Gaetano Solfrizzi, riportare le persone nei cinema e nei teatri
14 Gennaio 2021Lo scorso 15 giugno cinema e teatri, dopo il lungo lockdown, con il rispetto di tutte le norme, hanno riaperto. Il presidente Anc Mario Lorini sosteneva in maniera decisa: “Con la competenza che godono gli esercenti e i rigidi protocolli stiamo già offrendo un servizio di qualità. Una volta che nel buio della sala ci si accomoda nel proprio posto, lo sguardo è rivolto allo schermo. Il cinema è un’esperienza di immersione sicura ed insostituibile”.
Sebbene non siano mai stati registrati, dal 15 giugno in poi, casi di contagio avvenuti in seguito alla frequentazione di cinema e teatri non si comprende perché nel nuov DPCM del 25 ottobre scorso si sia dato lo stop a cinema e teatri.
Di questo parliamo con un valente attore di Teatro e di Cinema: Gaetano Solfrizzi. Gaetano nasce a Bari nel 1984. All’età di 16 anni frequenta un laboratorio teatrale diretto da Enzo Strippoli e successivamente entra a far parte de “La compagnia della scarpa” che lo porterà a cavalcare vari teatri Italiani interpretando sempre ruoli diversi tra i quali Jack in L’importanza di essere Ernesto di Oscar Wilde.
Esordisce al cinema all’età di 18 anni come coprotagonista del film “L’ariamara” di Daniele Basilio e Mino Barbarese (2004). Si trasferisce a Roma all’età di 23 anni per perfezionarsi con gli studi e lì continua il suo percorso tra seminari diretti da Caterina Capodilista, Giles Smith, Claudio Spadola, Gisella Burinato e frequenta il laboratorio teatrale del Circo a Vapore. Lavora al cinema con registi quali Daniele Vicari (Il passato è una terra straniera), Laszlo Barbo (Niente di serio), Roberto De Feo (I nuovi mostri), Marco Ponti (Una vita spericolata), Volfango De Biasi (L’agenzia dei bugiardi) e in Tv con Waldemar Krzystek (Anna German) interpretando Luigi Tenco, Carmine Elia (Il sistema), Michele Soavi (Rocco Chinnici), Francesco Amato (Imma Tataranni-Sostituto procuratore) interpretando Angelo Latronico “a gennaio/febbraio si gira la seconda, Alessandro Di Cristanziano (Z The Series), Andrea Porporati (Come una Madre).
Come ha vissuto e vive Gaetano Solfrizzi la paura della pandemia ed i disagi legati alle indispensabili restrizioni?
Diciamo che inizialmente non credevo che il contagio potesse arrivare a questi numeri. Giorno dopo giorno mi sono reso conto della gravità del virus e durante il lockdown ho cercato di fare mille cose per tenere la mente occupata e non pensare troppo al momento che stavamo vivendo. Sicuramente la cosa che più mi ha fatto e continua a farmi sentire strano è la nuova vita senza baci, abbracci, strette di mano e le limitazioni con le partenze per andare dai familiari. Forse il mio primo pensiero è stato proprio questo la famiglia, che non ho qui con me.
Il Teatro insieme alla Settima arte costituiscono un momento fondamentale di evasione. Quanto riescono ad essere “terapeutici” in un momento di distress come l’attuale?
Diciamo che Teatro e Cinema sono sempre “Terapeutici”. Non esiste a mio avviso un momento specifico. Questa pandemia ha fatto capire quanto sia importante il nostro lavoro e che le emozioni che può trasmettere vanno oltre l’immaginario. Il mio mestiere è vivo sempre, anche quando non lo pratico, mi diverte, mi fa stare bene, mi aiuta a non pensare e mi emoziona ogni volta che ho la fortuna di poter interpretare dei ruoli che nella vita reale non impersonificherò probabilmente mai.
Con lo spettro del lockdown quali strategie innovative si valutano per far sopravvivere questo settore, destinato a ricevere solo finanziamenti pubblici che non potranno andare a colmare le perdite subite?
Questo è davvero un tasto dolente. Noi abbiamo sempre avuto problemi, ed ora con la pandemia sono risultati mediaticamente “per fortuna”, più visibili a tutti.
L’Arte non è considerata un Mestiere vero e proprio in Italia. Da quello che so siamo in oltre 600mila a lavorare nel settore e, quindi, diciamo un numero abbastanza rilevante per far capire che anche noi esistiamo. Durante la pandemia è nata UNITA, “Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo”, fondata da più di 100 interpreti del teatro e dell’audiovisivo, con lo scopo di tutelarci sotto tutti i punti di vista, come se fossimo dei veri e propri operai o impiegati. Come interpreti e non solo purtroppo, non abbiamo un contratto collettivo nazionale che è la base di vita per un lavoratore e potrei citare tanto altro. Mi sento di dire che l’unica strategia da adottare sarebbe quella di far tornare la gente a Teatro e al Cinema, chiaramente in totale sicurezza, per far fronte a questo momento epocale che ci sta fermando, ma non abbattendo, perché noi ci crediamo, noi siamo qui per continuare a raccontare la nostra storia.