. A giudicare dai nostri dati in questo difficile anno si evince che i Campani hanno ascoltato i suggerimenti dei propri cardiologi a farsi curare in tempo utile ed evidentemente hanno scelto di farlo qui in Campania dove abbiamo strutture che possono essere annoverate tra le eccellenze nazionali. In particolare nel Centro di Cardiologia Interventistica del Presidio Ospedaliero Pineta Grande io e la mia equipe siamo molto impegnati già da anni nell’attività clinica e scientifica del trattamento mini invasivo delle patologie delle cardiopatie strutturali tanto da risultare tra i primi centri in Italia.” 

In un certo senso, il Covid ha contribuito a far sì che i campani scoprissero l’altissimo livello delle strutture sanitarie nella loro regione. In questo modo si sono anche ridotti per ciascun paziente i tempi di attesa per le cure, senza calcolare la riduzione della enorme emorragia economica che la migrazione clinica determina.  Secondo il Ministero della Salute, infatti, la fuga globale dal Sud fino a prima del Covid creava un giro d’affari di circa 4,3 mld di euro con Lombardia ed Emilia Romagna tra le regioni più “ambite”.  Viceversa, tra le regioni che presentavano un saldo negativo, ossia che spendevano più per le cure fuori regione dei loro cittadini rispetto a quanto incassavano per i cittadini provenienti da altre Regioni, al primo posto c’era proprio la Campania seguita dalla Calabria con 280 milioni di euro e dal Lazio con 215 mln.