Danni da telefonino
16 Gennaio 2019Tar Lazio ai ministeri competenti, della Salute e dell’Istruzione: informino sui rischi dei cellulari. Entro sei mesi campagna informativa su impatto salute ed ambiente.
La diatriba sulle possibili conseguenze negative per la salute derivanti dall’utilizzo dei telefonini è cominciata praticamente da subito. In pratica, dall’immissione sul mercato del nuovo strumento di comunicazione. Contrastanti i pareri anche nel campo scientifico, laddove non è stato mai comprovato del tutto il nesso di casualità tra uso del cellulare e rischi per la salute.
In ogni caso i fautori delle due posizioni (danno sì, danno no) hanno continuato a fronteggiarsi anche se, in particolari situazioni, appare evidente che danni da radiofrequenza ci possono essere, come nel caso dei portatori di pacemaker. Le radiazioni emesse dai telefonini sono dette non ionizzanti, cioè sono al di sotto del milione di GHz (Giga Hertz, cioè un miliardo di Hertz).
Si tratta di radiazioni ad alta frequenza, come quelle delle antenne della televisione e della radio. Il rischio maggiore legato a questo tipo di onde è quello dell’innalzamento della temperatura, che può arrecare danno ai tessuti circostanti. La batteria, invece, emana onde di bassa frequenza e la sua pericolosità dipende strettamente dall’intensità di queste onde. Le stesse onde vengono emanate soprattutto dalla rete di distribuzione dell’energia elettrica; chi abita nei pressi di installazioni di questo tipo rischia parecchio. C’è, infatti, una maggiore Incidenza di malattie tipo sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, Tumore al seno, leucemia, tumore al cervello.
Oggi sulla questione interviene una pronunzia del Giudice per cui i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione, entro sei mesi al massimo, dovranno adottare una campagna informativa sulle corrette modalità d’uso di telefonini e cordless e sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi a un loro uso improprio. L’ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo parzialmente un ricorso proposto dall’Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog.
L’associazione si era rivolta al Tar per contestare l’inerzia dei ministeri in relazione ad un atto di diffida (28 giugno 2017) diretto a promuovere l’adozione di provvedimenti finalizzati all’informazione capillare della popolazione. Nonché per obbligare i ministeri a emanare il decreto del febbraio 2001 contenente la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”.
Il Tar ha ritenuto inammissibile la richiesta diretta a ottenere l’emanazione del decreto ministeriale “per difetto assoluto di giurisdizione, venendo in rilievo il mancato esercizio di poteri di natura normativa”.
Cosa diversa in merito al mancato avvio da parte dei Ministeri competenti di una campagna informativa rivolta alla intera popolazione. Per i giudici – se ne dà conto in sentenza – dagli atti depositati in giudizio, infatti, risulta che già il 16 gennaio 2012 il Ministero della Salute aveva evidenziato dei possibili rischi per la salute conseguenti all’uso del cellulare fosse alla costante attenzione del Ministero stesso, evidenziando come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 15 novembre 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare.