A CURA DI: DANIELA CRIVELLO – EMANUELE TERRACCIANO
Giornata del volontariato del Campus Salute Caserta.
Nella Sala Teatro della Parrocchia Buon Pastore di Caserta, il Campus Salute, sezione di Caserta, ha celebrato ieri la giornata del volontariato internazionale. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal responsabile del Campus, Professor Rosario Cuomo, che da poco ha ricevuto il premio “Alfiere dell’Impegno Civile” assegnato dall’Associazione Generazione Libera per il suo impegno nel volontariato.
Scopo dell’incontro è stato quello di riflettere sulle tematiche della partecipazione civica e sul ruolo di promotore di coesione sociale proprio del volontariato. E’ intervento Enrico Borrelli, responsabile dell’Amesci, Associazione di promozione sociale impegnata a livello nazionale e internazionale nello sviluppo del Servizio Civile, quale strumento di partecipazione sociale. Insieme ai soci che hanno partecipato ai vari eventi del Campus, anche una folta rappresentanza di studenti di tutte le scuole casertane aderenti al Campus accompagnate dai dirigenti e dai docenti referenti. Insomma una vera e propria festa del volontariato durante la quale sono state ascoltate testimonianze sul tema del volontariato. Nel corso del convegno, moderato dal responsabile Cuomo, sono state anche illustrate tutte le attività della sezione casertana del Campus Salute, che opera per la diffusione della cultura della prevenzione in campo sanitario, e ricordato il ruolo dei tanti volontari casertani, medici e non, ai quali sono stati consegnati attestati di benemerenza per il serivio offerto a favore della cittadinza.
In Francia neonati senza braccia, altri 11 casi.
Proseguono le analisi per provare ad accertare le cause delle malformazioni congenite (una qualche forma di inquinamento ambientale?) in particolare perché le nascite si concentrano in ben delimitate regioni.
Secondo quanto riferito dalla Sanità pubblica, infatti, sono undici i casi di bambini affetti da “agenesia trasversale degli arti superiori” nati sul suolo francese tra il 2000 e il 2014. A questi si aggiungono altri sette già identificati, in precedenza, nello stesso dipartimento dall’apposito registro ‘Remera’ delle malformazioni congenite.
L’agenzia che si occupa delle analisi ricorda che “le indagini retrospettive, diversi anni dopo la nascita, sono complesse”.
In dettaglio, l’inchiesta avviata dal governo rivela un’incidenza maggiore in alcune regioni tra cui la Loira Atlantica (tre casi fra il 2007 e il 2008) e in Bretagna (quattro fra il 2011 e il 2013). La concentrazione dei casi in ben determinate zone desta, proprio per questo, maggiore preoccupazione. Dopo una prima inchiesta, le autorità pubbliche avevano parlato di un numero di casi nell’Ain “non superiore alla media nazionale”. Al contrario, un eccesso di malformazioni, al momento inspiegate, risultano in Bretagna e nella Loira Atlantica.
Entro il 2050 il 50 % della popolazione mondiale potrebbe aver bisogno di occhiali.
Emicranie, fotosensibilità, sono circa 15 milioni le persone miopi in Italia e il problema è in forte aumento. La causa è da ricercare nelle troppe ore passate al chiuso e di fronte allo schermo del cellulare o al monitor di un pc. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono 253 milioni i disabili visivi nel mondo, di cui 217 milioni gli ipovedenti e 36 milioni i ciechi. Entro il 2050 metà della popolazione mondiale potrebbe essere affetta da miopia, come afferma uno studio australiano, pubblicato dalla rivista Ophthalmology. A dare più preoccupazioni sono i bambini, alle prese con un crescente utilizzo di dispositivi tecnologici e videogiochi. Studi condotti in Europa mostrano che la prevalenza della miopia all’età di 9 anni è già del 12%. Aumenta al 18% circa a 15 anni e raggiunge il 24% in età adulta. Ma in molti casi, con qualche accorgimento, si potrebbe prevenire o ritardare la progressione della malattia. Gli specialisti, nel caso in cui si tratti di miopia acquisita, raccomandano di far stare almeno un’ora al giorno i bambini all’aria aperta, perché questo costringe l’occhio a utilizzare anche il campo visivo periferico. Inoltre è importante assumere corrette posture: utilizzare cellulari, pc e tablet, così come i libri, a distanza maggiore di 30 cm dagli occhi.
