Don Nicola Lombardi festeggia i 30 anni di sacerdozio

Don Nicola Lombardi festeggia i 30 anni di sacerdozio

1 Gennaio 2025 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Alla sua festa del XXX è intervenuto il Vescovo Emerito di Caserta Monsignor Raffaele Nogaro che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento spirituale importante per tantissimi residenti nel capoluogo e non solo. La sua, quindi, è stata una gioia doppia.

Più che una gioia doppia è stata una gioia immensa perché penso che sia un privilegio di pochi avere al trentesimo di ordinazione lo stesso Vescovo che ti ha accolto in Seminario e che ti ha ordinato e che ti segua da trentacinque anni. Questa è una duplice grazia, sia per la sua longevità( è alle soglie dei novantun anni) e per lo splendido rapporto di amicizia che ci lega.

Come è nata e come è maturata la sua chiamata vocazionale e c’è stato qualcuno che l’ha incoraggiato e sostenuto?

Fin da ragazzo sentivo una totale donazione al Signore per il  bene degli altri tanto è vero che ricordo che alle elementari mi appassionava la professione del poliziotto secondo me per il senso di giustizia, alle medie quella del medico forse  per la dimensione curativa dell’altro e poi credo che queste due dimensioni abbiano avuto nella  missione del sacerdote il suo vertice proprio perché avvertivo che la chiamata al presbiterato potesse realizzare pienamente le mie aspirazioni fondamentali alla giustizia ed all’aiuto agli altri. Di sicuro mi sono state di sprone  tante persone di fede come la mia famiglia ed il mio parroco con il suo fulgido esempio. A livello di sostegno-aiuto penso sia stato il Signore che abbia lavorato molto dentro di me, mi abbia illuminato, incoraggiato e fatto superare limiti personali che avrebbero potuto impedire la piena attuazione della Sua chiamata. Così già a diciannove anni sono entrato in Seminario fermo e convinto e da allora non ha mai vacillato questa mia convinzione.

È stata più difficile la direzione dell’Istituto di Scienze Religiose o sono più impegnativi  il suo attuale incarico di parroco e quello di direttore del Santuario della Divina Misericordia proseguendo nel progetto di don Primo Poggi?

Si tratta di due ambiti molto diversi, il primo è un ambito culturale, accademico, di insegnamento, gli altri sono di natura pastorale. Ho dovuto affrontare e risolvere nel tempo varie problematiche e criticità. Posso dire che nell’uno e nell’altro caso questi due ministeri sono stati benedetti con  tanti frutti spirituali, accademici e pastorali.

Col passare degli anni in tanti si affievoliscono entusiasmo e voglia di combattere. Lei invece ha conservato una freschezza invidiabile. Qual è il suo segreto?

Innanzitutto ringrazio tutti coloro che me lo riconoscono perché se davvero c’è è perché me lo riconoscono gli altri e  non io stesso. Se qualcuno nota in me queste qualità, ne sono grato al Signore ma penso unicamente che sia il rapporto di spiritualità, di incontro con il Cristo, la Sua Parola, con il Vangelo che motiva e rimotiva ogni giorno il mio impegno.

Trent’anni di sacerdozio e tanti, forse troppi, episodi da sottolineare. Ce n’è qualcuno in particolare che le fa piacere ricordare?

 Sono davvero tantissimi per cui c’è l’imbarazzo della scelta e non vorrei fare torto a qualche episodio particolarmente significativo. Come non ricordare, ad esempio, tutto l’impegno a favore dei giovani, l’incontro con San Giovanni Paolo II, con migliaia di giovani che da Caserta hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù. Come non ricordare tutti gli studenti, più di duecento, che si sono laureati al nostro Istituto, seguiti personalmente. Come non ricordare l’esperienza iniziale parrocchiale al piccolo borgo del Mezzano, di Casolla e di Piedimonte. Un episodio davvero memorabile si è verificato quando abbiamo portato mille migranti a Roma durante il pontificato di Giovanni Paolo II.  In quell’occasione era presente anche il nostro Vescovo Nogaro in visita ad limina e noi facemmo sostare più di un migliaio di migranti in Piazza San Pietro tutta la notte, riparati nelle Chiese. Ci fu tanta preoccupazione perché nella notte di quel 31 gennaio faceva molto freddo ed alcuni di loro si sentirono male ed ebbero bisogno di cure ospedaliere, però ci fu soddisfazione massima perché papa Giovanni Paolo II  menzionò questa presenza e grazie alla menzione il giorno dopo fummo ricevuti al Ministero degli Interni.

C’è qualcosa che vorrebbe realizzare nei suoi prossimi trent’anni di Sacerdozio?

 Io generalmente  non  faccio programmi, procedo sempre passo dopo passo aderendo a quello che il Signore mi ispira, operando in un determinato tempo ed in un determinato luogo. Di sicuro, una cosa a cui ho sempre tenuto, vorrei fare un’esperienza missionaria. Non so se riuscirò giammai a realizzare questo mio intento però sicuramente nel frattempo supplisco in un altro modo,  aiutando concretamente alcuni confratelli che svolgono il loro apostolato in quelle terre di missione, attraverso aiuti economici, come è successo questo Natale. Grazie al nostro contributo Padre Emily in Burkina-Fasu è riuscito ad organizzare un pranzo per i numerosi figli delle vittime di un recente attentato terroristico.