È da considerarsi un errore diagnostico anche quando il medico non esegue i dovuti controlli
13 Novembre 2020L’errore diagnostico da parte del medico non si configura solo quando questi non sia stato in grado di inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza o lo abbia inquadrato in maniera errata.
La Suprema Corte di Cassazione con una recentissima Sentenza recante numero 29597 del 2020, ha statuito che quando il medico non esegue i dovuti controlli diagnostici può essere chiamato a rispondere per errore diagnostico. In pratica, si è sancito il principio in virtù del quale l’errore diagnostico da parte del medico non si configura solo quando questi, in presenza di uno o più sintomi lamentati dal paziente, non sia stato in grado di inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza o lo abbia inquadrato in maniera errata. Tale errore, infatti, potrà considerasi configurato anche quando il sanitario non abbia eseguito o non abbia disposto dei controlli e degli accertamenti che, alla luce della sintomatologia lamentata dal paziente, siano da considerarsi doverosi per poter formulare una corretta diagnosi.
Nel caso trattato dai Supremi Giudici, il giudizio aveva ad oggetto il caso di un ginecologo, condannato per aver causato la morte di un neonato, deceduto per complicanze respiratorie in grave quadro di encefalopatia ipossico-ischemica conseguente alla rottura dell’utero materno al termine della gestazione. In questo caso, per l’appunto, la Corte di Cassazione, a sostegno della responsabilità penale del sanitario, aveva affermato che l’approfondimento diagnostico e la verifica delle condizioni fetali, che il medico non aveva compiuto, avrebbero consentito, con elevato grado di certezza di intervenire tempestivamente con il parto cesareo ed, in tal modo, di ridurre se non eliminare i danni causati al piccolo. In definitiva, i Giudici della Cassazione hanno stabilito che il mancato prolungato monitoraggio della partoriente deve considerasi un’omissione colposa riconducibile ad un errore diagnostico, poiché si tratta di un comportamento, come ricordato in Sentenza, contrario alle leges artis, che impongono di monitorare la donna in procinto di partorire, in maniera costante, proprio al fine di diagnosticare un eventuale sofferenza fetale ed intervenire tempestivamente.