Laboratori di analisi, la lunga marcia verso i consorzi.
A oltre dieci anni dalla sua emanazione, finalmente sta diventando realtà anche in Campania l’aggregazione dei laboratori di analisi convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale prevista dalla Finanziaria del 2007. In sostanza questo provvedimento obbliga tutti quei laboratori con lavoro inferiore a una certa soglia a consorziarsi tra loro o con strutture di dimensioni più grandi per ottimizzare le risorse.
Inoltre questa iniziativa, come riferisce una nota della Regione Campania, avrebbe anche l’obiettivo di riequilibrare i budget tra le diverse province: infatti, si è rilevato che molti laboratori di analisi operanti sul territorio napoletano nel 2018 fatturavano presso l’ASL di Salerno, corrodendo non poco il budget di quest’ultima.
Per arginare questo fenomeno si punta a equilibrare i budget assegnati alle diverse ASL in modo tale da dirottare le risorse dove maggiormente vengono sfruttate senza aumentare la spesa. Inoltre, dall’inizio del prossimo anno, si punta a passare a un sistema che non assegni più i budget alle diverse ASL in base alla localizzazione della struttura presso la quale viene effettuata la prestazione, ma, bensì, in base all’indirizzo di residenza dell’assistito.
Sciopero dei medici solo il 23 novembre, salta quello del 9.
Salta almeno una delle due date di novembre in cui i medici hanno in programma di incrociare le braccia per chiedere condizioni di lavoro migliori e investimenti in ambito sanitario. La Commissione di Garanzia, interpretando le norme che regolano gli scioperi in ambito sanitario, ha imposto alle sigle sindacali promotrici degli scioperi di annullare quello del 9 novembre per non accavallarlo troppo con quello previsto per il 23 novembre che, invece, resta confermato. In ambito sanitario è sempre abbastanza complesso garantire il diritto allo sciopero dei lavoratori di settore e il diritto alla salute dei cittadini che ovviamente va garantito sempre e a prescindere da ogni battaglia sindacale
Un campano alla presidenza ISHAWS
Diego Cuccurullo, chirurgo napoletano, è stato eletto presidente della Italian Society of Hernia and Abdominal Wall Surgery (ISHAWS), società scientifica che rappresenta il capitolo Italiano della European Hernia Society, società con oltre mille chirurghi iscritti, che raggruppa i maggiori esperti delle patologie della parete addominale e dell’addome complesso.
I vaccini per ridurre i costi anche sociali del’influenza.
Con i primi freddi si comincia a pensare all’arrivo dell’influenza e alla necessità per le categorie a rischio di procedere alla vaccinazione per evitare di dover perdere per colpa dell’influenza giornate di lavoro. Negli Stati Uniti nei Centri per il controllo delle malattie è stato accertato che il vaccino antinfluenzale riduce in maniera molto sensibile il numero dei ricoveri per le gestanti: in sei anni grazie alle vaccinazioni si è registrato un calo di ricoveri del 40 per cento per donne incinte, ricoveri prima indispensabili per le complicazioni dell’influenza. Si tratta di una ricerca molto importante i cui risultati sono stati diffusi dalla rivista Clinical Infectius Diseases ed è la prima che dimostra la protezione del vaccino antinfluenzale dai ricoveri resi necessari dalle complicazioni dell’influenza. “Questo evidenzia che c’è un modo semplice ma efficace di ridurre le possibilità di complicazioni dall’influenza con una semplice vaccinazione”, spiega Allison Naleway, coautrice dello studio. Sei anni di indagini portate avanti tra il 2010 e il 2016su oltre due milioni di donne in gravidanza in Usa, Australia, Canada ed Israele, ricerca che ha chiarito che anche chi ha problemi cronici come asma e diabete può evitare il ricovero per eventuali complicazioni se si vaccina contro l’influenza: i cambiamenti del sistema immunitario femminile, in particolare per cuore e polmoni, rende più esposte a rischi di complicanze le donne incinte durante tutta la gestazione e fino a due settimane dopo il parto. Il vaccino protegge la mamma, ma offre uno scudo dall’influenza anche al neonato per diversi mesi dopo la nascita.
