Fiorenzo Colarusso: “Grazie alla Pallavolo che mi ha insegnato la dedizione e la costanza”
12 Agosto 2021Con l’espressione Inglese “human capital flight” si fa riferimento all’emigrazione all’estero di giovani laureati che possiedono delle specializzazioni professionali.
La possibilità di studiare ed avere esperienze lavorative in una nazione diversa dalla propria permette sicuramente di ampliare le proprie conoscenze e capacità professionali; molti fra i migliori studenti italiani, però, preferiscono poi non rientrare in patria poiché ritengono di non poter ricevere offerte lavorative di un certo livello. In Italia, le condizioni lavorative non sono, in effetti, incentivanti: gli stipendi sono bassi anche per chi ha alle proprie spalle un percorso di studi eccellente e le possibilità di crearsi una carriera sono pochissime.
Il fenomeno della fuga dei cervelli, secondo uno studio della Fondazione Migrantes del 2016, riguarderebbe prevalentemente ragazzi fra i 18 ed i 34 anni di età che rappresentano un terzo degli Italiani all’estero. Le mete più gettonate sono Inghilterra, Spagna, Brasile ed Argentina, ma molti decidono di trasferirsi anche in Paesi in forte sviluppo quali l’India, gli Emirati Arabi ed il Sud Africa. La maggior parte dei laureati che decidono di trasferirsi all’estero ha frequentato facoltà scientifiche oppure Lingue, avrebbe raggiunto la laurea con il massimo dei voti (spesso con lode) ed avrebbe partecipato al progetto Erasmus.
Oggi intervistiamo una nostra mente che ha fatto successo nel Regno Unito dove coniuga la sua proficua attività di ricerca con un’eccellente attività agonistica.
Parliamo di Volley, Covid e Salute con Fiorenzo Colarusso.
PhD researcher; School of Engineering and Informatics; Representational Systems Lab; University of Sussex Falmer, Brighton, BN1 9QH, UK; Work experience as PRO Volleyball player in Italy and Europe.
Superleague UK 2019/2020 with UEL Malory Eagles (London); Serie B1 season 2018/19 with Atripalda volley (Campania); Serie B1 season 2017/18 with Pineto volley (Abruzzo); Serie A2 Season 2016/17 with GoldenPlast Civitanova (Marche); Series B1 Season 2015/16 with Aversa (promotion in A2); Series A2 Season 2014/15 with the Corigliano (Calabria); Series A2 Season 2013/14 with the Brolo (Sicily); Serie B1 Season 2012/13 with Cosenza (Calabria); Young Championship since 2008 to 2012 with Sisley Volley Treviso A1;
Sport awards:
2008: Italian Champion with Sisley Treviso (u14); 2009: 3rd place Italian Championship with Sisley Treviso (under 16); 2010: Italian Champion with Sisley Treviso (under 16); MVP award as most valuable player; 2011: Italian Champion with Sisley Treviso (under 18); 2012: 2nd place Italian Championship with Sisley Treviso (under 18); 2012: Italian beach volleyball Champion (under 18); 2012: European championship of beach volleyball in Vilnius (Lithuania), 9th place.
Come ha affrontato e affronta la paura della pandemia, del contagio e il notevole disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?
Ho sempre affrontato la pandemia nel pieno rispetto delle regole anche perché il Covid è un virus che obbliga a salvaguardare non solo la propria salute ma soprattutto quella altrui. Le vaccinazioni di massa che si stanno svolgendo iniziano ad infondere serenità e speranza, ma la strada è ancora lunga e servirà l’impegno di tutti per uscirne.
Quanti danni hanno arrecato allo sport in generale e alla pallavolo in particolare la pandemia, le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?
Per lo sport in generale ma ancor di più per la pallavolo, dove gli investimenti e le risorse economiche sono inferiori rispetto ad altri sport, i danni e le spese da sostenere sono state esorbitanti. Di conseguenza se le aziende sono chiuse e non lavorano anche gli investimenti nello sport ne risentono profondamente.
Oltretutto anche il giocare a porte chiuse ha influenzato pesantemente l’economia delle squadre, specie nelle serie più alte, in quanto settimanalmente si avevano anche entrate economiche di base contando sull’affluenza di gente al palazzetto. Ad ogni modo, un plauso va fatto a tutto il movimento pallavolistico ed ai dirigenti, specie quelli delle categorie inferiori nelle quali le risorse economiche sono molto più limitate, in quanto si sono sempre impegnati affinché tutti i rigidi protocolli venissero applicati per garantire la sicurezza di noi atleti.
Quanta importanza annette al binomio sport salute per il conseguimento del benessere psicofisico?
Si tratta di un binomio fondamentale a mio avviso perché salute mentale e fisica sono tra di loro correlate. Credo inoltre che questa Pandemia obbligandoci a stare a casa e limitando fortemente lo svolgimento dell’attività sportiva, ci abbia fatto comprendere ancor di più quanto quest’ultima contribuisca inevitabilmente ad incrementare il benessere psicofisico dell’uomo.
Che cosa le ha dato la Pallavolo in termini di crescita personale sociale e professionale?
È stata una maestra di vita, se non un genitore nel vero senso della parola. Sono andato via di casa a 14 anni per giocare nelle giovanili della Sisley Treviso, maturando molto prima dei miei coetanei. Il ruolo che ricopro giocando a pallavolo, mi ha dato tanto sotto il profilo mentale e gestionale, sia da un punto di vista egocentrico che allocentrico, in quanto sono obbligato ad avere una lettura ad ampio raggio di ciò che succede in campo al fine di far sfruttare al meglio ogni situazione. Inoltre, il praticare sport a livello agonistico ha contribuito alla maturazione di soft skills come la resilienza e la gestione della pressione abbinata al conseguimento del risultato. Sono grato alla pallavolo poiché ha contribuito a formarmi oltre che come giocatore anche come persona, in quanto ad oggi riesco ad esprimere nel mio lavoro la dedizione, la passione e l’abnegazione che riuscivo ad infondere anche in palestra al fine di conseguire un risultato.