Depressione, “Siamo tutti condomini nel palazzo della vita”
29 Dicembre 2024
C’è poca luce nella stanza. Poca speranza. Soffia il vento freddo dell’est e rende di ghiaccio i pensieri. Come il rabdomante che fallisce nella sua ricerca, la depressione, molte volte, non trova la vera ragione del suo malessere. Se ragione esista, si frantuma negli anfratti di avvenimenti e relazioni, in artefatti che non sono soluzioni perché la depressione è materia difficile e complessa. Un interrogativo che coinvolge tutti i piani del palazzo della vita, dal portinaio all’inquilino dell’ultimo piano. Del labirinto della vita siamo alla ricerca di una via di uscita dai nostri interrogativi. Tutti in forma più o meno apparente siamo pazienti e psicoterapeuti. Basta un sorriso, un saluto per rendere una giornata diversa. Rigenera un microclima in un mondo che vive un’età difficile ulcerato da guerre, dal loro carico di morte e dalla possibilità di una distruzione totale. Una confusione delle lingue, una litigiosità, tra femminicidio e violenze, verità e falsità, uno spettacolo indegno al quale assistiamo attraverso i mezzi audiovisivi. Il mondo è un tapis roulant dove è necessario rimanere in piedi per non cadere ed essere trascinati verso il male oscuro della sfiducia e della depressione.
“Siamo tutti condomini nel palazzo della vita…”.
Il tempo del medico di famiglia è caratterizzata da un crescente numero di pazienti affetti dal marker della depressione. L’ampiezza del fenomeno sollecita, la medicina generale, a realizzare strategie opportune per riconoscere e individuare precocemente il paziente depresso.
La recente pandemia da Covid ha creato una distanza, una prudenza obbligata nei rapporti interpersonali. Un diverso modo contrattuale tra medico e paziente. Un rapporto che non ha smarrito il senso della vicinanza, della parola, del consiglio, dell’interesse. Purtroppo, ha perduto il calore del corpo, i momenti della narrazione, del silenzio nel silenzio dell’ambulatorio. Quel silenzio che a volte ha maggiore intensità della parola. Il silenzio è solitudine, attesa, momento di abbandono. Michelangelo Buonarroti crea il “bello”, la perfezione espressiva dal marmo. Vive la consapevolezza che il suo Mosè è il mistero del silenzio. È il suo tutto “tutto”. Ma è consapevole che nella mitologia anche le pietre piangono (Niobe).
“Siamo tutti condomini nel palazzo della vita…”.
È importante, ai fini di un risultato terapeutico, che il medico acquisisca, da un orientamento specifico, un affinità per riconoscere precocemente le manifestazioni cliniche della malattia valutando il reale significato, i fattori di rischio, patologie organiche, difficoltà socio-ambientali, condizioni familiari, modificazioni del comportamento, dell’umore e delle abitudini (appetito, sonno, vita di relazione).
Il medico è crocevia di condizioni di disagio e malessere psichico, raffigura uno spazio di intensa comunicazione verbale e gestuale. Partecipa in forma attiva, in base ad una analisi approfondita delle richieste e dei bisogni, ad interventi multidisciplinari coinvolgendo, in forma più o meno diretta, figure professionali e strutture specialistiche. La presenza capillare sul territorio, la facilità di accesso agli ambulatori medici da parte dei pazienti, sono riferimento costante per monitorare la malattia psichica nelle sue inevitabili oscillazioni.