Neonati prematuri: una metodica per stabilire probabilità di sopravvivenza.
Alla pratica e all’esperienza dei medici e di tutto il personale parasanitario che lavora nelle neonatologie si aggiunge ora l’intelligenza artificiale. Un sistema applicativo creato da un team di studiosi italiani consente di stimare le possibilità di sopravvivenza dei neonati prematuri dando agli specialisti la possibilità di identificare tempestivamente i fattori di rischio. “Si tratta del primo studio al mondo di questo tipo e su vasta scala – chiarisce l’Università di Pisa – ed è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature”. La novità del sistema di intelligenza artificiale in grado di stimare le possibilità di sopravvivenza dei neonati prematuri è frutto della ricerca del Dipartimento di Informatica dell’Ateneo pisano coordinati da Alessio Micheli, Davide Bacci e dal team di neonatologi diretta da Luigi Gagliardi dell’ospedale Versilia. Il sistema applicativo è ora a disposizione gratuitamente di tutta la comunità scientifica e medica internazionale e in prospettiva sarà utilizzabile più diffusamente in ambito scientifico.
Al Nord più attenti all’alimentazione dei bambini.
Nelle scuole elementari del Nord c’è più impegno delle maestre e più attenzione dai piccoli scolaretti sull’alimentazione alimentare; non è un caso se la prevalenza dei progetti su questa importante problematica registra un’attenzione dell’89,2 per cento. Lo chiarisce una ricerca condotta dalla Fondazione italiana per l’educazione alimentare con il sostegno del Miur e il supporto dell’Università Cattolica di Milano. E’ la prima ricerca su questa problematica che conferma purtroppo il forte gap esistente fra i bambini del Nord Italia e quelli del Sud, con la Campania che a livello europeo ha purtroppo ancora il primato di obesità giovanile. Dall’analisi dei 1004 questionari emerge che le attività di educazione alimentare sono svolte dalle insegnanti di area linguistico – umanistica (26%), seguite da quelle di area logico – matematica (23%), e da quelle di area Scientifico – tecnologica (18%)
Nei vari cicli scolastici occupa il primo posto la scuola primaria, al secondo posto le scuole secondarie di primo grado (75,3%) e le scuole secondarie di secondo grado. Negli ultimi tre anni, secondo i docenti, le attività di educazione alimentare sono rimaste invariate mentre il 45% degli insegnanti è convinto del loro aumento anche perché c’è in genere più attenzione da parte dei ragazzi sui problemi della salute, su quelli ambientali, sugli sprechi evitabili e sui corretti stili di vita
Più che il cervello poté la genetica
Anche molte scelte che si rivelano importanti nella vita di un individuo non sono occasionali come potrebbe sembrare. Il risultato di uno studio condotto da Ziada Ayorech del King’s College di Londra i fattori ereditari influenzerebbero non solo il rendimento allo studio ma sarebbero anche determinanti nella scelta della facoltà alla quale iscriversi.
