Giada Giacomino: “Lavoro e determinazione sono stati i miei due pilastri fondamentali”
4 Settembre 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Per quel che riguarda la mia esperienza, ho affrontato la situazione pandemica con paura e preoccupazione, l’essere privati della nostra quotidianità ha generato non pochi dubbi e momenti difficili.
Personalmente sono riuscita a trovare serenità nel poter godermi a pieno la mia famiglia, le numerose ore trascorse insieme a causa della chiusura forzata ci hanno permesso di dedicarci a pieno alla cura l’uno dell’altra anche semplicemente guardando un film in tranquillità, cosa che in tempi “normali” per via dei ritmi frenetici delle nostre vite non è sempre possibile fare.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Svolgendo il duplice ruolo di allenatrice e giocatrice posso affermare a gran voce che i danni causati da quest’emergenza pandemica sono stati notevoli e non di facile risoluzione.
Tutt’oggi ci sono società sportive che ancora devono fare i conti con i danni economici che l’era COVID ha causato.
Anche i nostri giovani ne hanno risentito, in quanto lo stop forzato delle attività sportive ha generato dei gap di apprendimento motorio non indifferenti, così come a livello relazionale, lo smodato utilizzo dei dispositivi elettronici per quanto abbiano contribuito a non lasciarci in totale isolamento dal resto del mondo, hanno generato nei nostri ragazzi un senso di alienazione dalla realtà che ancora oggi è causa del disagio sociale che molti dei nostri ragazzi vivono.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
L’avvicinamento allo sport lo devo ai miei genitori, ritenendolo di fondamentale importanza nella mia crescita e formazione.
Fu mio padre che in un noioso pomeriggio di Gennaio all’età di 5 anni decise di portarmi nella palestra del mio quartiere, dove tra altre attività provate (basket e ginnastica artistica) scelsi la mia amata pallavolo.
Tutto quello che questo sport mi ha regalato in questi anni non può essere descritto in poche righe, i sacrifici, il duro lavoro, le gioie, le belle persone incontrate non potranno mai essere dimenticati.
Alla pallavolo devo tutto compreso la persona che sono oggi.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Senza volontà è difficile proseguire nel raggiungimento di un obiettivo.
È necessario avere una buona dose di coraggio per non mollare mai di fronte a dei possibili ostacoli tanto nella vita sportiva quanto in situazioni personali, tant’è che la formamentis che la pallavolo mi ha donato è stata di grandissimo aiuto anche nel raggiungimento di obiettivi universitari.
A tal proposito cito una frase che è sempre stata il mio faro in momenti bui di Vince Lombardi un allenatore di football americano statunitense: “Non è importante quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi”.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi consiglierei innanzitutto di lavorare sodo ed essere determinati; lavoro e determinazione sono stati i miei due pilastri fondamentali nel cercare costantemente la versione migliore di me.
Per concludere ciò che sento di dire a gran voce è amare, si AMORE per ciò che si fa, è proprio grazie a questo forte sentire che è possibile affrontare tutti gli ostacoli che lo sport presenta e riuscire a trovare sempre uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.