Cure e vaccini, perché si impedisce ai paesi più poveri di accedervi
22 Novembre 2022Un nuovo studio realizzato dall’Alleanza popolare internazionale per i Vaccini, di cui fanno parte fra gli altri Oxfam ed Emergency, rivela come i Paesi ricchi si siano già assicurati il triplo delle dosi dell’antivirale anti Covid Paxlovid prodotto da Pfizer e raccomandato dall’OMS rispetto ai Paesi a basso e medio reddito, pur rappresentando appena il 16% della popolazione mondiale.
A denunciarlo sono le due organizzazioni no profit, precisando che per l’anno in corso l’Italia ha opzionato 600 mila trattamenti di Paxlovid, anche se finora ne ha utilizzati poco più di 82.000. Solo un quarto degli ordini è destinato ai Paesi a medio e basso reddito, spiegano le organizzazioni, mentre la percentuale della popolazione vaccinata è ancora sotto il 20% nei Paesi poveri e in quelli ricchi si supera il 74%.
In vista della riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per l’estensione dell’accordo sulla sospensione dei brevetti, in programma per domani a Ginevra, Oxfam ed Emergency lanciano un appello urgente agli Stati membri, “affinché concordino immediatamente un’estensione della deroga sulle norme di proprietà intellettuale che includa i trattamenti e i test, tale da consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre per i propri cittadini e di esportare, garantendo cure essenziali a prezzi contenuti”.
“Nella prima fase della pandemia, anteporre gli interessi economici del settore farmaceutico senza limitare i diritti legati alla tutela della proprietà intellettuale ha causato una enorme disuguaglianza nell’accesso ai vaccini tra Paesi ricchi e poveri, che è costata milioni di vite. Adesso si sta riproponendo lo stesso schema per i trattamenti antivirali. – hanno detto Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency -.
Ancora una volta Pfizer detiene un monopolio che impedisce ai Paesi più poveri di accedere alle cure, essenziali per salvare vite umane e ridurre l’impatto della pandemia su sistemi sanitari già fragili”.