Una ulteriore rivalutazione del Dna dei singoli individui perché la genetica influirebbe anche sul rendimento di ogni singolo studente. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Scientific Report e l’analisi genetica ha riguardato circa tremila individui e poi tremila gemelli. In passato gli specialisti di Ziada Ayorech avevano già esaminato l’importanza del DNA nel valutare le capacità scolastiche nelle scuole inferiori e superiori. Stavolta si sono interessati del valore della genetica nella scelta del singolo Ateneo e della Facoltà a cui iscriversi. Sono stati esaminate le differenze fra gemelli identici (con genoma identico) e tra gemelli non identici per i quali il DNA differisce come tra fratelli normali. Mettendo a confronto coppie di gemelli identici e non lo studio ha confermato che non solo il rendimento ma che anche la decisione di andare avanti con gli studi o di interromperli sono scelte influenzate dal DNA. L’ereditarietà di questi comportamenti dipende da un impatto genetico valutato intorno al 57 per cento mentre il restante 43 per cento dipende da condizioni familiari e dal contesto sociale. Questo studio è proseguito esaminando il comportamento di tremila studenti e il risultato stato confermato consentendo ai ricercatori di tracciare una sorta di ipotetica mappa genetica dell’istruzione universitaria.
Tutele per i medici.
Nel recente Incontro di Roma dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) viene rilanciato l’allarme per una carenza legislativa che penalizza oltremodo i medici rispetto alle cause intentate da chi si sente leso dal loro operato.
Dalla pubblicazione della legge Gelli, quella che definisce la responsabilità dei medici che vengono sottoposti dai pazienti a un costante martellamento giudiziario, emerge che la tutela legislativa per i sanitari è incompleta. Nel corso del convegno Acoi (Associazione dei chirurghi ospedalieri) che ha riunito a Roma i rappresentanti di ben trenta società scientifiche e circa 350 professionisti in rappresentanza di tutta l’Italia i problemi legati alla difesa giudiziaria dei professionisti sono stati ancora una volta al centro del dibattito. Le singole società scientifiche sono pronte, ognuna per la specialità chirurgica e medica che rappresentano, con chiare linee guida che danno ai sanitari un indirizzo tecnico che – quando è perfettamente rispettato – eviterebbe sentenze di condanna e darebbe a ogni specialista maggiore tranquillità durante la propria attività, chirurgica e non. Da anni si registra un incremento di avvocati e di agguerriti studi legali pronti a spalleggiare cittadini che si considerano danneggiati da una struttura ospedaliera e da uno o più medici. “La mancanza del decreto delegato – ha chiarito agli iscritti Acoi il presidente Mario Montorsi – impedisce ai sanitari una difesa chiara e tutelata legalmente in sede giudiziaria.”
Senza i decreti attuativi non viene riconosciutala giusta importanza alle linee guida che le società scientifiche hanno messo da tempo a nostra disposizione non solo in Italia, ma sul territorio europeo. Ogni atto medico determina conseguenze ben definite nelle linee guida.
“E solo il loro riconoscimento ufficiale renderà finalmente operativa per noi medici – ha sottolineato Marco Montorsi – una difesa giudiziaria più lineare: se il collega ha rispettato quanto previsto dalla società scientifica si otterrà un doppio risultato. Come prima cosa la riduzione di un contenzioso che ha raggiunto da anni livelli insostenibili perché superiori ad ogni limite accettabile. Inoltre il medico potrà lavorare con maggiore serenità: le linee guida delle società scientifiche sono state realizzate per aiutarlo a un comportamento corretto e diligente durante il proprio lavoro. L’approvazione dei decreti delegati potrà creare anche un altro aspetto positivo: ridurre gli alti costi assicurativi”.
A medicina numero chiuso per almeno altri tre anni.
Restano a numero chiuso sicuramente per i prossimi tre anni le iscrizioni alle facoltà di medicina. Lo chiarisce il professore Gaetano Manfredi, rettore dell’Ateneo Federico II e presidente del Miur, la conferenza dei Rettori italiani. La recenti notizie di stampa sulla volontà del governo gialloverde, composto da Lega e Movimento 5 Stelle, di eliminare il numero chiuso ha colto di sorpresa i docenti degli Atenei Italiani. “Sono stato raggiunto da una serie di telefonate di colleghi da tutta Italia che chiedevano notizie sull’abolizione del numero chiuso – spiega il professore Manfredi – ed ho chiarito che si tratta di un obiettivo politico a medio termine che il governo intenderebbe realizzare. Credo che se ne riparlerà fra almeno tre anni”.
