Felice Iacobone: “Fare sport significa avere rispetto del proprio corpo”

Felice Iacobone: “Fare sport significa avere rispetto del proprio corpo”

10 Novembre 2021 0 Di Pasquale Maria Sansone

Quando parliamo di calcio parliamo, sicuramente, dello sport più amato e praticato in Italia. Sia a livello amatoriale che professionale, infatti, è questa la federazione più importante per numero di iscritti ma, soprattutto, per il giro d’affari stratosferico che vi gira intorno. In ogni caso non si può misconoscere che anche lontano dalle serie superiori, nonostante le contraddizioni che pure esistono, esso produce ricchezza e lavoro un po’ a tutti i livelli.

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Felice Iacobone.

Dal 1998 fino al 2006 cresce con il settore giovanile del Bari, arrivando ad allenarsi anche con la prima squadra. Dal 2006 al 2008 milita in serie D, dopodiché per oltre 10 anni danza tra promozione ed eccellenza dove svolge un ruolo di primo livello. Nel 2017 consegue il patentino UEFA B che gli ha permesso di collaborare con la scuola calcio ASD Liberty Canosa.

Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

I primi mesi di lockdown totale sono stati duri, semplicemente perché rimanere in casa 24 h su 24 è qualcosa che non avrei mai immaginato. Non ho mai avuto paura di essere contagiato o di contagiare perché ho sempre cercato di rispettare alla lettera tutte le norme che ci sono state imposte. La paura, se così la vogliamo chiamare, era rivolta soprattutto a mio padre che lavora in ambito ospedaliero e ai miei nonni a cui il COVID avrebbe potuto recare gravi danni. È stata dura ma lo è ancora perché il virus c’è e ci sarà ancora per molto. Quindi consiglio a tutti, come faccio con i miei ragazzi, di non allentare l’attenzione per quanto riguarda il rispetto di quelle piccole norme che abbiamo al giorno d’oggi.

Quanti danni hanno causato allo Sport in generale ed al calcio in particolare le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

Ovviamente possiamo e dobbiamo parlare di 2 tipici danni. Sicuramente i  danni economici che hanno colpito tutte le associazioni sportive ( nonostante qualche aiuto dello Stato) sono stati enormi e ,da quello che so, ci sono società cheap fatica sono ripartite. La seconda tipologia di danno è quello psico- fisico in tutti gli atleti(bambini). Il lockdown ha obbligato i bambini a stare in casa e alla ripresa abbiamo constatato danni a livello fisico( inevitabili) ma soprattutto a livello psico- motorio. Difficoltà nel fare tutto come prima, paura anche nei genitori di fare contrarre il virus si propri figli. Adesso siamo vicini alla normalità e piano piano anche da questo punto di vista ogni settimana che passa ci aiuta a ritrovare le certezze che avevamo prima del COVID.

Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute?

Il binomio sport – salute è inscindibile. Posso affermare in tutta tranquillità che si tratta del valore centrale che caratterizza la mia attività di “addetto ai lavori”. Sì, perché il compito principale di chi fa un mestiere come il mio, è quello di formare una nuova generazione di uomini, che sia più forte e sana. Lo sport in questo è un grande acceleratore di benessere e salute. In tutte le culture e le società dove si pratica molto sport, si riescono ad arginare piaghe importanti come il tabagismo e l’obesità. Fare sport vuol dire innanzitutto avere rispetto del proprio corpo. Questo è un valore che mi sforzo di infondere in tutti i ragazzi di cui mi occupo. Dopo vengono gli schemi, le tattiche, il gioco, l’agonismo. Prima di tutto c’è l’obiettivo di crescere sani ed equilibrati.

Cosa le ha dato il Calcio in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Bene, il calcio è stato la mia vita dai 5 ai 33 anni per quanto riguarda il calcio giocato e continuerà, spero per molto, quello non giocato. Il calcio nello sportivo in generale è vita. L uomo che sono adesso lo devo al calcio, allo sport e soprattutto ai miei educatori. Il mio mister  Mauro Lagrasta diceva sempre: ” Una cosa è certa, diventerete prima uomini e forse qualcuno diventerà calciatore”. Per quanto mi riguarda è successo proprio questo. Mi ritengo un uomo sempre rispettoso dentro e fuori dal campo, perché questi per me sono i valori fondamentali dello sport, nella vittoria e soprattutto nella sconfitta. Questo mi sono posto come obiettivo quando ho intrapreso la “carriera” di educatore( dopo aver conseguito il patentino  UEFA B). Cerco e cercherò sempre di trasmettere quei valori che i miei mister hanno trasmesso a me da piccolo. Chiudo dicendo che ho sfiorato con mani il calcio vero, allenandomi con il Bari in serie B senza mai esordire, ma vado fiero di aver fatto il professionista in qualsiasi categoria in cui io abbia giocato.