Giancarlo Gracalich, il mio sogno aiutare i ragazzi a raggiungere i propri obbiettivi
10 Maggio 2021La storia del basket in Italia iniziò nel 1907. Fu proprio in questo anno che la pallacanestro, inizialmente chiamata “palla al cerchio” e poi più comunemente “palla al cesto”, approdò nel nostro paese, grazie a Ida Nomi, un’insegnante di educazione fisica di Siena, nonché membro della commissione tecnica femminile della Federginnastica. Fu proprio lei la prima a tradurre il regolamento originale creato dal Dottor Naismith. L’insegnante italiana ritenne che la pallacanestro fosse uno sport molto adatto alle ragazze e per questo motivo decise di presentarlo per la prima volta al Concorso Ginnico di Venezia, facendo giocare le sue allieve.
Ma la vera svolta nella storia del basket in Italia arrivò grazie a due atleti: il primo è Guido Graziani che, dopo aver completato gli studi in educazione fisica proprio nel famoso college cristiano di Springfield, fondò la scuola YMCA di Roma, dove iniziò la sua opera di diffusione del basket. Fu grazie a lui che l’8 giugno 1919 si disputò a Milano la prima vera e propria partita di questo sport in Italia.
Il secondo atleta responsabile dell’evoluzione del gioco del basket nel nostro paese è Manlio Pastorini, famoso campione di ginnastica che, insieme alla Federginnastica, promosse il primo Campionato italiano maschile di pallacanestro nel 1921.
Nella classifica degli sport più amati in Italia la Pallacanestro ha conquistato il quarto posto dopo Calcio, Tennis e Rugby. Parliamo dei problemi di questa disciplina sportiva legati alla pandemia con un suo autorevole rappresentante.
Preparatore atletico e sportivo dal 2020 e Allenatore dal 2009. Da quando è nel mondo della pallacanestro ha avuto modo di allenare squadre di ogni categoria a livello giovanile in società del Goriziano e dell’udinese. Lungo gli anni ha partecipato ed organizzato diversi camp di miglioramento individuale per giocatori.
Nel 2020 dopo tre anni di studio e prove empiriche ha fondato assieme a Marco Bragato e Luca Bertossa Basket Talent Factory, un progetto di miglioramento individuale che si fonda su basi scientifiche e propone metodi e mezzi innovativi di ultima generazione con ASD Nuova Basket Isonzo. Negli anni ha avuto la fortuna di collaborare con diverse realtà e diverse personalità durante le stagioni sportive o nelle pause estive nei camp quali Andrea Capobianco, alle giornate azzurre di Grado, Paolo Montena nel suo camp “progetto basket” a Piani di Luzza, Michele Antonutti, capitano della serie A2 di Udine al camp da lui organizzato “All Star Lignano Basketball Academy”, Rich Laurel, ex giocatore NBA e allenatore individuale, Tedi Devetak e Tiziano Vidoni. Con Basket Talent Factory inoltre collabora attivamente con Marco Legovich, fondatore di Undrafted Basketlab e vice-allenatore della serie A di Trieste e con Bit-lab, scuola di allenamento individuale di Latina (RM) per quel che riguarda l’aggiornamento di informazioni e lo scambio di idee sull’allenamento del giocatore di basket.
Come ha vissuto e vive Giancarlo Gracalich la paura della pandemia ed il disagio per le inevitabili indispensabili misure restrittive?
Il lock down non è stato semplice dal punto di vista emotivo, per razionalizzare qualcosa di nuovo ci vuole tempo, in quel periodo la paura era per qualcosa di cui non si conosceva o non si sapeva quasi nulla. Il ritorno alla vita sociale è stata un’esperienza che avrebbe potuto insegnarci quali siano i valori da preservare e riscoprire nella nostra società ma mi sento di poter dire che non è stato così. I disagi della quotidianità non sono durati molto, sono sempre convinto che l’essere umano sia capace di adattarsi a molte cose, così è stato per quel che riguarda le mascherine, gli igienizzanti, il distanziamento, il coprifuoco. Per quel che mi riguarda alla paura iniziale si è fatto strada un senso di responsabilità, per proteggere la comunità tutta e nella speranza che ci sia la possibilità per quelle attività chiuse di poter ripartire o come si dice in ambito sportivo ingranare di nuovo le marce alte.
