Datterai in giudizio, il Wwf si costituisce parte civile
27 Marzo 2021L’inchiesta e l’azione di repressione al commercio dei datteri di mare rappresenta una svolta fondamentale per il contrasto ad un fenomeno che da troppo tempo sta causando danni enormi ai fondali marini.
Il Wwf Campania in relazione alla complessa operazione svolta nelle acque del golfo di Napoli, diretta dalla Procura di Napoli e dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, per il contrasto al prelievo del dattero di mare, ha espresso i migliori apprezzamenti all’attività portata a termine in modo encomiabile con risultati assolutamente importanti.
Il duro lavoro, durato tre anni, svolto dagli uomini della finanza navale ha portato alla custodia cautelare per sei esponenti di associazioni criminali dedite al prelievo illegale del mollusco in Campania per reati di associazione a delinquere, inquinamento e disastro ambientale, oltre ad altre misure cautelari per un totale di 19 persone coinvolte appartenenti a due gruppi criminali, uno a Napoli e uno a Castellammare di Stabia.
“L’inchiesta e l’azione di repressione al commercio dei datteri di mare rappresenta una svolta fondamentale per il contrasto ad un fenomeno che da troppo tempo sta causando danni enormi ai fondali marini e all’ecosistema mare. Il WWF da decenni si batte per contrastare il business clandestino del mercato dei datteri di mare in penisola sorrentina, con denunce e attività di sensibilizzazione” ha dichiarato Raffaele Lauria delegato regionale Wwf Campania.
Dal canto suo l’ufficio legale del Wwf Italia ha già incaricato un avvocato per la significazione di parte offesa, propedeutica alla costituzione di parte civile.
Il dattero (Lithophaga lithophaga) è una specie protetta da diverse convenzioni internazionali e direttive comunitarie. In Italia ne è vietato il prelievo, la detenzione e commercializzazione dal 1988. Per estrarlo dalla roccia calcarea in cui vive è necessario frantumarla a colpi di martello, distruggendo interi tratti di fondale con la conseguente desertificazione. Per un piatto di spaghetti ai datteri viene distrutto un metro quadrato di fondale! Con la roccia distrutta scompaiono anche tutta una miriade di organismi che nel corso di secoli avevano colonizzato il substrato roccioso. Le conseguenze negative riguardano anche gli stessi pesci che non trovando nutrimento sono costretti a migrare in altri luoghi, contribuendo a creare un danno non solo all’ecosistema ma anche agli stessi pescatori.
Di recente biologi marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli hanno, indirettamente, messo in correlazione l’aumento delle meduse con la distruzione causata dal prelievo del dattero di mare. Tra i tanti organismi distrutti a colpi di martello, per estrarre il ricercato mollusco, ci sono anche coralli e madrepore, tra questi uno in particolare Astroides calycularis riconoscibile per il colore arancione vivo, che colonizza proprio le falesie calcaree fino a 50 metri di profondità. Tale madrepora, seriamente minacciata al punto da essere considerata a rischio di estinzione e quindi specie protetta, è capace oltre che di filtrare il plancton, anche di catturare e mangiare proprio le meduse, tra cui la temibile Pelagia noctiluca.
L’alterazione dell’ecosistema marino e la compromissione della biodiversità, ormai scientificamente appurata da zoologi, ecologi e geologi, nell’ultima operazione messa a punto dal nucleo sommozzatori della finanza navale è apparsa particolarmente grave nella porzione sommersa della scogliera esterna che protegge il porto di Napoli e nell’area dei Faraglioni di Capri. Ma non solo Capri. L’intera costa calcarea della penisola sorrentina e amalfitana ad essere presa d’assalto da tali predoni del mare che, da quando si sono intensificati i controlli, grazie anche all’istituzione del parco marino, sono divenuti più furbi e scaltri. Non usano più i compressori pneumatici per scassare la roccia, troppo ingombranti ed evidenti, fanno staffette, nascondono i molluschi lungo la costa per poi tornare a prelevarli, lasciano i martelli sotto le rocce, ecc.
“Sono tanti i datterai osservati e segnalati negli anni in azione sotto costa, dal Capo di Sorrento a Mitigliano, da Punta Scutolo a Capri – sottolinea Claudio d’Esposito Presidente Wwf Terre del Tirreno – e non c’è bisogno di allontanarsi troppo: nei fondali della Regina Giovanna a Sorrento, per fare un esempio, è sempre possibile rinvenire decine di gusci di datteri rotti, appena estratti o portati dalla corrente. Il datteraio anche quando recupera ben poco è sempre certo di riuscire a piazzare il suo bottino, ben conoscendo la “rete” del mercato dove vendere la merce. E’ accaduto anche che ristoranti insospettabili della costiera offrissero sfacciatamente a ignari turisti stranieri il “ricercato spaghetto ai datteri di mare”, altre volte tali “frutti proibiti” erano reperibili invece, ma solo per persone conosciute, in macelleria oltre che in talune pescherie”.
È solo negli ultimi anni che si inizia a documentare un reale e decisivo contrasto a tali attività grazie anche ad un nuovo approccio normativo (la legge sugli eco reati è del 2015).
L’operazione messa in atto dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli diretta dalla Procura di Napoli va proprio in questa direzione e assume un ulteriore importante significato. Fino a qualche tempo fa, infatti, a questi delinquenti veniva sequestrata l’attrezzatura, gommoni, bombole, martelli e quant’altro, ma restavano a piede libero e, l’indomani, tornavano a mare più accaniti di prima per recuperare i soldi persi! Con la nuova “impostazione giuridica” (che ha richiesto una complessa attività di intelligence, intercettazioni, pedinamenti, riprese subacquee, relazioni di esperti, ecc.) si è dimostrata l’associazione a delinquere e il disastro ambientale, oltre al danneggiamento e alla ricettazione, per cui, ora, i colpevoli rischiano il carcere!
La Procura di Napoli ha aperto finalmente una breccia nelle associazioni criminali che prelevano illegalmente e commerciano il dattero di mare, individuando l’esistenza di due gruppi organizzati che da anni devastavano coste e fondali con un giro di affari milionario. Gli appartenenti a tali organizzazioni criminali si dedicavano sia al prelievo dei datteri che alla commercializzazione, presso ristoranti e pescherie della regione, oltre che fornire direttamente insospettabili professionisti ed esponenti di famiglie malavitose.
Per rafforzare il contrasto ai crimini di natura, collaborando direttamente con magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, e con tutti coloro i quali hanno un ruolo attivo nelle azioni di investigazione e persecuzione dei crimini contro la fauna selvatica, è nato il progetto SWiPE “Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe”. Finanziato dal programma europeo LIFE sarà implementato da 11 uffici WWF europei, tra cui WWF Italia e importanti partner come Flora & Fauna International, TRAFFIC, le Procure di Stato nei corrispondenti Paesi Europei.