Decesso di un bimbo al Santobono
16 Aprile 2019Operato di tumore muore per un’infezione. La madre denuncia carenze igieniche nel nosocomio. Il Santobono: “Comprendiamo il dolore ma le cose non sono andate così”.
Bimbo di tre anni e mezzo muore al Santobono, dopo l’intervento di asportazione di un tumore, a causa di un’infezione. La madre: “Gravi carenze igieniche e superficialità del personale”. “Mio figlio è arrivato al Santobono il giorno 12 febbraio – spiega Valentina Loffredo, la madre del bambino, intervenuta in diretta durante “La Radiazza” su Radio Marte – soffriva da tempo di alcuni problemi fisici, peraltro minimizzati dal pediatra”. Sottoposto agli esami gli è stata riscontrata la presenza di un tumore al cervelletto.
“A causa della gravità del suo quadro clinico – aggiunge la signora Valentina – l’operazione è avvenuta dopo soli tre giorni, il 15 febbraio. Dall’uscita dalla sala operatoria alla morte di mio figlio, avvenuta un mese dopo a causa di un’infezione, ho avuto modo di riscontrare una serie di carenze sul piano igienico. Nonostante ci trovassimo in ambienti che richiedevano sterilità non ci veniva dato altro che dei vecchi camici. Niente guanti o altri dispositivi. Il personale dell’ospedale dimostrava tra l’altro una certa superficialità sia nel rispetto delle norme igieniche sia nella valutazione delle problematiche di mio figlio.
Il bambino era spesso affetto da uno stato febbrile al quale i medici non davano peso. Nell’ultimo giorno di vita, dinanzi alla desaturazione, lo hanno solamente intubato, senza adottare altri provvedimenti. Tra l’altro a mio figlio erano stati prescritti degli esami colturali, da inviare al Cotugno. Mi era stato detto che erano stati effettuati. Poi, post mortem, ho scoperto che in realtà non erano mai stati fatti”.
“Ci è stato segnalato il caso di un bimbo di tre anni e mezzo morto lo scorso 18 marzo all’ospedale Santobono dove era ricoverato in seguito all’intervento di asportazione di un tumore al cervelletto – dichiara il consigliere regionale, Emilio Borrelli – la madre riferisce di gravi carenze durante la degenza del figlio. A tal proposito abbiamo chiesto alla direzione sanitaria dell’ospedale l’apertura di un’inchiesta interna per fare luce sulla vicenda clinica del piccolo e sulle eventuali negligenze nelle cure che gli sono state somministrate”.
Immediata la replica del Santobono. “Pur comprendendo ed esprimendo solidarietà ai familiari ci corre però l’obbligo di precisare che: il piccolo di circa 3 anni era affetto da una forma molto severa di tumore cerebrale, della cui gravità, e dei grandi rischi per la sopravvivenza, la famiglia era stata edotta in sede di rilascio del consenso informato all’intervento; il decesso del piccolo è avvenuto a circa un mese dall’intervento neurochirurgico , per complicanze che appaiono direttamente correlabili alla grave situazione di base ed alla complessità del decorso post-operatorio; durante il periodo di degenza in rianimazione il piccolo ha ricevuto le cure appropriate, garantite per altro in seno alla più grande rianimazione pediatrica dell’Italia meridionale, totalmente ristrutturata meno di un anno fa, con zone di isolamento idonee, utilizzate anche per alcune fasi della degenza del bimbo e con una dotazione dottrinale di un personale infermieristico rispetto ai posti letto; quanto riferito dalla signora Loffredo, ribadiamo, pur nella comprensione del legittimo dolore non appare corroborato da alcuna evidenza, ed in ogni caso avendo la famiglia intrapreso una azione risarcitoria, le confutazioni di merito di tali dichiarazioni saranno prodotte in sede propria”.
In conclusione chiude la nota del Santobono :”I primari della neurochirurgia e della rianimazione hanno già puntualmente relazionato sul decorso clinico del paziente, ad integrazione di tali relazioni, la struttura interna di Gestione del rischio clinico, come usualmente, procederà ad una revisione delle singole fasi della degenza, per verificare ogni aspetto dell’assistenza fornita2.