Diabete: nel 2045 i malati potrebbero essere 736 milioni
15 Novembre 2018Dopo i falsi allarmi e le mancate pandemie, quella, purtroppo probabile, che attiene alla nota patologia metabolica che potrebbe mettere in ginocchio tutti i sistemi assistenziali a livello planetario. Il costo ipotizzato, insostenibile per tutti, è di ben un trilione di dollari.
Il 14 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del diabete. La data non è casuale. La scelta è caduta sul 14 novembre perché è l’anniversario della nascita di Sir Frederick Banting, il ricercatore che ha scoperto l’insulina nel 1922, insieme a Charles Best, e che con questa scoperta ha di fatto sancito l’inizio dell’era del trattamento del diabete, fino ad allora malattia dalla prognosi infausta, soprattutto nel tipo 1.
Istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Giornata viene organizzata per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete , una malattia grave e diffusa la cui prevalenza, secondo l’OMS, è in continuo aumento.
La giornata mondiale si celebra attualmente in 160 nazioni e raggiunge con le sue iniziative un pubblico di oltre 1 miliardo di persone. Un’audience immensa e un’occasione unica per fare awareness. Ma non basta.
Sarebbe auspicabile che quest’opera di sensibilizzazione proseguisse tutto l’anno perché i numeri del diabete e dell’obesità, un’epidemia strettamente interconnessa a quella del diabete di tipo 2, descrivono uno scenario che è preoccupante oggi, ma catastrofico per gli anni a venire. Le proiezioni per il 2045 prevedono 736 milioni di persone con diabete nel mondo per un costo di 1 trilione di dollari. Cifre del tutto insostenibili per i budget sanitari di tutto il pianeta.
Quest’anno, la giornata è stata dedicata alla famiglia “culla della prevenzione” perché ormai il diabete è un problema globale e tutte le famiglie sono ormai toccate da questa condizione per cui la prevenzione deve iniziare a casa. Fin da bambini e addirittura prima del concepimento. È necessario parlare di prevenzione anche alle nuove generazioni ma per farlo servono strumenti e linguaggi adeguati.
In Italia, in base ai dati ISTAT, nel 2017 si è stimata una prevalenza del diabete noto pari al 5,3% (5,4% negli uomini, 5,2% nelle donne) pari a oltre 3 milioni di persone, con un trend in leggero calo negli ultimi anni, dopo un decennio di crescita costante. La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a un valore di circa il 20% nelle persone con età uguale o superiore a 75 anni.
La prevalenza è mediamente più bassa nelle regioni del nord (4,7 e 4,5%) rispetto a quelle del centro (5,7%), del sud (6,1%) e delle isole (5,8%).
La Giornata Mondiale del Diabete è la più grande manifestazione del Volontariato in campo sanitario. In circa 500 città e cittadine d’Italia si sono svolti centinaia di eventi organizzati da Associazioni di persone con diabete, medici, infermieri, altri professionisti sanitari e persone di altre organizzazioni (Croce Rossa, Alpini, Misericordia, etc.). Tutti hanno prestano il loro impegno come Volontari. La Giornata Mondiale del Diabete è una delle poche nel suo campo a non sollecitare contributi ma anzi a offrire gratuitamente servizi.
Durante la giornata del diabete nelle centinaia di gazebo e banchetti organizzati in tutta Italia dai Volontari è stato possibile valutare il rischio di sviluppare il diabete nei prossimi anni riempiendo un semplice questionario e ricevendo depliant e materiale informativo dedicati alla prevenzione e alla corretta gestione del diabete. In oltre città sono stati organizzati anche conferenze, eventi che invitano all’esercizio fisico e perfino serate teatrali
La Giornata Mondiale del Diabete è resa possibile grazie al contributo di migliaia di Volontari. Il coordinamento delle iniziative è svolto da Diabete Italia.
Oltre il tema suggerito dall’IDF la diabetologia Campana ha aggiunto un altro tema dal titolo: la cura del diabete –al centro- e condivisa con le Istituzioni i cui messaggi chiave sono:
– con i Comuni incoraggiare sani stili di vita con attività che invoglino all’esercizio fisico nel centro urbano;
– in condivisione con la Regione e le Aziende Sanitarie Locali, promuovere la rete diabetologica del bambino e dell’adulto.
PER SAPERNE DI PIU’…
Si distinguono un diabete mellito di tipo 1 (detto anche diabete immuno-mediato, circa il 10% dei casi) e un diabete mellito di tipo 2 (detto anche diabete non immuno-mediato o dell’adulto, circa il 90% dei casi).
Si tratta fondamentalmente di due malattie distinte, in quanto i due tipi di diabete si differenziano per:
- eziopatogenesi: distruzione autoimmune delle cellule beta del pancreas nel tipo 1, ridotta sensibilità all’insulina e insulino-resistenza periferica nel tipo 2
- età di insorgenza: bambini-adolescenti nel tipo 1, adulti nel tipo 2
- sintomatologia di esordio: acuta nel tipo 1, più sfumata e graduale nel tipo 2
- strategie terapeutiche: insulina dall’esordio nel tipo 1, correzione degli stili di vita e farmaci ipoglicemizzanti nel tipo 2
- possibilità di prevenzione primaria: il tipo 1 non è prevenibile, il tipo 2 si può prevenire.
L’insorgenza del diabete di tipo 2, infatti, come per altre patologie croniche (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche), è correlata alla presenza, oltre che di fattori ereditari, anche di fattori di rischio quali: l’obesità e il sovrappeso, la sedentarietà, lo scarso consumo di frutta e verdura, l’abuso di alcol, il fumo di tabacco e le diseguaglianze socio-economiche che, unitamente a ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa, sono responsabili del 60% della perdita di anni di vita in buona salute in Europa e in Italia.
Pertanto, mentre il diabete di tipo 2 è in parte prevenibile modificando gli stili di vita delle persone a rischio, particolarmente per quel che riguarda la nutrizione e l’attività fisica, il diabete di tipo 1 non può essere prevenuto, in quanto sono ancora poco chiari i fattori di rischio che interagiscono con la predisposizione genetica scatenando la reazione autoimmunitaria
* Diabetologa