Gabriele de Biagi, servono regole e buon senso per sconfiggere la pandemia
22 Febbraio 2021Praticare sport è un modo essenziale per mantenere o ritrovare uno stato di benessere psicofisico, messo a dura prova dall’angoscia panica innescata dalla pandemia.
Se il 6 marzo verrà dato il via libera, le regioni che si troveranno in zona gialla potranno riaprire palestre, piscine e tensostrutture, nelle quali consentire lo svolgimento di attività sportive di base individuali e dilettantistiche di squadra e di contatto. Questa linea guida varrà anche per le attività acquatiche.
Diversa la situazione nelle zone contraddistinte dal colore arancione, nella quali si riaprirà inizialmente solo agli allenamenti svolti in forma individuale. Le lezioni di scuole di danza e gli allenamenti di attività sportive per i bambini in età scolare saranno consentiti in coerenza e senso di continuità con l’apertura o meno delle scuole.
In entrambe le fasce, in palestra non sarà consentito l’uso delle docce e non si potranno lasciare gli indumenti negli spogliatoi, che dovranno essere riposti in zaini o borse personali e, una volta rientrati a casa, lavati separatamente dagli altri indumenti. Sarà obbligatorio bere sempre da bicchieri monouso o bottiglie personalizzate e gettare subito in appositi contenitori i fazzolettini di carta o altri materiali usati, ben sigillati. Inoltre, durante l’attività fisica in palestra sarà «obbligatorio mantenere la distanza interpersonale minima adeguata all’intensità dell’esercizio, comunque non inferiore a 2 metri». Per le piscine la distanza dovrebbe essere compresa tra i 7 e i 10 metri.
Anche le sale adibite all’attività fisica dovranno sottostare a rigidi quanto necessari protocolli. Dopo ogni utilizzo gli attrezzi andranno sempre igienizzati e sarà obbligatorio portarsi il proprio tappetino da casa, sul quale svolgere gli esercizi a terra. Gli operatori, i personal trainer e ogni persona impiegata in attività lavorative all’interno delle strutture dovranno sempre indossare la mascherina e mettere a disposizione gel igienizzante per tutti i clienti. Anche in piscina sarà obbligatorio l’uso della mascherina, ovviamente fino al momento dell’ingresso in vasca, sia per gli atleti sia per gli allenatori.
Sentiamo a tal proposito Gabriele de Biagi, Graduated in Sociology
Doctor of Science of social phenomena and organizational processes, CrossFit Level 1 Certification, Precision Nutrition Level 1 Coach, CrossFit Level 2 Certification, Fitness Instructor, Barmaid, waiter, cashier, Trainer; Café and management of soccer fields reservation, Personal wellness coach, guiding costumers to achieve their wellness results, selling wellness products, Costumers assistance, cashier, CrossFit Coach, CrossFit Coach – Head Coach – Co-owner – Training Programmer, Prozis Partner, Buddyfit Trainer & City Ambassador, Online Coach (Coach Gabry).
Come ha vissuto e vive Gabriele de Biagi la paura del contagio ed il forte disagio legato alle indispensabili restrizioni?
Inizialmente è stato uno shock, qualcosa di chiaramente inaspettato che ha stravolto la mia quotidianità, in particolare a livello professionale, con la chiusura della palestra in cui lavoro e tutte le limitazioni che ne sono seguite.
La paura del contagio è riferita non tanto alla mia persona (sebbene si tratti comunque di una eventualità che preferirei non affrontare) in quanto sono giovane ed in salute, ma più che altro al rischio di poter contagiare i miei familiari ed i miei cari meno giovani o anziani; si tratta di una grossa responsabilità ed è di fondamentale importanza agire con la testa.
Attualmente mi occupo di coaching a distanza, di cui mi occupavo anche in precedenza, ma che ora è passato da “side business” a “core business”, ovvero la mia attività principale. Chiaramente mi auguro di poter tornare in palestra, anche se la “normalità” non sarà certo quella di prima.
Quale profilassi è da attuare per evitare il contagio nelle palestre?
È assolutamente necessario adottare tutte le norme indicate dagli Enti nazionali per la sicurezza, abbinate ovviamente ad una buona dose di buon senso, a partire dall’utilizzo di mascherine, dal distanziamento sociale, dall’igienizzazione delle attrezzature e da regole ben precise, come il fatto di misurare la temperatura corporea all’ingresso in palestra.
Secondo Lei, che è un addetto ai lavori, quali strategie efficaci andrebbero attuate per rendere le palestre luoghi davvero sicuri?
Come dicevo prima, tutto deve basarsi sul buon senso e sulla riduzione del rischio di contagio al minimo indispensabile.
Nel nostro centro, CrossFit Pro Patria, abbiamo adottato diverse misure efficaci, quali il divieto di stazionare negli ambienti comuni, il passaggio consentito solo a chi si deve allenare, allenamenti su prenotazione (per contingentare il numero delle presenze all’interno della struttura), l’obbligo di utilizzo della mascherina nei momenti di passaggio da un’area all’altra, l’ingresso alle docce contingentato in base allo spazio a disposizione, l’utilizzo di abbigliamento e calzature specifiche indossate solo durante l’attività (vietando l’accesso alle zone di allenamento se si indossano gli abiti con cui si è arrivati); inoltre, abbiamo dei depuratori dell’aria che funzionano quotidianamente ed effettuiamo una igienizzazione di tutte le attrezzature utilizzate, alla fine di ogni sessione di allenamento. Tutti accorgimenti atti a rendere più “sterile” possibile l’ambiente.
In attesa della riapertura delle palestre, molti coach, qualificati per farlo, si rapportano ai loro clienti in remoto. Pensa che questa modalità possa realmente sostituire l’allenamento in presenza?
Attualmente, come dicevo in precedenza, me ne sto occupando in prima persona, con ottimi feedback, sia in termini di volume di clientela, sia in termini di risultati degli atleti.
Quindi è assolutamente una modalità molto efficace, se segue una corretta strategia e se c’è professionalità e qualità nel servizio erogato.
Tuttavia, non penso possa sostituire in toto l’allenamento in presenza, in quanto quest’ultimo porta con sé tanti scenari, situazioni, emozioni che non si hanno nell’allenamento da remoto.
Ritengo che siano entrambe ottime modalità e che l’una possa essere migliore dell’altra in base alla situazione dell’atleta/assistito; implementarle entrambe è, a mio parere, la scelta migliore.