Daniele Di Giorgio: “Il mondo dell’arte si è fermato durante la pandemia”
4 Dicembre 2022Daniele Di Giorgio inizia a studiare danza all’età di 9 anni nel 2002, presso l’accademia di Danza “Il Sole” di Monterotondo, e da lì non ha mai smesso. Inizia con lo stile “modern” per poi cambiare totalmente sulla sezione “urban/street”, apprendendo le basi di tutti gli stili della cultura Hip Hop di cui in seguito diventerà anche insegnante dando vita a corsi specifici.
Nel 2013 lavora per il videogioco “Just Dance” prodotto dalla Ubisoft per la piattaforma Nintendo Wii, e sono tante le esperienze anche in televisione con “The Talent”, “Dance School”, “Ballando con le Stelle”, “Domenica Live” etc.
Il mondo, quello dell’Arte in particolare, ha pagato un duro prezzo sul fronte pandemico. Ce ne vuole parlare lei che questo particolare aspetto del dramma collettivo l’ha vissuto dal di dentro?
Durante la pandemia il mondo dell’Arte si è totalmente fermato ed in alcuni casi ha faticato molto a riprendere il suo corso a seguito dell’emergenza: per ciò che riguarda le performance live, molti spettacoli con debutto durante quel periodo non sono mai andati in scena ed anzi sono stati lasciati nel dimenticatoio, nonostante la graduale ripresa. Avendo io un contratto a Parigi durante quel periodo, sono stato molto fortunato poiché il lavoro è semplicemente entrato in stand-by per un periodo, ma non ha tardato a riprendere vita al momento della conclusione dell’emergenza sanitaria; la stessa sorte purtroppo non è toccata all’Italia, dove il lavoro in ambito artistico si è completamente fermato e la maggior parte delle volte non ha più ripreso vita. È stato un periodo terribile, in cui moltissimi miei colleghi italiani hanno ben pensato di lasciare il nostro magnifico paese per andare a cercare lavoro all’estero e purtroppo non li biasimo ma anzi, li comprendo benissimo.
Per quella che è la sua esperienza, adesso che la situazione va migliorando e con il coronavirus che fa meno paura cosa sta succedendo nel suo mondo? Ci sono incoraggianti segnali di ripresa?
Mi sono trasferito a Parigi a gennaio 2020 e mi sento molto fortunato a riguardo poiché in Francia la maggior parte degli spettacoli ha ripreso il suo corso in tranquillità, sono riprese le varie audizioni ed anche gli ingaggi più piccoli hanno trovato il loro posto nel business dell’arte performativa; in poche parole tutto il mondo artistico ha ripreso il suo corso e la sua normale attività in tutto lo stato francese. L’Italia a riguardo ha trovato molte più difficoltà, gli artisti italiani hanno dovuto combattere per farsi ascoltare, ma nonostante ciò la ripresa è stata molto più lenta (lì dove c’é stata). Nonostante ciò, ho notato qualche audizione e spettacolo in territorio italiano, ma purtroppo non penso si possa parlare di una vera e propria ripresa poiché nel Bel Paese il business artistico è calato in maniera impressionante, tanto da non riuscire a creare posti di lavoro sufficienti in ambito tersicoreo.
Il mondo dello Spettacolo affascina tutti, spettatori e protagonisti. Quale situazione o evento l’ha spinta a scegliere di essere protagonista e non spettatore?
Sono sicuro di non riuscire mai a dimenticare quel giorno: avevo 8 anni ed ero andato ad assistere ad un’esibizione di fine anno in cui mio padre e mio fratello, insieme ad altri allievi, mostravano degli esercizi di Kung-fu sul palco. Io ero seduto vicino a mia madre ed attentamente guardavo lo spettacolo proposto. Dopo la loro esibizione, è salito sul palco un gruppo di danza ed, appena è iniziata la musica e loro hanno iniziato a muoversi, la mia attenzione si è massimizzata su quella piccola esibizione; quel ritmo mi piaceva così tanto da portarmi ad alzare in piedi e ballare nel mio modo di fronte a tutti, senza minimamente preoccuparmi delle persone sedute a vedere lo spettacolo, senza avere vergogna, essendo da solo nel mio mondo. Finita la rappresentazione, ho chiesto a mia madre di iscrivermi a quel corso l’anno seguente, e quello è stato il momento in cui avevo deciso di provare qualcosa di nuovo, iniziare un percorso diverso: non più da spettatore, ma da artista.
