Danilo Russo, sogno di giocare nella squadra di mio figlio
25 Febbraio 2022“Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano”. (Johan Cruyff)
Questa famosa frase di Cruyff fa capire come nel calcio, ma in generale in tutti i tipi di sport, sia fondamentale l’uso della testa e che se non viene utilizzata tutto il resto conta poco, la storia ne è testimone.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un valido calciatore: Danilo Russo.
Come ha vissuto e come vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili misure restrittive?
Non ho mai avuto paura di contrarre il virus. Gli organi di stampa ci hanno sempre bombardato di notizie pesanti e il lockdown ha aumentato la paura in ognuno di noi. Ma sono una persona sana, non fumo, non bevo e mi alleno ogni giorno. Ho sempre pensato che nel momento in cui l’avessi contratto, avrei accettato e avrei cercato di reagire nel migliore dei modi senza subire conseguenze a livello psicologico. Sono stato contagiato a novembre 2020 ed ho contagiato la mia famiglia. Ma per me è stata una liberazione. Per quanto riguarda il lockdown e le successive restrizioni, non sono un ragazzo a cui piace andare al ristorante o al bar. Mi piace molto il mare e mi è pesato non poter andare per un certo periodo, poter passeggiare in riva al mare. Posso solo dire che mi dispiace molto per coloro che ora si trovano in difficoltà o hanno dovuto addirittura chiudere la propria attività. Mi metto nei panni di un imprenditore o chiunque avesse avuto un’azienda che ha dovuto chiudere o si trova in crisi profonda per cause di forza maggiore e non per una errata gestione. Io mi reputo molto fortunato sotto questo punto di vista. Il nostro lavoro ci ha permesso, innanzitutto, di continuare a guadagnare, di essere super controllati sotto l’aspetto sanitario e di ridurre al minimo il tempo di inattività.
Quanti danni hanno causato allo sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa gestione?
Purtroppo la gestione è stata ‘confusa’ nel calcio come in ogni altro ambito. Sicuramente ha causato ingenti danni economici, ma ripeto, la confusione è stata generale e non solo sportiva.
Allo stesso tempo credo che ogni decisione presa, sia stata presa con l’obiettivo di limitare i danni. In determinati momenti, ogni decisione presa è stata sbagliata per alcuni e giusta per altri.
Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psicofisico?
Sfonda una porta aperta. Lo sport è alla base della salute. La nostra vita non può prescindere dall’attività fisica, la quale ha dei benefici fondamentali sul benessere della persona. L’attività quotidiana e costante limita i sintomi di depressione, stress ed ansia a livello psicologico e combatte e contrasta a livello fisiologico moltissime problematiche fisiche.
Cosa le ha dato l’attività sportiva in termini di crescita sociale e professionale?
Lo sport ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella mia vita e mi ha trasmesso modelli e pratiche di comportamento virtuose. Ha rappresentato un percorso di formazione, da un punto di vista motorio e psicologico-emozionale, contribuendo in maniera efficace allo sviluppo della mia personalità. Lo sport è veicolo di inclusione e aggregazione; stare con gli altri, condividere, lottare insieme per determinati obiettivi. Mi ha permesso di imparare la disciplina e il rispetto. Rispetto verso chi è più forte o più debole. Ecco, credo che il calcio, ma lo sport in generale mi abbia dato molto di più a livello caratteriale che non professionale. Il senso di appartenenza, la coerenza, la lealtà. Le persone mi devono apprezzare per quello che sono e non per quello che faccio.
Qual è il tuo sogno sportivo nel cassetto?
Ho due sogni sportivi: giocare nella squadra di mio figlio nel caso in cui lui continui a giocare a calcio e diventare un manager sportivo di alto livello.