E’ stata affollatissima l’ultima selezione per l’accesso alle Facoltà di medicina, ai quiz quest’anno hanno partecipato circa 70 mila candidati. “Si è trattato di un numero eccezionale che non trova riscontro in nessun altro Stato europeo – conferma il professore Manfredi – probabilmente perché con l’adozione del numero chiuso si crea in Italia un’opportunità di lavoro certo, un’attrazione in più per i giovani alla ricerca di un lavoro stabile”.
Si può tornare al passato, eliminare i quiz e dare a tutti i cittadini la possibilità di iscriversi a una Facoltà di medicina cambiando però qualcosa nell’organizzazione universitaria. “Bisogna tenere presente – spiega il presidente del Miur – che in tutti questi anni sono andati via circa diecimila docenti dalle Facoltà di medicina. C’è necessità di sostituirli e sono necessari investimenti governativi che nei prossimi tre anni ci permettano di arrivare a 15 posti in più nelle facoltà di medicina, ovvero al 50 per cento in più rispetto a oggi. Quest’anno sono stati circa mille i posti aumentati nelle Facoltà – chiarisce Gaetano Manfredi – per eliminare il numero chiuso occorrono docenti, posti letto, nuovi laboratori e ogni facoltà deve avere un numero adeguato di malati la cui presenza è necessaria perché il lavoro degli specializzandi sia finalizzato a garantire assistenza di qualità”.
Contratto fermo da dieci anni, i camici bianchi scendono in piazza
Nuvoloni sempre più cupi sulla sanità nazionale con operatori sul piede di guerra per una serie di vertenze che si trascinano da anni. Medici, veterinari e dirigenti sanitari hanno organizzato nei giorni scorsi un presidio a Roma, nella piazza antistante il Parlamento, per sollecitare l’attenzione del Governo su un problema molto serio: il contratto di lavoro che non viene rinnovato da dieci anni. Cartelli, striscioni, bandiere delle varie sigle sindacali per portare avanti la battaglia dei camici bianchi all’insegna del <Meno condoni e più … Salute>. Appena ieri una giornata di astensione dagli straordinari ed Intanto sono stati proclamati per novembre due giorni di sciopero al quale aderiranno medici, veterinari e dirigenti sanitari bloccando l’assistenza ma lasciando attivi i centri di pronto soccorso in tutte le strutture sanitarie.
Al presidio romano hanno partecipato le maggiori organizzazioni sindacali di categoria fra cui l’Anaao-Assomed, la Fp Cgil Medici e la Cisl Medici che protestano per un contratto fermo fa dieci anni e per il mancato riconoscimento di quella che dovrebbe essere la dignità della professione medica. “L’attuale legge di bilancio – chiarisce Carlo Palermo, il segretario nazionale dell’Anaao – conferma il miliardo di euro promesso dal precedente governo Gentiloni, ma non ha contenuti per soddisfare le nostre richieste. Non ci riferiamo alla remunerazione dei sanitari ma a una programmazione che deve avere come primo obiettivo la difesa del servizio sanitario nazionale al quale deve essere garantito un finanziamento adeguato. Consideriamo negativamente l’aver messo in discussione il mondo sanitario italiano che continua a garantire un’assistenza sanitaria che in assoluto viene invidiata dal resto d’Europa non garantendo un contratto dignitoso ai nostri rappresentati”.
La corruzione uccide la sanità
Secondo una stima dell’Anac si potrebbe risparmiare oltre un miliardo di euro sugli acquisti se si uniformassero i prezzi.
