Covid, movida e locali di culto
26 Luglio 2020È sempre opportuno non mescolare mai sacro e profano ma esistono sempre eccezioni che finiscono per confermare la regola. È questo sicuramente è uno di quei casi. Sembra, infatti, almeno apparentemente che il divertimento del sabato sera, soprattutto dei più giovani, abbia poco a che spartire con le funzioni religiose. Ed in effetti è così. Ed invece, queste due situazioni distanti fra loro, almeno nell’era del Covid, potrebbero generare potenziali diffusioni del contagio.
Riguardo ai giovani e alla “febbre del sabato sera” le istituzioni sembrano aver preso coscienza del problema tant’è che con un recente provvedimento il governatore campano ha inasprito le sanzioni (fino a 1000 euro) e ribadito la necessità dell’uso della mascherina protettiva segnatamente nei locali e nei punti di ritrovo ad alta frequentazione.
Silenzi assordanti, invece, sul rispetto delle regole nei locali di culto laddove si notano numerose “pecorelle” sprovviste del presidio di tutela personale o con la mascherina ridotta alla mera funzione coreografica di collana. Ovviamente non dappertutto è così ci sono sacerdoti più attenti che invitano al rispetto delle regole e controllano che questo avvenga. Ce ne sono altri un po’ più distratti dimentichi del fatto che la prima zona rossa del Cilento fu determinata, in piena pandemia, da un culto organizzato da un gruppo di neocatecumenali.
Ora la domanda, direbbe qualcuno, sorge spontanea: ma chi non rispetta i fratelli e le regole degli uomini, potrà mai rispettare Dio e le regole di Dio?
E ancora, a causa di questi atteggiamenti irresponsabili, tutta la comunità sarà costretta ad un malaugurato nuovo periodo di isolamento e ad assistere ad una nuova chiusura delle chiese?