Epatite C, appello alle Regioni per eliminare il virus

Epatite C, appello alle Regioni per eliminare il virus

19 Novembre 2020 0 Di La Redazione

Loreta Kondili: “Siamo consapevoli che per l’individuazione dei pazienti da trattare è indispensabile una stretta triangolazione tra il mondo scientifico, quello sanitario e le istituzioni politiche”.

 

L’Epatite C e le sfide poste da questa infezione sono state al centro della Tavola Rotonda online ieri mattina “Dal Decreto attuativo sullo screening all’obiettivo finale ‘to cure’: percorso condiviso e condivisibile a livello Centrale e Regionale”, con responsabili scientifici la dottoressa Loreta Kondili, medico ricercatore presso il Centro nazionale per la Salute globale dell’Istituto superiore di sanità e responsabile della Piattaforma italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti ViRali (PITER), e il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT.

All’iniziativa, organizzata con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, hanno partecipato i rappresentanti delle Società scientifiche operanti nel settore: professor Sergio Babudieri, direttore scientifico SIMSPe; professor Massimo Galli, past president SIMIT; dottor Claudio Leonardi, presidente SiPaD; professor Francesco Saverio Mennini, presidente SiHTA; dottor Felice Nava, FeDerSerD; dottor Alessandro Rossi, SIMG; professor Francesco Paolo Russo, AISF; Alessandra D’Alberto, Ministero della salute; dottor Ivan Gardini, presidente dell’Associazione dei pazienti EpaC Onlus; rappresentanti delle istituzioni. Il resoconto di questo webinar sarà la base di un documento intersocietario indirizzato al Governo, al Parlamento e a tutte le Regioni per mettere in atto le iniziative volte a realizzare uno screening attivo ed efficace come previsto dal Decreto Milleproroghe.

“Una vita senza HCV è oggi un obiettivo raggiungibile, ma è cruciale che si definiscano politiche sanitarie per far emergere il sommerso e simultaneamente si garantisca l’accesso al trattamento a tutti gli individui infetti – sottolinea Loreta Kondili – la flessione registrata in questi mesi rispetto ai trattamenti avviati e la disomogeneità di accesso sul territorio nazionale è fonte di forte preoccupazione. Seppure lo stanziamento approvato per lo screening permetterà di dare grande impulso agli interventi per l’eliminazione dell’epatite C nel nostro Paese entro il 2030, nel rispetto delle indicazioni dell’OMS, non bisogna abbassare la guardia. Siamo inoltre consapevoli che per l’individuazione dei pazienti da trattare è indispensabile una stretta triangolazione tra il mondo scientifico, quello sanitario, anche a livello locale, e le istituzioni politiche. È necessario, infatti, disegnare programmi di intervento per le coorti di nascita identificate dal Decreto “Milleproroghe” di febbraio scorso come progetto sperimentale per i primi anni, coordinando anche l’attuazione proattiva dello screening nelle popolazioni chiave, tra cui tossicodipendenti e detenuti nelle carceri, superando così le falle organizzative ancora presenti.

Lo screening ha come obiettivo finale “la cura”, ossia l’eliminazione dell’infezione che si realizza attraverso un immediato linkage-to-care. I percorsi indicativi per le Regioni sono riportati nel decreto attuativo, ma bisogna accompagnarli con direttive specifiche e dettagliate. L’obiettivo si raggiungerà solo con un coordinamento efficace che vede le Regioni e il territorio protagonisti. Un fondo ad hoc, le cui risorse siano destinate all’acquisto di farmaci oltre che all’implementazione del case finding e del linkage-to-care, è indispensabile per l’eliminazione del virus”. L’impegno dell’Istituto superiore di sanità nella lotta all’Epatite C nel fornire le basi scientifiche per politiche di screening efficaci ai fini dell’eliminazione del virus è stato confermato anche dal suo presidente Silvio Brusaferro, il quale ha sottolineato l’urgenza di agire attraverso lo screening sulle key population e su altri gruppi di popolazione generale dove l’Epatite C ha un’alta prevalenza. Il raggiungimento dell’eliminazione dell’Epatite C avrà effetti importanti sulla morbilità e mortalità per malattie del fegato, sulla salute in generale, sulla spesa sanitaria e sulla richiesta di trapianto di fegato.

I dati dei pazienti trattati con i nuovi farmaci DAA per Epatite C sono oltre 215mila: numeri importanti ma non ancora sufficienti per arrivare a un’eliminazione del virus dal nostro Paese. “Avevamo accumulato un vantaggio importante, ma durante l’ultimo anno la pandemia ha bloccato per mesi screening e trattamenti, mettendo un freno preoccupante – evidenzia il viceministro della salute Pierpaolo Sileri – resta poi l’impellenza di individuare il sommerso, circa 300mila persone, per cui serve un impegno notevole. Sono state già avviate numerose iniziative per diffondere gli screening sul territorio, ma queste attività dovranno moltiplicarsi ulteriormente. Per quanto riguarda il Decreto attuativo che dovrà rendere disponibili i 71,5 milioni di euro stanziati con l’emendamento di febbraio al Decreto Milleproroghe per gli screening, il 18 settembre, il Ministero della salute, ha stabilito l’istituzione di un tavolo di lavoro per definire un decreto interministeriale che identifichi norme, criteri e modalità per l’attuazione degli screening. Non è adesso più prorogabile perché è necessario dare una risposta alla lotta contro l’Epatite C”.

“Non c’è più tempo da perdere nel procedere all’attuazione delle disposizioni previste nel Decreto Milleproroghe – ha sottolineato l’onorevole Elena Carnevali, membro della XII Commissione affari sociali – l’epatite C è un problema di Salute pubblica e non possiamo perdere il capitale acquisito negli ultimi anni. Fare prevenzione e individuare il sommerso significa garantire qualità di vita più elevata grazie ai nuovi trattamenti. Credo che l’approvazione del Decreto da parte del Ministero della salute sia questione di ore: successivamente ci sarà una grande attività per arrivare a una firma del Decreto attuativo da parte del MEF. Serve però una regia ben definita tra Stato e Regioni, che deve essere fondata su tre pilastri: prevenzione e screening, presa in carico, terapia. Un altro obiettivo è quello di raggiungere un’omogeneità di presa in carico e condivisione di PDTA su tutti i territori”.

 

“Nonostante l’attenzione pubblica sia quasi esclusivamente rivolta a gestire l’emergenza Covid, non possiamo dimenticare gli altri pazienti. Tutte le altre malattie non sono sparite, anzi – ha commentato l’onorevole Beatrice Lorenzin, membro V Commissione bilancio, tesoro e programmazione, già ministro della salute e responsabile salute del Partito Democratico – dobbiamo portare avanti azioni attive e concrete affinché la programmazione del Servizio sanitario nazionale eviti un corto circuito delle strutture sanitarie. In questo senso, la pandemia non deve costituire un ostacolo, ma uno stimolo, anche dal punto di vista culturale: la prevenzione, centrale nella gestione del Covid-19, deve tornare protagonista nella salute pubblica, coordinata in modo più forte a livello centrale per evitare la diffusione di nuovi e vecchi virus e infezioni, in quanto è lo strumento che nel tempo permette la sostenibilità del sistema stesso”.