Diego Lombardi: “Credete nei vostri sogni, sempre”
30 Luglio 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
La stagione appena conclusa potrei definirla come la prima “post emergenza” e ho notato differenze con la precedente, che, anche se in minima parte, era stata influenzata fino alla fine dalle misure restrittive e dal rischio concreto di contagio. In questa stagione siamo tornati a gestire quasi normalmente il discorso calcio e spogliatoio, cosa che negli ultimi anni è mancata e a mio giudizio è fondamentale in uno sport di squadra.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Dopo le incertezze delle stagioni pienamente coinvolte nella pandemia, con campionati sospesi e classifiche congelate, le ultime due stagioni sono state caratterizzate da una maggiore attenzione su alcuni aspetti che definirei di “prevenzione”. Nella precedente stagione, ad esempio, ho vissuto da calciatore un paio di situazioni di incertezza dovute ad alcuni casi di positività tra compagni di squadra, una delle quali ha coinvolto anche me in prima persona. Con la gestione delle quarantene e i tamponi preventivi, tuttavia, la situazione è andata a scemare e si è arrivati a vivere una stagione di apparente normalità quest’anno. Nella stagione appena conclusa, infatti, abbiamo vissuto finalmente un clima di normalità dopo le ansie e le preoccupazioni degli anni precedenti.
Voglio però porre l’attenzione su un aspetto fondamentale che troppo spesso è stato sottovalutato nel tempo.
Oltre all’aspetto tecnico, con ragazzi di varie generazioni che hanno perso due stagioni fondamentali per la loro crescita calcistica, soprattutto in uno sport come il calcio che spesso tende a far diventare “grandi” in poco tempo, credo che il vero argomento su cui porre l’accento sia umano e caratteriale: il calcio, così come molti sport di squadra, permette di vivere lo spogliatoio con gruppi di coetanei che, attraverso il confronto, ci fanno crescere, ci danno consigli, ci supportano nei momenti del bisogno. Proprio questo confronto e questa socializzazione purtroppo è mancata in queste ultime stagioni, e a pagarne il prezzo maggiore sono stati proprio ragazzi e ragazze che hanno perso questa grande possibilità di crescita.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? O si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
La mia passione per il calcio credo possa essere definita come innata, avendo iniziato con la scuola calcio nel mio paese a 4 anni, unico iscritto della mia età e aggregato con ragazzi molto più grandi che mi hanno accolto come un fratellino minore. Sicuramente ognuno di noi cresce con alcuni modelli, guardando i calciatori in tv come “eroi”, come un qualcosa di così lontano da noi.
Proprio a uno di quei campioni visti come modelli devo infatti la mia “fede” calcistica, in contrasto con quella di mio padre. Sono cresciuto innamorato di Vincenzo Montella e del suo celebre “aeroplanino” ai tempi della Roma, questo mi ha portato ad essere il romanista sfegatato che sono oggi.
Lasciami però dire che la mia non è una passione esclusiva per la Roma, io amo questo sport e seguo ogni suo aspetto, ogni squadra, ogni campionato.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che la forza di volontà sia fondamentale per perseguire qualsiasi obiettivo nella nostra vita.
Nessuna strada verso successi importanti sarà in discesa, bisogna avere la forza di resistere nei momenti difficili e uscirne più forti e motivati, questo fa la differenza.
Il calcio, ad esempio, è uno sport che vive di momenti negativi e positivi, che ci pone spesso di fronte a situazioni che sembrano insuperabili, ma è proprio questo il bello: lottare, crescere, avvalersi anche di un aiuto importante del proprio compagno o collega.
Negli ultimi due anni la mia “vita calcistica” ha vissuto una crescita improvvisa, ma sudata e cercata.
Da calciatore sicuramente le ultime due stagioni sono state importanti e bellissime: la salvezza della passata stagione e la promozione in Eccellenza di quest’anno sono sicuramente ricordi indelebili e caratterizzati da gruppi che mi hanno dato tanto dal punto di vista umano e staff che mi hanno permesso di crescere dal punto di vista tecnico-tattico.
Il vero e proprio salto di qualità, però, l’ho vissuto nella mia carriera da Allenatore.
Dopo gli importantissimi anni di esperienza nell’attività di base dell’Asd Roccasecca TST, infatti, ho avuto la possibilità di confrontarmi e crescere nella splendida esperienza da Tecnico Federale Evolution Programme FIGC.
I sacrifici e la passione mi hanno portato a guadagnare la splendida chiamata per la prossima stagione dal Frosinone Calcio, come tecnico dell’Under 15 Nazionale Femminile.
Sono emozionato e pronto a confrontarmi con questa realtà meravigliosa, che mi ha dato da subito fiducia e mi ha fatto sentire a casa.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Di credere nei propri sogni, sempre. Bisogna affrontare i momenti difficili a testa alta, pensando che saranno utili per il futuro.
Ogni momento difficile di una stagione, se affrontato nel modo giusto, ci dà la forza per migliorare e raggiungere obiettivi che ci sembrano lontani.
A tal proposito ci tengo a porre l’accento sul tema dell’errore, che spesso è vissuto in maniera totalmente negativa e porta ragazzi e ragazze a perdere molte certezze.
Per spiegare questo aspetto voglio citare uno dei modelli che ogni allenatore, di qualsiasi disciplina, non può evitare di considerare: Julio Velasco.
“L’errore non è un segno di incapacità, ma fa parte del processo di apprendimento”.
Credo che questa frase racchiuda in maniera efficace l’idea che ognuno dovrebbe avere nei momenti difficili che il calcio porta a vivere: gestire l’errore, vederlo come una possibilità di crescita e non come la fine di tutto.
L’ho imparato sulla mia pelle e credo sia fondamentale per chiunque abbia un sogno o un obiettivo legato al calcio e non solo.