Daniel Presciutti, la pandemia è stata molto demoralizzante per noi sportivi
23 Febbraio 2022“Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta”. Questa una celebre frase di Goethe che rende chiaro come nello sport, così come anche nella vita, la costanza e la pazienza portino al giusto riconoscimento.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un pallanuotista professionista: Daniel Presciutti.
Ha cominciato a giocare a pallanuoto con la S.S. Lazio con la quale ha fatto tutte le giovanili ed ha vinto uno scudetto under 20. La sua carriera da professionista è cominciata alla Torino 81 in serie A2 nel 2013, l’anno successivo si è trasferito alla Rn Sori conquistando una promozione in serie A1 nel 2015.
Nello stesso anno torna in A2 alla Torino 81 trovando una nuova promozione nella massima serie. Gioca 2 anni ancora a Torino dopodiché nel 2018 si trasferisce a Catania per un anno e infine arriva ad Anzio dove gioca da 3 anni con l’Anzio Waterpolis e con la quale ha conquistato un altra promozione in serie A1 lo scorso anno.
Come ha vissuto e come vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili, severe misure restrittive?
Sicuramente rispetto al periodo iniziale della pandemia, dove siamo stati colti impreparati dal Covid, adesso affronto la situazione con più consapevolezza e “tranquillità”. Ciò non significa abbassare la guardia, però bisogna riuscire a convivere con il virus. Non è facile e ne sono consapevole.
Le conseguenze della pandemia, il rischio del contagio e di contagiare, ci hanno costretto ad adeguarci ad un nuovo stile di vita, fatto di restrizioni, ansia dovuta ad una costante incertezza. Nonostante sia stato abbastanza attento nel rispettare le regole dettate dallo Stato, sono stato contagiato due volte. Essendo vaccinato per fortuna non avuto importanti conseguenze .
Quanti danni hanno causato allo sport, in generale, e alla pallanuoto in particolare, le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?
Tralasciando l’ovvietà dei danni economici che tutti hanno subito, che non riguarda solo noi sportivi ma anche tutti quelli che collaborano negli impianti o che lavorano a livello manageriale, le varie misure hanno portato danni anche a livello morale, psicologico e fisico. Da sportivo posso dire che trovarsi da un giorno all’altro senza sentire l’adrenalina delle gare/partite ti demoralizza molto. Per chi fa sport a livello professionale è stato brutto anche semplicemente trovarsi in una situazione di continua incertezza, dove non si sapeva neanche se ci fosse ancora un obiettivo stagionale. Un duro colpo. A livello fisico forse è stato ancora più traumatico, perché per quanto una persona possa trovare delle soluzioni per mantenersi in forma, ovviamente non può essere paragonato alle strutture di cui disponiamo durante i nostri allenamenti quotidiani e quindi, quando sono ricominciate le attività, è stato molto difficile riprendere le condizioni ottimali.
Personalmente ho trovato molte difficoltà nel recuperare la forma fisica ottenuta in precedenza. Non entrare in acqua per diversi mesi, a causa della chiusura delle piscine, ha significato dover dedicare un lungo periodo della preparazione atletica al dover riacquistare acquaticità.
Anche le restrizioni successive hanno portato degli scompensi. C’è stato un momento in cui ci allenavamo senza neanche sapere quando iniziava il campionato, o addirittura un periodo in cui si pensava che avremmo passato un altro anno senza competizioni. Tutto questo ha contribuito ad un aumento dello stress generale all’interno delle squadre e dei giocatori. Per fortuna poi la federazione è riuscita a trovare le soluzioni giuste per il proseguimento dei campionati e tuttora ci permettono di giocare le partite prendendo i provvedimenti necessari.
Quanto valore lei attribuisce al binomio sport salute ovvero, quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e il mantenimento del benessere psicofisico?
L’attività sportiva ed il benessere psico-fisico vanno di pari passo. Lo sport dovrebbe rappresentare una costante della vita quotidiana delle persone. È fondamentale praticarlo a qualsiasi età ed a qualsiasi livello, per uno stile di vita sano, non solo per i benefici che apporta dal punto di vista salutare, ma anche per l’influenza positiva sulla mente di chi lo pratica.
In particolar modo molti degli insegnamenti trasmessi sul campo possono diventare punti di riferimento anche in altri contesti, soprattutto per i bambini e gli adolescenti. L’attività sportiva, come ben sappiamo, oltre a ridurre lo stress, favorisce la socializzazione e rappresenta un’ottima valvola di sfogo in giornate cariche di impegni.
Cosa le ha dato la pallanuoto in termini di crescita personale, sociale e professionale?
Pratico pallanuoto da quando ero bambino e le devo molto da un punto di vista anche personale. Grazie ad essa, negli anni, ho sviluppato una forte personalità e una buona capacità di adattamento. Tutto ciò mi ha permesso di condividere situazioni e contesti diversi con i compagni di squadra con il quale ho avuto modo di confrontarmi durante il percorso fatto finora. A soli 16 anni ho “lasciato” la casa in cui sono cresciuto con la mia famiglia per rincorrere il sogno di diventare un professionista nello sport che amavo da bambino e che, ad oggi, è il mio lavoro. Affrontare in modo autonomo la quotidianità, con le sfide che questo sport pone, ha fatto sì che io potessi maturare un po’ prima. Sicuramente non sono sempre stato uno sportivo modello: ho fatto molti errori ed ho sprecato molte occasioni negli anni, ma nonostante tutto non li rimpiango perché mi hanno permesso di diventare quello che oggi sono.