Gaetano Bernieri, passione e caparbietà gli ingredienti per riuscire

Gaetano Bernieri, passione e caparbietà gli ingredienti per riuscire

21 Luglio 2024 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

 

Gaetano Bernieri ci apre uno squarcio sull’affascinante mondo dell’investigazione privata. E ne ha piena titolarità visto che insegna Scienze delle Investigazioni all’Università e che è in terza generazione nell’esercizio di questa delicata attività.

Nell’immaginario collettivo l’investigatore privato è visto come quello che scopre i tradimenti delle coppie. Si tratta, invece, di una professione molto complicata che presuppone una lunga e complessa formazione. Ce ne vuole parlare?

Sì,  in effetti quando si parla dell’investigatore privato l’immagine è sempre quella dello “spione dei tradimenti”, in verità è un’immagine alquanto fastidiosa e riduttiva. Questa professione impone invece impegni in ambiti delicatissimi quali il controllo dei minori, lo stalking, la revisione dell’assegno di mantenimento, le indagini per assenteismo ingiustificato sul lavoro, il controspionaggio industriale, tanto per citarne qualcuno e, ovviamente, senza escludere l’infedeltà coniugale che ai più fa sorridere ma nasconde drammi che la gente non immagina fino a che non ne viene coinvolta in prima persona. Proprio l’importanza sociale di questo lavoro ha indotto il ministero dell’interno a formulare un decreto che impone norme severe circa la nostra formazione (laurea triennale in specifici ambiti, tre anni di pratica e un corso di perfezionamento universitario).

Come ha maturato questa scelta: “spinte esterne” o “vocazione”?

Direi senza ombra di dubbio vocazione e successive spinte interne; sono nipote e figlio d’arte in quanto mio nonno da collaboratore e mia madre da titolare di licenza, hanno esercitato questa professione per tanti anni; la Prefettura-Questura di Caserta rilasciò il necessario titolo autorizzativo nel lontano 1968, titolo che ho ereditato nel 1993 e che oggi mi ha concesso l’onere e onore di essere l’istituto investigativo più vecchio della provincia di Caserta. Naturalmente ho lasciato il cognome di mia madre nella denominazione, “Mongillo investigazioni”, infatti tutti mi conoscono come il signor Mongillo e non con il mio cognome.

Alla come già detta attività complessa dell’investigazione ha aggiunto quella non meno difficile dell’insegnamento universitario. Le risulta più facile fare indagini o trasferire ad altri il frutto della sua esperienza?

In realtà ne ho aggiunte due. La prima è stata la formazione, iniziata con una incredibile intuizione di mia madre: in Campania, ma credo anche a Caserta, moltissimi non sanno che la prima scuola autorizzata dalla Regione a creare una figura professionale nel mondo investigativo stato proprio l’Ente di Palazzo Santa Lucia, nel 1991/92. Il corso di investigatore privato e informatore commerciale fu definito il fiore all’occhiello dei corsi autorizzati dalla Regione Campania. Ero giovanissimo e mia madre mi chiese di aiutarla a creare il programma e a scrivere la dispensa di studi. Non ci pensai due volte e così iniziò il mio cammino nella formazione del settore e, devo dire, ho provato la mia più grande gioia nella creazione del primo corso di perfezionamento universitario in “scienze delle investigazioni private”. La lungimiranza dell’allora magnifico rettore dell’Università di Campobasso fece si che dal mio progetto si arrivò  a definire le investigazioni come scienze. È stato il momento più bello della mia vita professionale ma, purtroppo, ho pagato un dazio pesantissimo in termini di invidia e ostracismo… Soprattutto all’interno della categoria e questo mi ha lasciato dentro un grande dolore, fortunatamente meno grande della gioia provata. La seconda è stata quella di diventare consulente privacy e data protection officer. Che dire, personalmente credo che sia più difficile fare indagini che trasmettere l’amore e le tecniche per chi intraprende questo percorso anche perché quando hai raggiunto una forza interiore sul campo, poi trasmetterla con amore ed esperienza risulta più facile.

Ci sono sicuramente dei casi che l’hanno vista particolarmente impegnata: casi irrisolti e casi risolti.

 In 31 anni di titolarità e 7 da dipendente di mia madre ho indagato sul conto di migliaia di persone, lavorando ovunque e, ovviamente, anche senza risolvere casi che mi prospettavano; tuttavia – fortunatamente – ad oggi posso dire che la percentuale di casi risolti è nettamente a mio favore ma quelli che restano impressi sono quasi sempre quelli irrisolti. Ti feriscono in quanto il desiderio più grande è quello di aiutare chi ti conferisce l’incarico e far pagare per non dare un risultato, mio malgrado, crea una sorta di frustrazione. Purtroppo però il rischio pari a zero non esiste e ad oggi, ripeto, riesco a tenere questa percentuale di rischio molto bassa, grazie alla passione e alla caparbietà senza escludere un pizzico di orgoglio che non guasta mai. Ma scoprire che un esorcista ha una relazione con una donna sposata, come dice una famosa pubblicità… “non ha prezzo”, e ti fa capire che questo lavoro è incredibile, le sorprese non finiscono mai.

Che effetto le fa rispondere a queste domande, quando nel suo mestiere è invece abituato a farne?

Nessun effetto in particolare dato che sono abituato a ricevere una miriade di domande sull’attività. Però mi rendo conto che il piacere di farle è unico, quindi a volte è meglio non trovarsi nella condizione di non rispondere.