Covid, le fasi della malattia e il corretto impiego degli antinfiammatori

Covid, le fasi della malattia e il corretto impiego degli antinfiammatori

4 Settembre 2022 0 Di La Redazione

Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano, e pubblicato di recente su “Lancet Infectious Diseases”, porta chiarezza sull’utilità d’impiego degli antinfiammatori non steroidei (Fans) nelle cure domiciliari per i pazienti affetti da Covid-19 in forma lieve – uso già previsto dai protocolli del ministero della Salute. Si ricordano le fasi fondamentali dell’infezione: a una ‘acuta o ‘virale’ – con interazione del virus con il recettore Ace2 – che causa febbre e tosse secca e spesso si risolve spontaneamente, segue una seconda fase con aumento della carica virale e sviluppo di infiammazione polmonare, con tosse e difficoltà respiratorie. La possibile evoluzione in una terza fase con infiammazione sistemica può risultare potenzialmente letale. Ormai è noto che il disturbo da colpire all’esordio non sono i sintomi ma l’infiammazione. Secondo la review pubblicata su “Lancet”, l’obiettivo di usare Fans fin dall’inizio dei sintomi è duplice: ridurre il rischio di aggravamento della malattia ed evitare un buon numero di ricoveri. In studi precedenti – riporta Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri – abbiamo dimostrato che nei pazienti Covid curati precocemente con Fans si ha una riduzione di ricoveri del 90% rispetto a chi aveva ricevuto solo terapie sintomatiche [un dato, peraltro, rilevato su un singolo studio con un campione molto ristretto]; inoltre, in base a un altro studio, è emerso che i Fans inibiscono contemporaneamente la maggior parte dei mediatori dell’infiammazione, in modo simile agli anticorpi monoclonali – come tocilizumab o anakinra, diretti contro specifiche citochine pro-infiammatorie. Circa il meccanismo d’azione dei Fans – tra i quali aspirina, nimesulide, celecoxib, ibuprofene (la cui efficacia in questo contesto è comprovata da molteplici studi osservazionali retrospettivi) – risulta correlato all’inibizione delle ciclossigenasi (Cox-1 e, soprattutto, Cox-2), dei prostanoidi e delle prostaglandine, laddove Sars-Cov-2 aumenta l’espressione dei geni che codificano per Cox-1, Cox-2 e la sintetasi citosolica della prostaglandina E. All’azione dei Fans fa seguito una complessa e articolata attività di stimolo su varie cellule del sistema immunitario (macrofagi, mastociti, cellule dendritiche, cellule T) che contrastano le azioni del virus. I Fans, utili nelle forme lievi-moderate, hanno inoltre il vantaggio rispetto ai monoclonali (per uso ospedaliero, utilizzati nelle forme gravi) e anche rispetto agli antivirali (il cui impiego è pure previsto in fase precoce) di essere poco costosi. Da specificare, comunque, che gli antivirali – bloccando la replicazione virale – se somministrati entro i primi 5 giorni dallo sviluppo dei sintomi sono molto efficaci nell’evitare ospedalizzazione e morte. In ogni caso – si sottolinea nella review – qualora i sintomi peggiorassero durante il trattamento con Fans, è necessario passare ai corticosteroidi e, in caso di ulteriore aggravio del quadro, procedere immediatamente al ricovero. Fermo restando l’utilità preventiva della vaccinazione.

 

 

 

 

Fonte: http://www.doctor33.it/politica-e-sanita/cura-domiciliare-covid-le-fasi-della-malattia-e-il-corretto-impiego-degli-antinfiammatori/?xrtd=TXAVSXAPYYCRYXPTCRAXTCS