Covid, la riabilitazione e l’attività sportiva paraolimpica in età evolutiva
6 Maggio 2020E chiaro che il recupero funzionale attraverso interventi di natura clinica, ma anche e soprattutto, di natura sociale, aiuta il paziente ma anche i suoi caregivers.
Molte patologie congenite (ossia presenti dalla nascita per complicanze pre-parto o post-parto) o acquisite (causa eventi traumatici ad esempio, o malattie neuro-degenerative) possono determinare menomazioni che alterano la normale interazione del soggetto con l’ambiente circostante (società, famiglia, scuola…).
La funzione della riabilitazione è di migliorare la qualità della vita attraverso il recupero o l’acquisizione del miglior livello fisico, cognitivo, psicologico, funzionale e delle relazioni sociali nell’ambito dei bisogni e delle aspirazioni dell’individuo e della sua famiglia.
È chiaro che la riabilitazione attraverso interventi di natura clinica, ma anche e soprattutto, di natura sociale,aiuta il paziente ma anche i suoi caregivers (ovvero i familiari o chiunque lo assista), attraverso un approccio multi-disciplinare e inter-disciplinare, a migliorare per quanto possibile in relazione al quadro patologico, la qualità della vita.
Nell’età evolutiva ,a differenza dei soggetti adulti, la patologia incide su soggetti in fasi diverse dello sviluppo in rapporto all’età e tale condizione incrementa notevolmente la complessità dell’approccio riabilitativo che si deve basare su un progetto individuale con obiettivi definiti e verificabili alla cui realizzazione deve lavorare un’equipe multidisciplinare in cui al medico specialista in medicina fisica e riabilitazione si affiancano stabilmente diverse figure professionali (fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, neuro-psicomotricisti, psicologi, infermieri, ortottisti, assistenti sociali) ed occasionalmente altre figure specialistiche in funzione della situazione clinica.
Risulta chiaro che per scongiurare, ove possibile, ma per evitare, in molti casi, la riduzione permanente delle abilità motorie, cognitive e quindi sociali è indispensabile una presa in carico precoce e completa del piccolo paziente.
Questo è l’obiettivo che cerchiamo di perseguire nell’Uoc di Riabilitazione dell’Azienda sanitaria di rilievo nazionale pediatrica Santobono-Pausilipon.
Per migliorare la qualità assistenziale abbiamo la possibilità di avvalerci anche di tecnologie robotiche ed in realtà virtuale, entrate a far parte sempre di più della nostra quotidianità ed anche del mondo della riabilitazione.
Queste tecnologie letteralmente rapisconol’attenzione dei piccoli pazienti migliorandone la motivazione e facilitando la realizzazione di specifici progetti terapeutici in forma di “gioco”.
Ci sentiamo di racchiudere in un piccolo slogan la nostra idea sulla riabilitazione: “Tutto si fa per gioco, nulla si fa per gioco”. E questo vale per i piccoli ma anche per gli adulti… giocare è bello ed utile ad ogni età.
Con le tecnologie si possono eseguire con efficacia esercizi atti ad aumentare il reclutamento muscolare, la coordinazionee l’escursione dei movimenti, nonché si può lavorare sull’aspetto – spesso sottovalutato – psichico-motivazionale del paziente attraverso il gioco.
In questo contesto s’inserisce l’utilizzo dell’esoscheletro indossabile, un sistema motorizzato ultraleggero su misura che consente ad un paziente paraplegico da lesione midollare e con deficit motori agli arti inferiori di verticalizzarsi e di deambulare mediante un controllo di una app dello smartphone acquistando una maggiore indipendenza e autonomia personale.
Una grandissima opportunità che proponiamo ai giovani pazienti contestualmente alla stabilizzazione clinica è l’attività sportiva, strumento indispensabile per un corretto sviluppo psico-fisico anche nei soggetti che presentano abilità limitate: le discipline cosiddette “paraolimpiche”
Nel 1944 il medico ingleseLudwig Guttmann, fu il primo a proporre, con grande lungimiranza, lo sport come vera e propria terapia – fisica e psichica – per i soldati reduci dal fronte che avevano riportato inabilità di sorta. Nel 1948, fu lo stesso Guttmann ad organizzare una competizione sportiva per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale, competizione che potremmo considerare la prima para-olimpiade della storia.
Queste competizioni, nel corso degli anni, grazie anche all’aiuto di personalità di spicco della Medicina Italiana, come il dottor Antonio Maglio (direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro INAIL) si sono diffuse in maniera capillare nel mondo dando vita ad una nutrita serie di competizioni la cui importanza e risonanza mediatica si sono concretizzate dal 19 giugno 2001 nei Giochi Paraolimpici associati per sede con le tradizionali Olimpiadi.
Nel corso degli anni le discipline paraolimpiche, anche con l’evoluzione tecnologica degli ausili ortopedici e delle protesi avveniristiche, ha permesso risultati e performances inimmaginabili; atleti amputati che pedalano in bici a 50 Km/h in bici, o atleti con protesi di arto inferiore che corrono i 100 metri in 11 secondi o saltano in alto 2 metri o podisti che corrono la maratona da non vedenti… dando vita ad un meraviglioso spettacolo di civiltà.
*Responsabile cardiocinetica sportiva, specialista in cardiologia, cardiochirurgia, medicina delle sport e chirurgia generale Federico II
**Direttore Uoc riabilitazione Santobono-Pausilipon