Risparmi da capogiro in sanità se solo venissero uniformati i prezzi su tutto il territorio nazionale. Queste, dopo un’accorta indagine, le conclusioni cui è giunta l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. La nota dolente viene dai prezzi dei presidi sanitari: Ovatta, pasti, aghi, lavaggio della biancheria, dispositivi per il diabete presidi sanitari. Per questi acquisti, ogni anno le regioni spendono 6 miliardi di euro, ma oltre il 15%, pari a quasi un miliardo, si potrebbe risparmiare senza intaccare la qualità delle cure, se si uniformassero i prezzi delle forniture a quelli pagati dalle regioni ‘virtuose’ oppure allineandoli ai cosiddetti “prezzi standard”. Questo, secondo una stima dell’Anac, è l’impatto degli sprechi in sanità e dei relativi risparmi conseguibili applicando i vari prezzi di riferimento elaborati, nel corso degli anni, dall’Authority.
Nello specifico, secondo una tabella di sintesi appena elaborata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione e resa nota dall’ANSA, per presidi e dispositivi medici come siringhe, ovatta e cerotti, che costano complessivamente alle Regioni 75 milioni di euro, si potrebbero risparmiare 15 milioni, ovvero il 20%. Non si tratta decisamente di bruscolini.
In Irpinia nuovo centro radioterapico a Mirabella Eclano
A Villa Maria in Mirabella Eclano nasce la nuova radioterapia. Il Centro è dotato di un acceleratore lineare Varian TrueBeam STX, capace di un’elevatissima precisione nel trattamento dei tumori di tutti i distretti corporei.
Si tratta di un polo per la radioterapia avanzata, sviluppato e pensato sul modello di Upmc San Pietro Fatebenefratelli di Roma attivo dal 2013.
All’inaugurazione, tra gli altri, anche la presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio.
Ospedale di Caserta, domani alle 10 la partenza della Granfondo Nazionale Trapiantati
Partirà dall’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta la quindicesima edizione della Granfondo Nazionale Trapiantati. Domani martedì alle 10 in punto salteranno in sella in ventotto tra ciclisti, volontari e organizzatori. L’arrivo è previsto al Cardarelli di Napoli alle 16.30.
Sarà questa la prima tappa. Nei due giorni successivi la carovana partirà da Portici e da Positano, per poi concludersi a Salerno. La Granfondo Nazionale Trapianti è una manifestazione ciclistica organizzata dall’associazione Amici del Trapianto di Fegato di Bergamo e saranno gli stessi trapiantati, durante il percorso, a farsi testimoni diretti dell’importanza di donare gli organi dopo la morte.
L’iniziativa rientra in quell’opera di sempre più intensa e attiva collaborazione voluta dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera casertana Mario Nicola Vittorio Ferrante con il mondo del volontariato, ma anche con le istituzioni civili, militari e religiose cittadine, ma anche provinciali e regionali, per promuovere l’offerta di salute e sensibilizzare la popolazione sui temi della prevenzione.
Il cancro può essere vinto: speranze più concrete dalle nuove terapie.
Da anni il mondo e la nostra Regione lottano contro il male che sempre più presente si è fatto nella nostra vita. Se nell’esperienza comune capita sempre più spesso di venire in contatto con persone affette da tumore, le statistiche consegnano numeri che fanno ben sperare per un futura non tanto lontano.
Negli anni 70 si registrava una percentuale di guarigione dal cancro di poco più del 30%, percentuale che vent’anni dopo saliva al 47% per arrivare al 60% attuale. Ovviamente, la principale ragione di questi numeri sta nei passi da gigante fatti dalla ricerca scientifica che, nonostante non si trovi al vertice delle priorità dei Governi, sta cercando soluzioni sempre migliori per permettere ai malati di cancro di uscire dal loro incubo nel migliore dei modi. A frenare leggermente gli effetti positivi della ricerca contro il cancro, oltre a qualche ‘’problema di budget’’, c’è la tendenza a effettuare le sperimentazioni degli ultimi ritrovati della medicina su persone ‘’selezionate’’, vale a dire soggetti senza problematiche esterne rispetto al tumore, cosa che non permette di valutare gli effetti collaterali che queste nuove cure potrebbero causare in presenza di altre patologie croniche.
