Fabio Cerasi, insegno ai miei ragazzi a non abbattersi mai
3 Maggio 2022“Ti diranno che sei finito… e proprio in quel momento tu allacciati gli scarpini, scendi in campo e zittisci tutti.” (
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un valido calciatore: Fabio Cerasi.
La fase pandemica nella sua fase più acuta sembra ormai essere alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha affrontato questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle severe misure restrittive?
All’inizio c’era tanta disinformazione su questa problematica sconosciuta pertanto l’ho presa in maniera superficiale, cercando di sminuire il tutto e pensavo si esagerasse con le severe misure restrittive. Poi mi sono ammalato e ho capito realmente la gravità della situazione. Dopo 55 giorni di malattia, chiuso in casa in solitudine ,il mio atteggiamento è stato più responsabile.
Le restrizioni e il tentennamento del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto per quello cosi detto minore, cos’è successo in particolare nella sua specialità?
In realtà è stato tutto un po’ falsato…è vero che giochiamo nei dilettanti, però molte squadre ,pur avendo investito tanti soldi, si sono ritrovate a non poter terminare la stagione! Le ripartenze poi sono state traumatiche perché spesso non si potevano schierare parecchi atleti (per malattia o contatti)e le società dovevano garantire ugualmente la loro incolumità con regole difficilmente applicabili in uno sport come il calcio. È’ stato dunque un disagio notevole soprattutto per presidenti e organizzazioni …trovare sponsor era alquanto difficile prima…con l ‘avvento della crisi pandemica è diventata un impresa ardua .
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
È una passione che mi è stata trasmessa dal mio papà. Era un ex portiere di serie D e vedendolo in azione negli ultimi suoi anni di attività volevo imitarlo. La mia scelta si è poi definitivamente consacrata dopo L’eliminazione dell’Italia ai mondiali del 90.Nella delusione della sconfitta ,mi rimase scolpita nel cuore la felicità di Goycochea, mentre veniva sommerso dal “calore “di Maradona e compagni …li ho intuito che si trattava di un ruolo magico, fatto di modalità ,abbigliamento e soprattutto emozioni diverse dal comune calciatore. Da quel giorno ho fatto sempre il portiere ,sono passati 32 anni e lo faccio ancora con amore se pur in categorie mediocri.
Al di la delle doti personali e delle attitudini quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Come disse BUFFON “puoi allenarti tanto ma parte tutto dalla testa “,se non connetti la mente al corpo è tutto inutile …io credo che se ti poni degli obbiettivi, sei tenace e soprattutto credi in te stesso ,puoi raggiungere la tua felicità personale che è la vetta più alta per un atleta! Le categorie contano e come ma i sentimenti sono uguali per tutti i calciatori dalla serie A agli amatori .
Cosa suggerirebbe ai giovani che si avvicinano alla sua specialità?
Alleno giovani portieri dal 2006,ho sempre insegnato a gestire il dolore e a convivere con l’ingiustizia perché devono dare priorità sempre alla loro dedizione e soprattutto alla loro passione! Devono prima di tutto amare il calcio! Nel nostro ruolo possono anche criticarci, ma i giudizi cambiano in base alle prestazioni, dunque bisogna trovare un giusto equilibrio nel non abbattersi nei momenti No Ma neanche esaltarsi troppo quando si giocano grandi partite …Bisogna investire Tutto su se stessi e lasciare fuori “gli altri”! Chi non ha la forza e la volontà di portare avanti questi principi deve rimanere a casa: sta perdendo solo tempo! Ho letto di recente una frase meravigliosa sui portieri :”non è da tutti volare senza biglietto “….noi sappiamo farlo ed è per questo siamo diversi e unici nel nostro ruolo!