Dante Pertosa, lo sport una cura contro la sedentarietà post pandemia
16 Luglio 2021La variante delta del Covid imperversa in Europa ed anche in Italia, destando qualche seria preoccupazione in quei comparti produttivi che sono stati maggiormente danneggiati dalla pandemia. Uno di questi è sicuramente lo Sport che sta riprendendosi alla grande ed ha, pertanto, il dovere di immaginare misure di profilassi atte a scongiurare ulteriori contagi. Ne parliamo con un operatore dello Sport di squadra di lungo corso.
Dante Pertosa nasce a Foggia il 25/02/1995 e sin dai primi anni di vita comincia ad intraprendere il suo percorso di crescita nel mondo del Calcio. Dopo essere cresciuto nei settori giovanili di Foggia e Manfredonia, ha militato per circa 7 anni (dai 16 ai 23) nei campionati di Promozione ed Eccellenza della Puglia e del Molise. In contemporanea però coltiva il sogno di arrivare a lavorare in palcoscenici professionistici nel mondo del calcio, così attraverso la dedizione allo studio diventa prima Dottore in Scienze delle Attività Motorie e Sportive (LT-22) presso l’Università degli Studi di Foggia e poi, lo scorso 26 giugno 2021 Dottore Magistrale in Scienze
Tecniche e didattiche dello sport (LM-68) presso l’Università degli Studi di Milano con votazione 106/110. Conclusa la carriera da calciatore dilettante nel
2017 e, acquisendo il patentino UEFA C GRASSROOTS LICENCE per allenare i giovani calciatori professionisti e non, nella stagione 2017-2018 diventa Vice allenatore
dell’Accademia Inter u17 regionali, alle spalle di Giuliano Gentilini, con il quale condivide nella stagione successiva con la stessa carica la prima avventura tra i professionisti con gli Allievi u17 NAZIONALI del NOVARA CALCIO. Nella stagione appena conclusa, tocca il punto più alto fino ad ora della sua carriera, diventando stagista Match Analyst dell’AC MONZA nel campionato di Serie B 2020-2021 nello staff tecnico di Christian Brocchi.
Come ha affrontato ed affronta la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?
Fortunatamente durante questo maledetto anno che ha colpito l’intera popolazione mondiale ho continuato a svolgere il mio lavoro, essendo controllato anche ogni settimana attraverso i tamponi che la società (in cui lavoravo) effettuava per far sì che tutto il gruppo squadra fosse monitorato giorno per giorno. La paura di prendere questo virus non mi è mai mancata, ma non tanto per me, quanto per la mia famiglia che nei periodi di sosta del campionato tornavo a trovare. Gli adulti, gli anziani e persone con patologie erano e continuano ad essere molto a rischio verso il COVID. Il disagio più brutto l’ho avuto nel momento in cui sono stati bloccati gli spostamenti da regione a regione. La Puglia (regione in cui sono nato) non mi è mai sembrata così lontana dalla Lombardia (regione in cui ho studiato e lavorato) come in questo periodo. La famiglia, la mia ragazza e i miei cari sono fondamentali nella mia vita e non poterli vedere di persona credo sia una delle cose più tristi che un ragazzo della mia età, legato ai valori della famiglia, possa affrontare. Spero che siamo alla fine di un tunnel lungo anzi lunghissimo. Mi sono appena vaccinato e spero che lo facciano tutti, perché credo sia l’unico modo per uscire da questa indimenticabile e bruttissima pandemia.
Quanti danni hanno arrecato allo Sport in generale ed al Calcio in particolare la pandemia, le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?
Per quanto riguarda lo sport e nel mio caso il calcio, credo che i danni maggiori siano stati causati ai giovani calciatori e studenti. A livello calcistico credo che non poter vedere i ragazzi e i bambini divertirsi ed inseguire un pallone tutti insieme con la grande passione che ha sempre accompagnato questo sport sia stato bruttissimo.
I professionisti sono andati avanti bene o male, ma gran parte del mondo dilettantistico quest’anno è “morto” e spero che torni presto, perché da quel mondo emerge poi tutto il valore del nostro sport e quel mondo dobbiamo custodirlo sempre senza trascurarlo mai. Oltre a lavorare nel mondo del calcio sono docente di educazione motoria e non poter vedere, ascoltare, far muovere insieme i più giovani credo sia stata una sconfitta per il paese. La scuola per il ragazzo non è solo un luogo di cultura, ma è il luogo che rappresenta gran parte della crescita umana di ciascuno studente. Lasciare tutto l’anno questi ragazzi davanti a un pc e allontanarli dai propri compagni di scuola credo sia stato un errore madornale. Il tempo è prezioso e questo anno credo che per molti studenti sia stato un anno perso non tanto a livello culturale ma nella vita. Spero che da settembre le scuole ripartano al meglio perché i ragazzi e i bambini devono tornare a vivere la propria vita.
Quanto valore attribuisce allo Sport per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psicofisico?
Nella parte dello sport vi è la parte fisica, ma anche altre come: la tecnico-tattica, mentale e psicologica, che sono assolutamente determinanti.
Fare sport significa muoversi ed il movimento rappresenta una parte indispensabile per il nostro organismo. Bisogna precisare che fare sport non deve essere un obbligo, ma un motivo per far stare bene il corpo e soprattutto la mente. Dalla mente parte tutto e se siamo forti e sereni a livello psicologico possiamo affrontare tutto e tutti. Credo che questa pandemia, proprio in relazione a questo discorso, abbia recato tantissimi danni all’essere umano. Tornare a fare sport ed attivare l’organismo con il movimento può essere sicuramente una cura.
Cosa le ha dato il Calcio in termini crescita personale, sociale e professionale?
Il Calcio era ed è ancora oggi un insegnante di vita, perché mi ha dato amicizie, valori, lavoro, ma soprattutto mi ha dato determinazione e costanza che sono le basi per uno sportivo e una persona di successo. Ci sono legami fortissimi che continuo a coltivare attraverso la passione per questo sport. A livello professionale spero di continuare a lavorare nel mondo professionistico e sogno di allenare e lavorare in una grande squadra con uno staff prima di grandi uomini e poi di professionisti.