Gianmarco Calasso: “Il basket è uno sport di squadra, non si vince da soli ma insieme”
18 Ottobre 2022Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Gianmarco Calasso.
La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?
Durante la quarantena il morale era davvero ai minimi storici perché chi vive, non solo economicamente, di sport non quasi non riesce a stare tanto tempo fermo se non per piccole sedute di allenamento individuale. Personalmente da giocatore di pallacanestro professionista ho cercato il più possibile di rimanere allenato tramite sessioni di corsa con e senza palla, nel limite delle disposizioni emanate. Attualmente però noto un lato positivo in ciò. La gente durante le manifestazioni sportive e non è molto più attenta all’igiene personale e di gruppo il che non è un aspetto affatto negativo… Spero soltanto che alcune abitudini possano rimanere anche dopo che il covid venga debellato definitivamente.
Gestire paura del contagio e rabbia per le misure restrittive non è stato semplice. Ogni giorno sembrava uguale e monotono perché lo sport serve anche a spezzare la monotonia di ogni giorno, soprattutto per chi vi si rifugia per avere quelle 2 ore di leggerezza mentale. Purtroppo in tutto ciò i media non aiutavano visto che spesso si puntava ad ingigantire i dati e le situazioni per creare i migliori “titoli” da poter vendere o con cui fare share.
Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità?
La mia disciplina è la Pallacanestro e tutta questa situazione ha creato un malessere non indifferente. Nel settore del basket dilettantistico e amatoriale si è tutto completamente fermato andando a distruggere gli ecosistemi di quelle piccole società con basso capitale nate soprattutto per far divertire un gruppo di amici e di persone che non fanno di certo quello di mestiere.
Così facendo si va a ledere soprattutto la componente morale e della sanità mentale di questi individui che si vedono privati della loro passione e/o valvola di sfogo.
Molte di queste società inoltre sono state costrette a fallire per via delle spese per sostenere le misure restrittive di igiene e prevenzione per poter continuare a giocare, il che ha creato danni ingenti in tutte le categorie. Tante realtà decennali hanno dovuto chiudere definitivamente e sono sparite senza più la possibilità di una futura ripresa.
Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho iniziato a giocare a pallacanestro dall’età di 5 anni spinto dai miei genitori che mi hanno accompagnato in tutti e 20 gli anni trascorsi a braccetto di questo fantastico sport.
A 25 anni posso dire che praticamente è stata una vita all’insegna del Basket, il che mi ha dato la possibilità di crescere molto più velocemente a livello mentale e sociale. L’ispirazione ai grandi campioni è venuta dopo una prima fase di maturazione che mi ha consentito appunto di vedere ai più grandi campioni non solo per la spettacolarità delle loro gesta ma anche per la dedizione al lavoro.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La mente è la parte più importante per un uno sportivo, nel basket poi fa ancora di più la differenza. Più è forte un giocatore, più forza di volontà ha avuto negli anni e più ne ha, più migliorerà nel tempo. La volontà è la cosa che realmente ci consente di superare i limiti che pensiamo di avere.
Con un aggettivo: ESSENZIALE.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi che si avvicinano al basket direi di non arrendersi alle prime difficoltà e di perdurare nel loro intento, che deve essere per primo quello di crescere e imparare nuove esperienze, le quali andranno a comporre il loro futuro bagaglio culturale.
Inoltre una raccomandazione fondamentale che dovrebbe essere insegnata sin da piccoli: il basket è uno sport di squadra, non si vince da soli ma insieme.