Gli studi di ‘’real life’’ sono considerati da molti una frontiera di particolare importanza della ricerca scientifica perché rappresenta un fondamentale metodo di giungere a una terapia sempre più individualizzata per i malati di cancro e sono molte le anime della comunità scientifica a spingere per un loro implemento.
L’ Asl 1 dovrà risarcire i medici ambulatoriali del Sumai
I medici specialisti ambulatoriali iscritti al sindacato Sumai saranno risarciti dalla Asl Napoli 1Centro della “retribuzione di risultato” per l’anno 2015. A stabilirlo, informa una nota del Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana, “è stato il Giudice del Lavoro di Napoli che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Lucio Giacomardo, legale di fiducia dell’organizzazione sindacale”. “Si chiude così – prosegue la nota – la battaglia legale intrapresa dal sindacato che da sempre aveva sostenuto che vi fosse stata una discriminazione nei confronti dei medici specialisti ambulatoriali, rispetto al resto del personale della Asl Napoli 1 Centro. La tesi sostenuta dal Sumai, ora oggetto di una sentenza di accoglimento da parte della magistratura, è che ai medici specialisti ambulatoriali, da sempre in prima fila per garantire le prestazioni sanitarie in favore della cittadinanza, dovesse essere riconosciuto il diritto a percepire la ‘retribuzione di risultato’ in seguito al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla stessa azienda sanitaria”. “Accogliamo con grade soddisfazione la decisione del magistrato – dice il dottor Gabriele Peperoni, segretario del Sumai – e auspichiamo che la direzione generale della Asl Napoli 1 Centro, anche nell’interesse della collettività e delle finanze pubbliche, voglia spontaneamente ottemperare a quanto disposto con la sentenza del giudice del Lavoro e riaprire immediatamente con il Sumai un tavolo di confronto sindacale”.
Al Pascale oltre 200 pazienti trattati con l’immunoterapia
L’immunoterapia è un vero e proprio tsunami nella lotta contro il cancro e il Premio Nobel assegnato a James Allison e a Tasuku Honjo per i loro studi su questa arma fotografa la portata di questa rivoluzione. L’Italia ha contribuito in maniera decisiva alle ricerche che hanno permesso di rendere disponibili le terapie immunoterapiche ai pazienti colpiti da tumori in fase molto avanzata. Basta pensare che all’Istituto ‘Pascale’ di Napoli, dal 2006 a oggi, abbiamo trattato con queste armi circa 2000 pazienti”. Il prof. Paolo Ascierto, Presidente della Fondazione Melanoma e Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto “Pascale” di Napoli, sottolinea il ruolo dell’Italia nelle sperimentazioni sull’immunoterapia, iniziate 12 anni fa. “Questi trattamenti – spiega il prof. Ascierto – stimolano il sistema immunitario ad attivare i linfociti T, potenti globuli bianchi che a loro volta identificano e distruggono le cellule tumorali per prevenire la diffusione della malattia. Il melanoma ha rappresentato il modello ideale per verificare l’efficacia della immunoterapia. Innanzitutto perché si tratta di un tipo di neoplasia relativamente facile da analizzare, grazie a una biopsia cutanea. Abbiamo potuto studiarne a fondo le caratteristiche immunologiche e, proprio nel melanoma, sono stati individuati per la prima volta gli antigeni, cioè i bersagli della risposta immunologica presenti sulle cellule tumorali. Inoltre, fino a pochi anni fa, non esistevano terapie realmente efficaci nel melanoma metastatico.
Premiato il ricercatore italiano Antonio Iavarone
Iavarone da anni lavora a New York presso la Columbia University, è stato assegnato il premio Guido Dorso, per la categoria “Scienziati Internazionali”. Il riconoscimento premia studiosi di origini meridionali che si siano distinti per le loro ricerche. Iavarone, infatti, è nato a Benevento e per l’occasione terrà nella sua città natale una Lectio Magistrali sulla terapia personalizzata contro i tumori. L’iniziativa è prevista il 10 ottobre presso il Complesso San Vittorino, mentre il premio sarà consegnato l’11 ottobre a Roma, a Palazzo Giustiniani del Senato. Il Premio è organizzato dall’Associazione Internazionale Guido Dorso, presieduta da Nicola Squitieri e di cui è segretario generale Francesco Saverio Coppola.
