Genny Esposito: “La voglia di fare è ciò che conta davvero”
25 Aprile 2023La fase pandemica più acuta sembra essere ormai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Per fortuna il peggio sembra ormai passato, sono stati anni difficili, vissuti con la paura di essere contagiati e di poter perdere persone care. Oggi la vita è cambiata viviamo in una paura costante di poter rientrare in quell’ incubo ed ogni singolo momento di gioia o di felicità va vissuto a fondo perché abbiamo capito che la vita può cambiare da un momento all’altro.
Insieme alle restrizioni ai tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Lo sport è stato colpito duramente dalla pandemia e soprattutto nel mondo dilettantistico molte realtà purtroppo non hanno resistito e sono scomparse. Nel calcio a 5, il mio mondo, ci sono state tante società che hanno provato a rialzarsi ma non ci sono riuscite e tanti amici e conoscenti sono rimasti purtroppo senza potersi allenare ne continuare a giocare.
Chi è stata a spingerla all’attività agonistica? O si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Mio padre giocava a calcio quindi seguendo lui da bambino mi ha trasmesso questa passione che poi crescendo è andata sempre ad aumentare, lui però era un giocatore di calcio a 11 io ho conosciuto il calcio a 5 tramite amici e mi sono innamorato di questo sport da ormai più di 20 anni ed ancora oggi a 38 anni ogni volta che vado in campo provo le stesse emozioni di quando ero un ragazzino.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Come detto in precedenza non essendo più un ragazzino, conta molto la professionalità, la voglia di restare sempre a certi livelli e di dimostrare che anche a quasi 40 anni con i giusti sacrifici si può ancora essere determinanti e decisivi e competere con ragazzi molto più giovani.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il consiglio che do ai giovani di oggi è di restare sempre umili, avere la fame giusta e di avere sempre rispetto per quelle persone che lavorano dietro le quinte e fanno sacrifici enormi per non far mancare mai niente a noi giocatori perché senza di loro probabilmente questo sport non avrebbe nemmeno modo di esistere.