Cresce la spesa per gli antiblastici
30 Settembre 2019La spesa per i farmaci anticancro in Italia è aumentata di oltre 650 milioni di euro in un anno: era pari a 5 miliardi nel 2017, ha raggiunto i 5 miliardi e 659 milioni nel 2018.
Nonostante il costante incremento dei costi per la cura dei tumori, nel nostro Paese tutti i pazienti riescono ad accedere alle terapie migliori. In cinque anni (2013 – 2017) nel mondo sono stati commercializzati 54 nuovi trattamenti anticancro e l’Italia ha garantito (entro il 2018) la disponibilità a 35 di queste molecole innovative, collocandosi al quinto posto a livello internazionale dopo Stati Uniti (52), Germania (43), Regno Unito (41), Francia (37), e davanti a Canada (33), Spagna (30) e Giappone (29). Sulla sfida della sostenibilità dei sistemi sanitari si confrontano più di 24mila esperti al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO, European Society for Medical Oncology), in programma a Barcellona. E la prevenzione, prima arma per combattere i tumori, diventa personalizzata.
“Circa il 40% delle neoplasie può essere evitato seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta) – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e direttore dipartimento oncologico, Irrccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria – Negrar .
In Italia il 34,5% dei cittadini è sedentario, il 31,6% è in sovrappeso, il 10,9% obeso e il 25,7% fuma. Per invertire la tendenza, serve maggiore consapevolezza anche da parte degli operatori sanitari: solo 1 fumatore su 2 ha ricevuto il consiglio di smettere di fumare, suggerimenti sull’attività fisica sono stati forniti solo al 30% dei cittadini e meno della metà delle persone in eccesso ponderale ha ottenuto dal proprio medico indicazioni per perdere peso. Sugli stili di vita è invece possibile definire programmi di prevenzione ‘personalizzata’, in relazione all’età e alle abitudini dei singoli. Inoltre, in alcuni tumori, oggi si stanno delineando percorsi di prevenzione ‘su misura’”.
Nel 2019, in Italia, sono stimati 371mila nuovi casi di cancro. “Il 5-7% dei tumori della mammella e il 10-20% delle neoplasie dell’ovaio sono dovuti a una predisposizione ereditaria, riconducibile in particolare alle mutazioni dei geni Brca1 e Brca2 – continua la presidente Gori – questo significa che, nel nostro Paese, ogni anno circa 3.000 casi di carcinoma della mammella e circa 1.000 all’ovaio potrebbero essere evitati o individuati in fase molto precoce proprio adottando strategie mirate ed efficaci. È quindi fondamentale che il test BRCA venga eseguito nei familiari sani delle pazienti in cui è stata individuata una variante dei geni BRCA1/2 e che, in caso di positività, venga loro offerto gratuitamente il programma di prevenzione, eventualmente con l’introduzione di un codice di esenzione per malattie genetiche ereditarie. L’identificazione di una frazione di pazienti con carcinoma prostatico o pancreatico metastatico portatori di mutazione BRCA sta inoltre aprendo nuovi orizzonti anche per quanto riguarda la valutazione dei loro familiari sani: nel caso risultino portatori sani di mutazione BRCA, dovranno essere avviati a percorsi di prevenzione. È, quindi, un nuovo mondo in espansione per una prevenzione dei tumori”.
Anche per i forti fumatori si stanno delineando percorsi “su misura” per la prevenzione del cancro del polmone.
“Sulla base dei risultati di studi internazionali – spiega Giordano Beretta, Presidente Aiom e responsabile dell’oncologia medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo – vi sono i presupposti per implementare lo screening per il carcinoma polmonare (con Tac spirale a basso dosaggio) in popolazioni selezionate: in questo contesto, la possibilità di abbinare allo screening radiologico l’analisi di biomarcatori nell’ambito di studi clinici controllati rappresenta un’opportunità di grande interesse scientifico, che potrebbe aprire nuove prospettive nella prevenzione e nel trattamento di questa grave malattia. Lo screening per il tumore polmonare deve però abbinarsi alla pianificazione di un programma per la cessazione dall’abitudine al fumo, perché si possa assistere a un reale abbattimento della mortalità.
“La sfida futura – continua Giordano Beretta – è arrivare a una prevenzione personalizzata di ogni persona sulla base dei rischi genetici e, quindi, non modificabili solo con gli stili di vita. Solo uno sviluppo di organizzazione, terapia e prevenzione personalizzata potrà offrire benefici tali da mantenere la sostenibilità del sistema sanitario, guarendo al contempo un numero sempre maggiore di pazienti”.
In Italia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% nelle donne e il 54% negli uomini. Circa 3 milioni e mezzo di persone vivono dopo la scoperta della malattia, cifra in costante crescita. “La malattia sta diventando sempre più cronica grazie a armi efficaci come l’immuno – oncologia e le terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia e radioterapia – sottolinea Giordano Beretta -. Evidenti i risultati in alcune delle neoplasie più frequenti: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 92% nel tumore della prostata, l’87% nella mammella, il 79% nella vescica e il 65% nel colon-retto”.
“Sul fronte dell’organizzazione – conclude la presidente Gori -, la svolta è rappresentata dalla reale istituzione delle reti oncologiche regionali, attive solo in Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia autonoma di Trento, Puglia e Campania oltre che in Lombardia ed Emilia-Romagna, pur se con configurazioni differenti. La concreta realizzazione di questi network consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza, di estendere a tutti i cittadini i programmi di prevenzione e di risparmiare risorse da utilizzare per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi”.