Flavio Petruzzelli: “Il Judo è la strada per realizzarsi personalmente e formarsi eticamente”
24 Maggio 2022“Il judo si basa sull’azione flessibile della mente e del corpo. La parola flessibile tuttavia non significa mai debolezza ma qualcosa di più simile ad adattabilità e apertura mentale. La gentilezza vince sempre sulla forza”. (Kyuzo Mifune)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso judoka: Flavio Petruzzelli.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
II periodo pandemico è stato difficile per tutti, soprattutto per gli sportivi. Personalmente ho trovato serie difficoltà nel potermi allenare. Nel primo periodo di quarantena riuscivo solamente ad allenarmi con un mio compagno di palestra in casa, invece quando sembrava quasi tutto finito nell’ottobre 2020 sono risultato positivo, saltando il campionato italiano juniores e cadetti e di lì nuova quarantena. Ho passato brutti periodi e ora spero davvero che non ci siano altre restrizioni soprattutto per noi sportivi.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Nel periodo pandemico, gli sport cosiddetti “minori” sono stati quelli più colpiti dalle restrizioni e i tentennamenti politici. Penso che sia stato davvero difficile per noi judoka, allenarsi soprattutto in quanto “sport di contatto”. Dopo uno stop di 3 mesi circa, siamo stati costretti ad allenarci comunque a due metri di distanza, quindi non praticando il nostro sport ma solamente preparazione atletica. La ripresa del calcio quando noi judoka eravamo costretti a star fermi è stata veramente una grande ingiustizia nei confronti di migliaia di ragazzi.
Chi è stato, in famiglia o fra gli amici, a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua “folgorazione”, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho iniziato a praticare sport all’età di 3 anni. Dopo 6 anni di nuoto e pallanuoto ho iniziato a praticare judo. Mio padre ex judoka mi portò in una piccola palestra vicino casa e mi piacque tantissimo al punto di lasciare del tutto gli altri sport e concentrarmi solamente sul judo. Quindi diciamo è merito suo se ho intrapreso questa strada e lo ringrazio.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Penso che la forza di volontà sia obbligatoria nel mio sport. Nel 2018 mi sono trasferito da Bari a Settimo Torinese all’età di 14 anni per allenarmi nella società più forte d’Italia l’AKIYAMA, palestra del campione olimpico Fabio Basile e di Manuel Lombardo. Vivere per un periodo da solo è stato difficile: ambientarsi, nuove compagnie, nuova scuola, ma con una grande forza di volontà si riesce a far tutto. Ora sono al 5 anno del liceo scientifico e riesco ad ottenere bei voti, nonostante le ore trascorse in palestra.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il judo è un bellissimo sport che insegna tantissimi valori. Le uniche difficoltà del judo, se si vogliono ottenere risultati, sono sacrificio e forte dedizione. Lo consiglio a tantissimi ragazzi, perché il judo è uno sport davvero completo e rappresenta una strada per realizzarsi personalmente e formarsi eticamente.