Le mie preoccupazioni oggi sono rivolte maggiormente agli adolescenti e a quelle persone di qualsiasi età che hanno bisogno di socializzare maggiormente per diversi motivi e che potrebbero o stanno subendo a livello psicologico una situazione che li condiziona. Dal punto di vista professionale per quel che riguarda Basket Talent Factory avevamo davanti a noi una scelta, o sottometterci alle problematiche e alla sospensione dell’attività o lavorare ancora di più per ciò che riguarda l’aspetto organizzativo e sportivo. Questo periodo che è e rimane ovviamente negativo ci ha consentito di studiare la letteratura scientifica e testare nuovi attrezzi per gli allenamenti ed esercizi innovativi per un quantitativo di ore a livello percentuale di molto maggiore rispetto quelle che normalmente abbiamo a disposizione. Fermarsi non è mai una scelta contemplata per me. Ogni avvenimento permette quasi sempre di percorrere nuove strade o incrementare una parte di lavoro in essere.
Quali problematiche legate alla pandemia, ai lockdown ed alla cattiva gestione politica hanno interessato il Basket?
Non entrerei in considerazioni riguardanti la bontà o meno di determinate scelte politiche, fortunatamente non sono stato io a dover decidere. La pandemia ha colpito tutti, dalle grandi società a quelle più piccole, dai giocatori, coach e trainer professionisti a quelli minors. Le società hanno dovuto sostenere una spesa e un’organizzazione non indifferente, hanno dovuto da un giorno all’altro riempirsi di moduli, mettere in sicurezza le strutture, effettuare i tamponi per poter giocare e cercare in tutti i modi di tenere vicini gli iscritti per non rischiare un fuggi fuggi generale dallo sport. Molte di esse hanno cercato di mantenere un rapporto con i ragazzi e le ragazze come potevano, attraverso chiamate, lezioni in dirette online su diverse piattaforme, allenandosi all’aperto quando consentito dai colori delle varie zone e dal meteo. Per non parlare delle quarantene che hanno coinvolto giocatori, staff, dirigenti…
La pallacanestro adesso sta vivendo un periodo di grande difficoltà da un lato data dalle problematiche appena citate e dall’altro dalla difficoltà di reperire sponsor e disponibilità economica per poter fronteggiare le spese, ma per come la penso io non possiamo focalizzarci su quelli che sono i problemi ma affrontarli. C’è la possibilità di trarre dei benefici economici e sportivi per il basket dalla tragica situazione attuale. Trovare dei vantaggi è un affare complesso, cercarli può fare la differenza.
Chi avrà il coraggio di prendere delle decisioni, diventerà un giocatore…chi saprà prendere quelle giuste, rimarrà leggenda. Kobe Bryant. Cosa Le ha dato, umanamente parlando, la consolidata esperienza cestistica?
Molto, persone con una professionalità e umanità fuori dal comune, un modo di intendere lo sport e la vita, la responsabilità di dover essere una brava persona.
Io ho una grande fortuna, alleno giocatori individualmente. Questo fa sì che possa rapportarmi con loro in modo approfondito, scambiare con loro opinioni, conoscenze, obiettivi, sogni. Quando si ha un rapporto di questo tipo con giocatori e giocatrici di qualsiasi età e categoria partecipanti a campionati giovanili o facenti parte di prime squadre oltre al poter impostare un programma di alta qualità si instaura un rapporto umano incredibile. Quello che la pallacanestro mi ha dato e continua a darmi è la soddisfazione di veder migliorare questi ragazzi e vederli raggiungere i propri obiettivi, e avere la presunzione di essere una parte della loro soddisfazione.