
Donare il sangue fa bene anche a chi lo dà
15 Marzo 2025Nelle cellule staminali del sangue di donatori abituali si trovano delle alterazioni genetiche che favoriscono la produzione di nuove cellule non cancerose. Ad esaminare questa curiosa relazione uno studio, pubblicato sulla rivista Blood, condotto dagli scienziati del Francis Crick Institute e del Centro donazioni sangue della Croce Rossa tedesca. Il team, guidato da Dominique Bonnet, ha analizzato i campioni di sangue prelevati da oltre 200 donatori abituali, che donavano il sangue tre volte all’anno. Queste informazioni sono state confrontate con quelle raccolte in donatori sporadici.
Comprendere le differenze nelle mutazioni che si accumulano nelle cellule staminali del sangue con l’avanzare dell’età, spiegano gli esperti, è fondamentale per capire l’origine e individuare potenziali trattamenti per il tumore. I ricercatori hanno scoperto livelli simili di diversità nei due sottogruppi, ma contenevano cloni con modifiche a un gene chiamato DNMT3A, notoriamente alterato nelle persone con leucemia. Per far luce su questo fenomeno, gli studiosi hanno utilizzato delle cellule staminali umane nelle quali sono stati indotti cambiamenti genetici associati alla leucemia e quelli osservati nel gruppo di donatori frequenti.
I modelli pre-clinici sono stati esposti ad ambienti diversi: uno contenente eritropoietina (EPO), un ormone che stimola la produzione di globuli rossi, che aumenta dopo ogni donazione di sangue, e un altro contenente sostanze chimiche infiammatorie per replicare un’infezione. Le cellule con le mutazioni tipiche dei donatori frequenti crescevano con la presenza di EPO, ma non nelle situazioni pro-infiammatorie. Le cellule con mutazioni preleucemiche si comportavano in modo diametralmente opposto. Questi risultati, commentano gli autori, suggeriscono che le variazioni osservate nei donatori rispondono principalmente alla perdita di sangue fisiologica che si verifica durante il prelievo.
Quando il team ha trapiantato le cellule staminali nei modelli murini, i dati sono stati coerenti. In particolare, le mutazioni tipiche dei donatori crescevano normalmente in condizioni di controllo e promuovevano la produzione di globuli rossi sotto stress. Al contrario, le cellule preleucemiche determinavano un aumento pronunciato dei globuli bianchi in entrambi gli scenari.
“Il nostro lavoro – afferma Bonnet – evidenzia come i nostri geni interagiscono con l’ambiente e con l’avanzare dell’età. Le attività che mettono bassi livelli di stress sulla produzione di cellule del sangue consentono alle nostre cellule staminali del sangue di rinnovarsi e pensiamo che ciò favorisca le mutazioni che promuovono ulteriormente la crescita delle cellule staminali piuttosto che la malattia”. “Visto l’esiguo campione dello studio – conclude Hector Huerga Encabo, altra firma dell’articolo – non possiamo stabilire con certezza che la donazione sia positiva per l’organismo, ma sarà sicuramente interessante approfondire questi risultati nei prossimi step”.