Gabriele Albano, è importante il sostegno della famiglia in qualsiasi attività sportiva

Gabriele Albano, è importante il sostegno della famiglia in qualsiasi attività sportiva

21 Agosto 2024 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Cintura nera di Brazilian jiu jitsu budo clan, del maestro Dario Bacci e del budo clan Basilicata, guidato dal maestro Massimiliano Monaco. Tecnico federale federkombat /coni, istruttore e cintura nera di kickboxing, Shootboxe /mma, kickboxing e MuayThai.

La sua Asd Arcadia Martial Arts opera in Basilicata nel territorio del Vulture Melfese, precisamente a lavello e Venosa (pz). Oggi abbiamo il piacere di ascoltare la storia di Gabriele Albano.

“Sono originario di Pisticci, provincia di Matera, pratico sport da combattimento da molti anni, e grazie a mio fratello Alessandro, che ci ha lasciato troppo presto. È stato lui a farmi capire l’importanza di queste discipline e a darmi gli stimoli giusti per allenarmi. Ho iniziato con il pugilato, per passare poi alla kickboxing, discipline che ho praticato a Firenze, dove ho vissuto 13 anni. Sono passato poi allo studio delle mma e Shootboxe e una volta trasferitomi in Basilicata ho iniziato a praticare anche il brazilian jiu jitsu, nel 2013. Ho gareggiato in tutte le discipline che pratico e studio, con buoni risultati soprattutto nel jiujitsu, dove per sette volte consecutive, ho vinto il campionato italiano uijj.
Ho fondato il mio team in onore e nel ricordo di mio fratello Alessandro nel 2011 dopo la sua scomparsa, ho fatto della mia passione il mio lavoro e cerco di tramandare i suoi valori e il suo ricordo. Ho avuto ed ho diversi maestri, ma lui è il mio faro e la mia guida”.

Spesso chi segue le arti marziali pensa a queste solo come tecniche di combattimento. Dietro “invece” c’è ben altro..

Chi pratica arti marziali non lo fa semplicemente o solamente perché vuole imparare un’arte, praticare sport o fare agonismo. Chi pratica arti marziali e sport da combattimento, non punta ad arrivare, o a raggiungere un obiettivo finale. Lo fa perché adora e contempla quel percorso, fatto di difficoltà, bellezza, resilienza, coraggio, valori. Conta il viaggio, non la meta. È un mantra, uno stile di vita, una visione del mondo, un modo d’essere, che ti aiuta a vivere il quotidiano con più serenità, ti mette a nudo, ti costringe a lavorare sul carattere, a correggere i difetti, ad allenare la pazienza, caratteristica, in cui sono stato sempre carente, come è nel mio caso. È un processo che migliora l’autocontrollo allenato sul tatami e lo trasferisce nella vita di tutti i giorni. 

Ad altri suoi colleghi abbiamo chiesto chi li ha spinti verso una determinata pratica sportiva.Lei fa nel suo curriculum esplicitamente riferimento a suo fratello Alessandro. Ce lo ricorda ?

Ad avvicinarmi agli sport da combattimento è stato mio fratello Alessandro, che per primo si era avvicinato al pugilato, in un territorio che sul finire degli anni 90 vedeva per la prima volta quest’arte prendere piede. A lui devo tutto, praticamente è il mio esempio continuo, che porto sempre nel cuore. 

Tutto è nato da un semplice allenamento : io non praticavo sport da combattimento ed ero sei anni più grande di mio fratello, avevo anche un caratterino non semplice e facilmente litigioso, in una seduta di allenamento in palestra, dopo un montante alle costole ed un gancio all’orecchio, capii che dovevo allenarmi, perché mio fratello più piccolo, mi aveva dato una lezione. Una lezione che mi ha fatto capire che in uno scontro leale o in uno scontro con chi pratica certe discipline, per la propria incolumità, la pratica degli sport da combattimento o arti marziali è indispensabile. 

Da allora non ho mai smesso praticamente, allenandomi negli anni dell’università a Firenze e anche dopo. Alessandro ci ha lasciati a soli 28 anni per un tragico incidente e da allora dedico tutta la mia attività sportiva nel suo ricordo e seguendo il suo esempio, come atleta e come uomo. Era un buono, con una parola gentile per tutti, legatissimo alla famiglia e ai fratelli. Lui è il mio mito. 

In famiglia, a quanto pare, vivete a pane e Sport. Quanto conta avere alle spalle questo humus sportivo?

È importante avere il sostegno della famiglia in qualsiasi attività sportiva, ancora di più nelle discipline marziali e da combattimento, fatte di sacrificio e che richiedono uno sforzo maggiore. Tornare a casa con un occhio nero o con un livido non è certo il massimo per una mamma, ma il lavoro che queste arti compiono sullo spirito dei giovani e sulla formazione del carattere è fondamentale ed ineguagliabile. Noi in famiglia abbiamo avuto la fortuna di essere seguite e spronati a praticare attività sportiva, sempre. Certo non è stato semplice e non lo è tutt’ora far accettare alcune cose e alcune situazioni ai genitori, essendo arti dure e certo non alla portata di tutti. Il fatto di essere stato fuori tanti anni, forse mi ha anche aiutato, ma devo dire che ho avuto sempre pieno appoggio dai familiari. Tutti noi, fratelli, abbiamo sempre praticato attività sportiva e siamo sempre stati seguiti in questo. 

Quello che dico sempre ai genitori dei nostri piccoli allievi, nei paesi dove operiamo è che lo sport educa. Motiva all’impegno e a scovare le risorse per misurarsi; allena all’autonomia, al coraggio, alla responsabilizzazione;Abitua a tener conto degli altri, fare insieme e socializzare;i Rchiede rispetto, stima, partecipazione. Addestra a vivere in modo responsabile e costruttivo fuori e dentro lo sport. 

Questo è, fate fare sport ai vostri figli, fateli praticare un’arte marziale reale o sport da combattimento.

Lei è esperto e maestro in diverse arti marziali. A Quale di esse si sente maggiormente legato?

Mi sento legato a tutte le discipline che ho praticato, in misura maggiore a quella che praticava mio fratello Alessandro e che ho praticato per prima e al brazilian jiu jitsu, disciplina che ho scoperto relativamente tardi ma che mi ha dato tantissimo, soprattutto dal punto di vista umano e caratteriale. Una delle poche discipline realmente marziali, dove non si può bleffare e dove ogni sfumatura della propria personalità può essere messa a nudo. Il brazilian jiu jitsu è la disciplina che consiglio di praticare a chi vuole avvicinarsi a questo mondo. 

Un corretto regime alimentare è fondamentale in tutte le pratiche sportive, lei a quale regime alimentare si rifà?

Avendo fatto agonismo in tutte le discipline che ho praticato sono stato sempre attento al l’alimentazione, per mantenere la categoria di peso. In gioventù naturalmente stando fuori casa per motivi di studio e di lavoro poi, non ero certo maniacale nella scelta e nella cura dell’alimentazione. Negli ultimi anni anni invece, con l’avanzare dell’età ho riscoperto tanto questo aspetto e sto molto attento. Prediligo una dieta ricca di verdure, legumi, cereali e pesce. Evito la carne da undici anni, per una scelta mia personale e perché non impazzisco nel mangiarla. Cerco di mantenere un regime alimentare completo, anche perché allenare e allenarsi con i ragazzi, implica per forza di cose la cura di tutti gli aspetti della vita sportiva.