”Le nostre recenti scoperte che ci hanno portato a decifrare l’intera mappa genetica dei tumori maligni del cervello – spiega Iavarone – hanno aperto la porta a nuove terapie personalizzate che vanno a colpire le lesioni molecolari che “drogano” il tumore in modo diverso da paziente a paziente.
Al Monaldi maggiore confort per la sala di attesa divisione oncologia.
Poltroncine più comode, spazi dedicati alla lettura ed alla conversazione, pareti tinteggiate con i colori della terra che evocano positività interiore e sensazione di benessere sono le basi del concept architettonico de ‘L’angolo del tempo, la nuova sala d’attesa realizzata all’interno dell’Unità operativa di Oncologia dell’ospedale Monaldi. L’iniziativa è stata promossa da A.I.STOM (Associazione italiana stomizzati) ed è stata realizzata con il contributo di Roche. Il progetto ha trovato il pieno sostegno della direzione strategica del Monaldi perché – come ha sottolineato Antonella Tropiano, sub commissario amministrativo dell’Azienda Dei Colli, ”l’assistenza e la cura sono un momento fondamentale nella presa in carico del paziente, ma l’accoglienza, l’empatia e la capacità di inglobare in modo sereno il paziente sono elementi che sia dal punto di vista psicologico che della cura stessa sappiamo influire positivamente sull’andamento del percorso degli ammalati”.
Torna la paura del colera.
Il colera si riaffaccia in Italia, a distanza di dieci anni dall’ultimo caso: oggi come allora si tratta di pazienti che hanno contratto la malattia all’estero. I due, mamma e figlioletto di due anni, appena rientrati da un viaggio nella loro patria, il Bangladesh, sono ricoverati nell’ospedale Cotugno di Napoli che rassicura: “La situazione è del tutto sotto controllo”. Dello stesso avviso l’Istituto superiore di sanità: “Essendo due casi di importazione, il rischio di diffusione su larga scala non c’e”.
La famiglia di immigrati risiede a Sant’Arpino, in provincia di Caserta. Le condizioni della donna non destano alcuna preoccupazione, mentre il bimbo è stato ricoverato inizialmente in terapia intensiva: grazie alle cure le sue condizioni sono migliorate, per lui la prognosi resta riservata ma i medici sono ottimisti sul decorso. Sono poche decine l’anno e tutti importati i casi di colera registrati nell’Ue negli ultimi anni, mentre in Italia l’ultimo paziente conosciuto risale al 2008, un uomo di ritorno dall’Egitto. In Italia l’ultima importante epidemia di colera risale al 1973 in Campania e Puglia, con 277 casi accertati, 24 morti a Napoli e 9 in Puglia. Nel 1994 si è verificata a Bari un’epidemia di limitate proporzioni, in cui sono stati segnalati meno di 10 casi.
Istituto superiore sanità: nessun rischio di diffusione colera su larga scala
“Non si possono escludere altri casi se ci sono stati contatti stretti tra la donna e il bambino con altre persone durante i sintomi. Ma se effettivamente si tratta di colera, non è una malattia che ci allarma perché la trasmissione è per via oro-fecale ed essendo due casi di importazione, il rischio di diffusione su larga scala non c’è”.
Gianni Rezza, del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), spiega che i due casi di colera diagnosticati a Napoli “non fanno paura e non rappresentano un problema”. “Importante è l’isolamento in ospedale dei due pazienti – aggiunge – Rezza – e rintracciare le persone che potrebbero aver avuto contatti stretti con loro”. Diverso sarebbe stato se si fosse trattato di una malattia a trasmissione aerea. Il contatto con le feci contaminate dei due pazienti invece è evidentemente più difficile.