La grande fuga degli operatori della Sanità.
26 Ottobre 2018Il fenomeno sta investendo, massicciamente, anche Caserta e mette a nudo le difficoltà di strutture sempre meno sicure, come spiega Dario Puorto, segretario provinciale Cisl-Medici.
Le annose problematiche che da anni investono la sanità Casertana, considerata ormai, in materia di organico, posti letto, strutture e sovrastrutture dedicate, la sorella povera delle province campane, sono aggravate, se fosse possibile da un sempre più crescente fenomeno, la cosiddetta fuga di professionisti della Sanità dal territorio, non solo verso il nord Italia, ma anche fuori dal paese.
Il Sole 24 ore, in una recente stima, parla di rischio fuga per 140 mila figure professionali tra docenti, medici ed infermieri da tutto il territorio nazionale, un numero che impatterebbe in misura determinante sulla macchina sanitaria della pubblica amministrazione. I motivi? Tra i più differenti, da quello economico a quello relativo ad un legittimo benessere organizzativo sui luoghi di lavoro.
Quest’ultima motivazione è fortemente decisiva per le professionalità operanti nella provincia di Caserta.
Ne abbiamo parlato con Dario Puorto, dirigente medico di ostetricia e ginecologia dell’ Asl di Caserta e Segretario provinciale Cisl Medici:
“Da anni non esiste un turn over tempestivo all’interno degli ospedali, il personale dunque continua ad andare in pensione senza essere rimpiazzato. Ciò ovviamente determina un forte sovraccarico di lavoro, il personale medico e non solo è sempre più stressato, costretto spesso a restare al di fuori dell’orario, sostenendo con fatica doppi turni che diventano talvolta la norma e affrontando un’utenza altresì stressata per ragioni anche non mediche, a causa del particolare e critico momento storico che viviamo.
La litigiosità medico paziente, aumentata sensibilmente in tutte le strutture delle aziende sanitarie pubbliche e private, ad oggi è diventata un dato importante che insiste notevolmente sulla serenità del tempo speso sul luogo di lavoro, a danno dell’erogazione del servizio e della qualità delle relazioni, dettaglio fondamentale all’interno di una dinamica che investe la prestazione delle cure mediche ad personam.
E questa criticità diventa un problema ancor più acuto nelle aree dell’emergenza, come i pronto soccorso o il 118, tanto da determinare proprio l’insorgenza di una questione “sicurezza”, sia per gli operatori sia per i pazienti,che andrebbe arginata con misure anche drastiche”.
“Stiamo perdendo moltissimi validi professionisti – spiega ancora il segretario Cisl – esiste infatti ormai un’altissima incidenza di trasferimenti di medici e infermieri che non vogliono operare più in strutture poco sicure. A tal proposito, uno dei presidi ospedalieri maggiormente a rischio è quello di Maddaloni.
Operare in una struttura poco sicura significa mettere a repentaglio sia la vita dei cittadini che la propria professione. Ora più che mai, urge un tavolo tecnico continuo che deve coinvolgere la medicina del territorio tutta per decidere provvedimenti risolutivi a 360 gradi”.
È di qualche giorno fa l’ultima aggressione avvenuta proprio nell’azienda ospedaliera di Caserta ai danni di alcuni operatori in servizio.
È una situazione che diventa sempre più difficile e che riguarda tutti gli ospedali del territorio. La Cisl Fp provinciale ha diramato per questo una comunicazione con la quale fa sapere che a breve chiederà al Prefetto di Caserta un drappello di polizia h 24 ed un’adeguata sorveglianza nelle aree emergenza maggiormente affollate.