Franco Cataldi: “Cosa consiglio ai ragazzi? Cercate di migliorarvi giorno dopo giorno”
1 Agosto 2022“Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio”. (Eduardo Galeano)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Franco Cataldi.
La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?
Si fortunatamente la fase pandemica sembra essere ormai dietro alle spalle, ma non c’è da star completamente tranquilli perché in attimo potremmo ritrovarci di nuovo ad incombere in questo grave problema che ormai ci affligge da anni. Bisogna continuare a vivere purtroppo e sottolineo ‘purtroppo’ in condizione di allerta, nella quotidianità e in qualsiasi cosa si faccia, anche in ambito sportivo. Nella fase più acuta, ovvero nella prima sospensione dei campionati dilettantistici non è stato facile vivere nell’emergenza, affrontare la quarantena, accettare di stare lontano dallo sport che più si ama (calcio), dagli amici, o dai famigliari.
Insieme alle restrizioni, i tentennamenti della politica hanno causato molti disagi al mondo dello sport, specie quello minore. Cosa è successo alla sua specialità?
Le restrizioni erano sempre più pesanti e soprattutto incerte. Con il blocco dei campionati se non erro avvenuto nel marzo 2020 non è stata per nulla facile la ripresa. È stato recato un danno incolmabile a noi atleti. Ci era stato poi concessa la ripresa, per la stagione successiva che tutti noi attendevamo. Ma è poi risultata un’agonia. Si giocava con 2 tamponi alla settimana, per qualche mese si andato avanti così, ma la situazione pandemica interna, era nonostante ciò incontrollabile. C’era sempre qualcuno positivo, partite su partite rinviate così dall’alto hanno ben deciso di ribloccare i campionati dilettantistici. È stato creato successivamente un format a poche squadre, dove non tutte le società hanno partecipato. Nel nostro spogliato sono stati poi riscontrati, dopo qualche tempo, circa 20 positivi. Era impossibile poter continuare questo mini campionato, la società ha giustamente ben deciso di tirare i remi in barca e ritirarsi. Quest’ ultima stagione anche se negativa per me, per via di un grave infortunio procurato ai nastri di partenza, grazie all’obbligo dei vaccini, non abbiamo riscontrato problemi di grave entità, al massimo qualche sporadico positivo, che non poteva far parte della gara domenicale.
Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
No, mai nessuno mi ha spinto a giocare a calcio. Anzi i miei quasi non volevano che sprecassi così tante e energie e cosi tanto tempo. Ma la passione e l’amore per questo sport non ha fatto altro che tenermi fin da bambino con un pallone tra i piedi.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Non amo l’ipocrisia, credo infatti che le doti personali e la genetica in determinati sport, sia ciò che più conti. Però è pur vero, che sono attitudini e caratteristiche che non bastino per il raggiungimento degli obbiettivi. Lì poi subentrano tante altri fattori, come tanta passione, tanto cuore, tanta testa e come dice lei, tanta tanta tanta forza di volontà e caparbietà. Perché senza grossi sacrifici e tanta perseveranza il talento rimane fino a se stesso.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?
Ai più giovani, consiglio di giocare a calcio con tanta passione e dedizione. E umilmente di far propria quella cultura del lavoro quotidiano, cercando di migliorarsi ogni giorno.