Digiuno intermittente, ecco come può proteggere dall’infiammazione
6 Febbraio 2024Un recente studio condotto dall’University of Cambridge, in collaborazione con colleghi statunitensi e pubblicato su ‘Cell Reports’, ha esaminato il potenziale effetto protettivo del digiuno intermittente. Gli scienziati hanno indagato su un nuovo meccanismo attraverso cui il digiuno potrebbe ridurre l’infiammazione alla base di molte malattie croniche.
Il digiuno intermittente, pratica alimentare che consiste nell’eliminare o ridurre drasticamente l’assunzione di cibo per lunghi archi temporali, ha catturato recentemente l’attenzione dei media, con personalità di spicco come il primo ministro britannico Rishi Sunak e l’immunologa italiana Antonella Viola che condividono la pratica. Addirittura, il frontman dei Coldplay, Chris Martin, e il presidente dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, hanno elogiato questa abitudine alimentare.
L’infiammazione è stata identificata come un fattore chiave in condizioni come obesità, diabete di tipo 2, aterosclerosi, Alzheimer e Parkinson. Gli scienziati, guidati da Clare Bryant dell’Università di Cambridge, hanno studiato il ruolo dell’inflammasoma Nlrp3 in queste malattie. Sorprendentemente, il digiuno intermittente è emerso come un possibile alleato nella riduzione dell’infiammazione.
Lo studio ha coinvolto 21 volontari sottoposti a un regime di digiuno intermittente, hanno mangiato un pasto da 500 kcal e poi hanno digiunato per 24 ore prima di consumare un secondo pasto da 500kcal. Questo regime alimentare ha aumentato i livelli di acido arachidonico nel sangue. Questo lipide è stato precedentemente associato all’infiammazione, ma i ricercatori hanno scoperto che in realtà riduce l’attività dell’inflammasoma Nlrp3, fornendo così una spiegazione al potenziale beneficio del digiuno nell’inibire l’infiammazione.
I risultati suggeriscono che il cambiamento della dieta attraverso il digiuno potrebbe proteggere dall’infiammazione dannosa correlata all’alto contenuto calorico delle abitudini alimentari occidentali. Questa scoperta potrebbe anche gettare luce su come farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina, agiscano attraverso un aumento temporaneo del livello di acido arachidonico. Normalmente, l’acido arachidonico viene rapidamente scomposto nel corpo, ma l’aspirina blocca questo processo, il che può portare a un aumento dei livelli di acido arachidonico, che a sua volta riduce l’attività dell’inflammasoma e quindi l’infiammazione.
Inoltre, l’idea che il digiuno regolare per un lungo periodo possa contribuire a ridurre l’infiammazione cronica associata ad Alzheimer e Parkinson è un’ipotesi intrigante, anche se richiede ulteriori ricerche. Bryant he esposto come questa ipotesi: “fornisce una potenziale spiegazione del fatto che cambiare la nostra dieta – in particolare attraverso il digiuno – ci protegge dall’infiammazione, o meglio dalla forma dannosa che è alla base di molte malattie legate all’alto contenuto calorico” di abitudini alimentari occidentali. “È troppo presto per dire se il digiuno protegge da malattie come Alzheimer e Parkinson poiché gli effetti dell’acido arachidonico sono solo di breve durata, ma il lavoro si aggiunge a una quantità crescente di letteratura scientifica sui benefici della restrizione calorica. E suggerisce che il digiuno regolare per un lungo periodo potrebbe aiutare a ridurre l’infiammazione cronica che associamo a queste condizioni. Sicuramente è un’idea attraente”.