Epidemia da Covid-19 in Italia, cosa dicono gli esperti
4 Novembre 2020La curva dei contagi in Italia è impressionante, il numero di casi aumenta ogni giorno, è cresciuto di 8 volte in 3 settimane, si è oltrepassata la soglia di più di 30mila nuovi casi, con la Campania tra le Regioni più colpite dalla seconda ondata, seconda solo alla Lombardia.
Ne abbiamo parlato con il dottor Carlo Alfaro, pediatra e adolescentologo.
Dove ci porterà un’impennata così rapida?
Più che il numero totale, preoccupa molto il tasso percentuale di casi positivi sul numero di tamponi, che è in costante aumento (siamo intorno al 14%), il che significa che si tratta di aumento reale dei contagi, non solo di aumento dei tamponi. Inoltre, parallelamente al numero dei positivi, cresce il numero di sintomatici (infatti la percentuale di soggetti diagnosticati perché con sintomi supera attualmente quella di casi risultanti da attività di tracciamento di contatti di positivi) e di ricoverati. L’indice di trasmissibilità (Rt) nazionale è salito a 1,7 (quando supera 1 vuol dire che l’epidemia è in fase esponenziale) e peraltro tende a sottostimare la reale velocità di diffusione del virus, perché calcolato solo sui casi sintomatici e basato sui dati relativi a due settimane prima. C’è interessamento di tutte le Regioni, anche se con diversi livelli di incidenza. Se non riusciamo a piegare la curva, a rallentarla, le strutture ospedaliere andranno in affanno, e se si esauriranno i posti nelle terapie intensive i morti, sia per Covid che per altre patologie gravi, aumenteranno sensibilmente. Si corre il rischio di ripetere la catastrofe sanitaria della prima ondata, con la differenza che ora è coinvolto anche il Sud, notoriamente dotato di strutture ospedaliere meno attrezzate, e l’aggravante dell’epidemia influenzale in concomitanza. Attualmente siamo nel livello dello “scenario 3”, che è quello che precede il livello massimo di pericolo (il 4) che prevede lockdown totali e generalizzati.
Cosa possiamo fare?
E’ necessaria una grande presa di responsabilità da parte delle persone. Occorre che tutti si sentano consapevoli di dover fare la propria parte nella lotta al virus. Non uscire se ammalati, igiene delle mani, mascherine. Trasporti e luoghi pubblici vanno evitati se non necessario, i contatti sociali limitati all’indispensabile, cercare di evitare di incontrarsi e andare a casa delle persone. La maggioranza dei contagi si verifica in famiglia, ma nel nucleo familiare il virus viene importato da qualche membro dall’esterno. Sta tornando, purtroppo, il mantra “Restate a casa”.
Come si pone la situazione italiana rispetto a quella nel resto del mondo?
Purtroppo a livello globale ci avviciniamo ai 50 milioni di contagi di Covid-19 e superiamo il milione e 200 di morti. Gli Stati Uniti sono primi al mondo per numero totale di casi e vittime, e continua ad avere 80-90mila casi al giorno. In Europa la curva dei contagi continua a salire esponenzialmente in Francia (quasi 50mila casi al giorno), al secondo posto nel mondo dopo gli USA per nuovi casi giornalieri, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia e Germania. La Francia, l’Austria, l’Irlanda sono in lockdown generale mentre Inghilterra, Portogallo, Grecia, Belgio, Svizzera, Olanda, Repubblica ceca, come l’Italia, stanno applicando misure restrittive delle libertà individuali.
Quando arriveremo al picco epidemico?
Non molto presto: gli epidemiologi si aspettano che questa seconda ondata avrà una curva più lunga della prima fase epidemica, per vari mesi, con un livello totale di casi superiore.
Chi rischia di più col Covid?
Tutte le fasce di età possono contrarlo, ma i rischi di decorso grave e letale restano alti, come dall’inizio dell’epidemia, per i soggetti anziani e con patologie preesistenti, che vanno tutelati. Rispetto alla prima fase, oggi la letalità del virus è significativamente minore solo perché non sta colpendo intensamente le persone più anziane e fragili. L’età mediana delle persone che contraggono l’infezione è oggi di circa 40 anni, mentre a marzo-aprile era 60-70 anni.
Come sta andando il tracciamento dei contatti?
Quando i casi si moltiplicano il tracciamento diventa più difficile, ma vale sempre la pena di tentarlo. Resta sempre importante scaricare l’app Immuni, che invia una notifica all’utente se è stato a contatto con una persona risultata poi positiva. Può essere utile anche segnare su un quaderno tutti i contatti più ravvicinati e prolungati che si sono avuti giorno per giorno con numero di telefono, per avvisarli o farsi avvisare di eventuale riscontro di positività entro 10 giorni. Ovviamente dopo il tracciamento deve esserci il test di individuazione dell’eventuale contagio: al momento l’unico validato è il tampone molecolare; il tampone antigenico rapido vale come sospetto e richiede conferma col molecolare. Il tampone non va fatto troppo presto dopo il contatto per non avere falsi negativi (almeno 4-5 giorni). A volte i tempi per l’esecuzione e la risposta del tampone molecolare sono lunghi ma comunque nell’attesa bisogna stare in isolamento; lo stesso si resta in isolamento nell’attesa di esecuzione e risposta del tampone che attesti la guarigione, dopo 10 gg di cui tre giorni senza sintomi. Un problema segnalato è il fatto che talora si abbia persistenza di positività del tampone anche a guarigione clinica, o addirittura, come emerge da una ricerca del Gemelli, che quasi 1 guarito su 5 risulta poi nuovamente positivo al tampone dopo 2 settimane: sembra però che queste residue positività non siano indicative di presenza del virus vivo e quindi di infettività del soggetto guarito.
Ma quanto deve durare un incontro con una persona che poi risulta positiva per considerarsi a rischio e dover effettuare il tampone?
Il contatto deve essere avvenuto entro dieci giorni prima, deve essere stato ravvicinato (meno di 1 metro, anche se gli aerosol possono viaggiare per molti metri) e di durata superiore a 10 minuti; le mascherine se portate da entrambi riducono il rischio ma non lo annullano se l’esposizione è molto prolungata e soprattutto se tenute male (es. poco aderenti). Il rischio diminuisce se la zona dell’incontro è ventilata. Il contagio avviene tossendo, starnutendo, cantando, gridando, parlando, in misura minore respirando; limitato invece il rischio attraverso le superfici infette.