Sicuramente ci sono incontri e persone che hanno segnato le nostre vite e condizionato, positivamente o negativamente, le nostre scelte, anche professionali. Ci racconta?
In Italia purtroppo tutt’oggi il mio lavoro non è ancora visto come una vera e propria professione, a meno che non si abbia partecipato a programmi televisivi quali “Amici di Maria De Filippi” o “Ballando con le Stelle”; sono sicuro che qualunque artista nel mio ambito purtroppo ha dovuto combattere con questa mentalità un po’ retrograda, nonostante il nostro sia uno dei mestieri più antichi del mondo, e questo rende gli artisti frustrati per questa triste situazione. La mia famiglia, che oltretutto ama andare a teatro, non è stata da meno: quando ho deciso di far diventare la danza il mio mestiere, mia madre si è sentita in colpa per avermi fatto scoprire questo mondo poiché, da ignorante nell’ambito, pensava che io avrei sofferto tutta la vita per racimolare qualche spiccio e cercare di vivere una vita al limite della sopravvivenza, ma nonostante ciò ha accettato le mie scelte e si è sempre comportata come mia “manager”, informandomi anche sulle varie audizioni in corso; mio padre ha cercato sempre di mostrarmi bruscamente la scomoda verità delle difficoltà di questo tipo di professione attraverso la fatidica frase <<trovati un lavoro vero/serio>>, sperando in una mia illuminazione in direzione della sua linea di pensiero; mio fratello non ama il teatro e per lui il mio è stato sempre un passatempo, mai un vero e proprio lavoro, tanto da spronarmi ad aiutarlo lavorando insieme a lui, senza troppo successo; invece i miei amici si suddividevano in coloro che credevano nella mia ambizione e cercavano di tirarmi su ogni volta che ripensavo alle mie scelte e coloro che pensavano che avrei fatto la fame per vivere un sogno impossibile da realizzare. Ora la situazione è cambiata ed è bastato “solo” trasferirmi in un paese in cui l’arte viene vista come una parte importante della cultura e della società: ora vedo la mia famiglia molto più serena e veramente contenta per me ed i miei traguardi poiché hanno potuto tastare con le proprie mani la mia vita tranquilla nella bellissima Parigi, in un costoso ma bel appartamento; i miei amici rimangono affascinati quando racconto delle mie conquiste ed hanno sete di saperne ancora di più. Mi sento di ringraziare tutta la mia famiglia e tutte le persone che, positivamente o negativamente, mi hanno aiutato a continuare per la mia via perché solo grazie a tutti loro sono arrivato dove sono oggi, ma il ringraziamento più grande va al mio migliore amico Dario che, attraverso la sua grande verità <<Se nella vita vuoi vivere di danza, questo non è il paese per te. Dirti questo va contro i miei interessi perché sei il mio migliore amico e mi mancherai da morire, ma devi trasferirti in un altro paese>> e qualche lacrima, mi ha spronato a prendere la giusta decisione.
La depressione è il male oscuro, in particolare legato ai ritmi di questa epoca, che coglie larghi strati della società ma che pare mieta tante vittime proprio nel mondo dell’arte. Tanti attori ed attrici hanno raccontato la loro esperienza di attraversamento di questo doloroso tunnel. Direttamente o indirettamente ha avuto contatti con questa realtà?
