Figli di un Dio minore.
26 Ottobre 2018Il nuovo anno non li vedrà più nella loro terra. La mancata soluzione in loco, pure possibile, costringerà dieci malati psichici al trasferimento fuori zona. Di fatto, contravvenendo al principio che prevede il loro reinserimento nei territori di origine.
“Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Mai come in questo momento e soprattutto con l’approssimarsi del Natale verrà disatteso nell’opulenta e religiosissima penisola sorrentina uno dei più importanti comandamenti della religione cattolica.
La chiusura entro il 31 dicembre dell’Unità Operativa Complessa di Salute Mentale di via del Mare a Sorrento – oltre a privare 82 mila residenti dei comuni da Vico Equense a Massa Lubrense, triplicati nel periodo estivo, di un servizio che va dal day hospital al centro diurno di riabilitazione, alle visite ambulatoriali, alle attività psicoterapeutiche a quelle di pschiatria, all’assistenza domiciliare al Tso (trattamento sanitario obbligatorio, l’anno scorso due casi su navi da crociera), con un organico di sei medici psichiatri, due psicologi, due assistenti sociali, tredici infermieri – comporterà il trasferimento-deportazione in strutture sanitarie fuori della penisola sorrentina, Terzigno e Castellammare di Stabia, di dieci malati cronici, uomini e donne inoffensivi, bisognosi di calore umano, di affetto, perfettamente integrati nel tessuto sociale locale per i quali l’allontanamento significherebbe la morte civile e non solo.
Eppure le hanno tentate tutte, i comitati di cittadini, la chiesa locale e gli stessi sindaci del territorio per trovare o meglio offrire all’Asl Na Sud 3 un locale di ottocento metri quadrati o due da quattrocento in sostituzione dell’attuale stabile di via Del Mare, dichiarato non a norma nell’ottobre del 2017 dal pensionando direttore sanitario su indagine conoscitiva della dottoressa Antonietta Costantini direttore generale dell’Asl Na 3 Sud.
Eppure pochi mesi prima una perizia di un tecnico della stessa Asl aveva portato ad una delibera per l’adeguamento normativo della struttura per un importo di centoventimila euro che stranamente non ha avuto seguito. Ed ancora, dal lontano 1994, anche con il cambiamento di esigenze sanitario-residenziali è mai possibile che si scopra la non rispondenza dell’edificio ai requisiti richiesti dalle legge solamente dopo un’indagine conoscitiva della dottoressa Costantini .
E perché, frattanto, essendo diventati dieci i ricoverati (la normativa vigente che ha determinato la chiusura della struttura si applica per più di dieci ospiti), non si opta per “Case Famiglia” facilmente reperibili in penisola?
Basterebbe un semplice appartamento – salvando contemporaneamente l’attività assistenziale-sanitaria ridotta a semplice servizio ambulatoriale. Del resto lo stesso trasferimento nei locali dell’ex ospedale Mariano Lauro di Sant’Agnello del Servizio psichiatrico per acuti, lo collocherebbe in locali certamente insufficienti ed in contrasto alle già vitate direttive di legge sul “Progetto obiettivo di salute mentale”
Sono interrogativi a cui non si riesce a dare risposte convincenti e che concorrono a creare malumori e ad allontanare sempre di più i cittadini dalla frequentazione delle locali ed insufficienti strutture sanitarie,
Nel frattempo Sorrento e l’intera penisola sorrentina fanno quadrato intorno agli sfortunati concittadini destinati a diventare dal primo gennaio 2019 le prime “vittime” di una discutibile riorganizzazione sanitaria che in attesa della realizzazione dell’ospedale unico, di la da venire, opta per la riduzione di parte dei servizi esistenti.