Fortunatamente sono quasi sempre stato una persona molto decisa e che quando si pone un obiettivo, deve raggiungerlo a qualsiasi costo. Non nego che anche io ho avuto momenti di debolezza e di depressione a causa dello sfruttamento degli artisti e della fallimentare ricerca di lavoro, ma la mia forza d’animo ha sempre fatto sì che io riuscissi a rialzarmi per lo più con le mie forze, ho sempre trovato il positivo anche nelle situazioni più disastrose. La musica è stato uno dei più grandi rimedi naturali di cui potessi beneficiare: che io sia triste o felice, essa è sempre riuscita a farmi vedere/immaginare una realtà migliore per la mia situazione, ed alla fine sono riuscito a raggiungerla.
Ci sono personaggi o ruoli che nella sua carriera hanno avuto particolare significato?
Non particolarmente, ma c’è stata una frase dell’opera musical “Actor Dei” che mi ha fatto riflettere e mi ha aiutato a credere in me stesso: <<Nessuno viene a salvarti>> per me ha significato la forza di credere in sé stessi poiché per essere forti bisogna riuscire da soli, e se tu stesso non credi in te, sicuramente gli altri non lo faranno.
La gente guarda al successo dei personaggi amati, ma dietro quel successo si celano tanti sacrifici ed un duro lavoro…
Assolutamente vero! Tutto ciò che si vede in scena richiede preparazione, tempo, duro lavoro e molti sacrifici. Penso che l’artista non sia una professione semplice o da scegliere alla leggera perché bisogna essere pronti a fare scelte molto dure in qualsiasi momento.
Si nasce artisti o si diventa?
Entrambi. Sicuramente c’è una parte innata (nascosta o meno) dentro ogni artista, una “base di partenza”, ma bisogna allenarsi ed apprendere le varie tecniche per far sì di utilizzare al meglio quel talento in modo corretto.
Il suo primo grande successo che ha decretato la sua consacrazione rendendola nota al grande pubblico.
Il mio primo lavoro è stato per il videogioco “Just Dance” di proprietà dell’azienda Ubisoft, progetto molto importante ma purtroppo in esso non sono veramente riconoscibile. Le mie esperienze sono molto differenti l’una dall’altra, quindi ognuna di esse ha creato una piccola parte di pubblico, portandomi ad avere un grande pubblico eterogeneo.
In famiglia o fra gli amici chi è stato a sostenere di più la sua vocazione artistica?
Mia madre credeva in me ed avrebbe veramente voluto che io raggiungessi il mio sogno, ma la situazione italiana la spaventava, per cui continuava a sostenermi ma si sentiva in dovere di mettermi sempre in guardia. La maggior parte dei miei amici era entusiasta della scelta della mia carriera, quindi mi ha sempre spronato ad andare avanti, anche con un solo <<tu sì che hai forza d’animo! Io non potrei mai seguire il tuo stile di vita… continua così, tu che puoi!>>.
Un personaggio che non ha mai interpretato e che magari le piacerebbe portare in scena.
Essendo un ballerino, non sempre si hanno dei veri e propri ruoli da interpretare, ma nelle varie esperienze che ho avuto mi sono ritrovato a raffigurare diversi personaggi. Uno dei ruoli che mi è piaciuto di più è quello del demone, del male; non so perché, ma riesco a sfogarmi completamente attraverso ruoli del genere, lo trovo molto divertente ed entusiasmante.
Il discorso è valido in tutti gli ambiti, ma nel suo in particolare sembra avere particolare valenza: conta la bravura e la preparazione artistica o anche la fortuna ha il suo peso.
Entrambi. Ovviamente la bravura e soprattutto la preparazione artistica ha un ruolo veramente importante, ma ci sono tantissimi altri fattori che giocano un ruolo importante all’interno della carriera: il cervello è una di queste poiché prima di tutto bisogna essere artisti intelligenti per essere un buon professionista del settore, soprattutto nel momento di qualche inconveniente; l’intuito anche gioca una propria importanza poiché permette di anticipare delle situazioni e quindi rispondere adeguatamente; la fortuna ovviamente gioca anch’essa un ruolo importante durante la carriera di un artista, però, non essendo prevedibile, penso non ci si possa fare troppo affidamento.